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Provincia di Arezzo, salta il rendiconto per mancanza del numero legale

Il centrodestra diserta i lavori, allarme dei sindacati: “In gioco la realizzazione di opere pubbliche strategiche”

Si è aggiunto un nuovo significativo capitolo alla situazione di stallo che ormai da molti mesi interessa la Provincia di Arezzo. Il consiglio provinciale non è infatti riuscito ad approvare entro i termini previsti dalla legge il rendiconto di gestione 2024 a causa della mancanza del numero legale, determinato dalla scelta dei consiglieri di centrodestra di disertare i lavori in polemica con il presidente Alessandro Polcri.

La procedura prevede una prima votazione del consiglio provinciale, seguita dal parere non vincolante dell’assemblea dei sindaci e da un secondo pronunciamento del consiglio. Il primo passaggio è stato superato favorevolmente con i voti del centrosinistra e del Patto civico e l’astensione della consigliera di centrodestra Scancariello, la cui presenza in videocollegamento ha garantito il numero legale. Nel corso del breve dibattito, Polcri ha colto l’occasione per sottolineare che “in questo contesto politico in cui il governo di Giorgia Meloni non sta aiutando le province, ma le sta ammazzando, serve che i comuni siano vicini alla Provincia, e spiace vedere che soprattutto da parte della destra aretina non ci sia questa volontà”.

A seguire si è insediata l’assemblea dei sindaci. In quella sede le critiche più dure al presidente Polcri sono arrivate, come di consueto, dal sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli, che nel corso di un colorito intervento ha descritto il collega di Anghiari come “una sciagura” per l’ente, lo ha accusato di trasformismo e gli ha chiesto se fosse intenzionato a dimettersi, domanda su cui l’interessato ha preferito glissare.

Dal fronte del centrosinistra è intervenuta la sindaca di Talla Eleonora Ducci che, pur annunciando un voto favorevole, ha parlato di “mandato compromesso” e della necessità di una riflessione di fronte alla difficoltà di recuperare la funzionalità della Provincia “con le persone che ci sono adesso”.

Al termine della votazione il rendiconto non ha ottenuto il parere favorevole dell’assemblea. I 13 sindaci presenti hanno votato anche per delega per un totale di 30 comuni, esprimendo in totale 21 voti favorevoli (tra cui la maggior parte delle municipalità a guida centrosinistra e anche tutte quelle della Valtiberina), senza però raggiungere la maggioranza degli abitanti. Decisiva è stata in particolare la contrarietà espressa dal comune di Arezzo, il cui voto ha un peso proporzionalmente molto maggiore rispetto agli altri: “Il dibattito di questi minuti, di questi mesi e di questi anni ci ha convinto che serve uno strappo, è indegno per l’ente sottostare a questi toni e a questi modi”, ha detto la vicesindaca del capoluogo Lucia Tanti.

Se questa votazione non era vincolante, era invece giuridicamente indispensabile il secondo pronunciamento del consiglio provinciale, che non ha avuto luogo per il mancato raggiungimento del numero legale.

Quanto accaduto è stato commentato con preoccupazione da Cgil, Cisl, Uil e Csa e dalla rappresentanza sindacale unitaria della Provincia, che in un comunicato congiunto hanno chiesto “a tutte le forze politiche, senza distinzione di appartenenza, di superare lo stallo venutosi a creare e di agire con spirito costruttivo e unitario per ristabilire la piena funzionalità dell’ente”. Per le sigle sindacali, infatti, “è in gioco non solo la realizzazione di opere pubbliche strategiche, ma anche il rispetto dei diritti dei lavoratori e l’efficienza dei servizi resi ai cittadini”.

“Questo stallo – si legge nella nota – si aggiunge alle difficoltà strutturali già in essere a seguito della cosiddetta legge Delrio”, e va a determinare “l’interruzione di importanti interventi infrastrutturali finanziati con fondi PNRR, riguardanti scuole, strade e opere pubbliche, con il rischio concreto di dover restituire le risorse in caso di mancato rispetto delle tempistiche previste per legge; il blocco delle procedure finanziarie interne necessarie per la prosecuzione di appalti e manutenzioni su strade e edifici scolastici, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza di cittadini, studenti e lavoratori; lo stop alle assunzioni di personale già programmate, negando ai giovani del territorio opportunità di lavoro stabile nella pubblica amministrazione e aggravando ulteriormente il carico di lavoro di un organico già ridotto del 40% negli ultimi anni; il blocco degli adempimenti interni legati alla gestione del personale, che da tempo opera in condizioni di crescente difficoltà, a fronte di competenze e obblighi in costante aumento”.

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