Si chiamano Loïc Malle e Michelle Gautier Lacroix e sono due coniugi francesi che dal 1990 risiedono in Valtiberina. Se da oggi l’Alta Valle del Tevere potrà disporre di una fonte in più per studiare e ricostruire le fasi della Guerra Barberina (o di Castro) che si sono combattute in questo territorio lo si deve, essenzialmente, alla loro generosità. È infatti grazie a loro che il manoscritto di Pietro Arrighini dal titolo “Citerna Liberata” è stato acquisito, tramite atto di donazione, dal Comune umbro. Come spiegato dal Sindaco Enea Paladino durante una partecipata cerimonia pubblica, il volume sarà ora trascritto e reso fruibile attraverso digitalizzazione. Ciò consentirà di approfondire un’importante pagina di storia locale che è però fortemente connessa a quella del Seicento italiano e agli equilibri geopolitici di quel tempo.
Andando nello specifico, ad oggi cosa sappiamo delle ripercussioni che provocò la Guerra Barberina in Alta Valle del Tevere? Innanzitutto è doveroso premettere che questo conflitto si originò da attriti tra il duca di Castro Odoardo Farnese e il papa Urbano VIII; dopo alcune reciproche provocazioni, quest’ultimo decise di riconquistare il ducato della Maremma laziale, promuovendo un’offensiva che arrivò a minacciare anche i territori dei Farnese presso Parma. Questo portò a una guerra aperta in cui i ducati di Parma e Modena, la Repubblica di Venezia e il Granducato di Toscana, per contenere l’eventuale espansione dei domini pontifici, presero le difese di Castro. Il conflitto arrivò poi concretamente in Alta Valle del Tevere quando, all’interno di questa contrapposizione, il granduca di Toscana, Ferdinando II, decise di attaccare i borghi umbri di Città della Pieve, Monteleone, Castiglion del Lago e Citerna. Proprio attorno a quest’ultimo insediamento si concentrarono le fasi di guerra più cruente.
Per avere un’idea di cosa successe a Citerna e, più in generale, in Alta Valle del Tevere, si può attingere alla ricostruzione che Angelo Ascani riporta nei suoi scritti di storia locale: da tali testimonianze emerge che nell’estate del 1643 questo territorio fu sconquassato da una violenta contrapposizione tra Granducato e Stato Pontificio che portò i comuni della Valtiberina toscana a scontrarsi apertamente con quelli dell’Altotevere umbro. In particolare dal 26 luglio Citerna subì una serie di ripetuti assedi che però, grazie alla tenacia dei suoi abitanti e al supporto dell’esercito papalino, non riuscirono mai a espugnare la città: di fatto questa riuscì, infatti, a resistere “invitta” per ben otto mesi, ovvero fino alla pace tra il granduca e il papa che fu sottoscritta il 31 marzo del 1644.
Durante il periodo dell’assedio ci furono vari tentativi di assalto, cannoneggiamenti, contrattacchi e azioni militari che coinvolsero anche Monterchi, Anghiari, Sansepolcro, San Giustino e Città di Castello. Al termine delle operazioni belliche i confini, sia localmente che nel più ampio contesto geopolitico della Penisola, tornarono esattamente come erano prima dell’inizio della guerra. A cambiare fu però la qualità della vita dei valtiberini che, oltre a fare i conti con importanti perdite demografiche, sia sul fronte umbro che in quello toscano dovettero affrontare l’acuta crisi economica che le distruzioni avevano causato.
In definitiva, le cronache raccolte da Ascani riempiono al momento circa una ventina di pagine, illustrando gli episodi salienti di questi mesi di conflitto. Il manoscritto donato al Comune di Citerna fornirà dunque l’opportunità di approfondire tutto ciò grazie alle sue 144 pagine di accurata descrizione degli episodi che caratterizzarono le fasi di combattimento e l’assedio dell’abitato Altotiberino. Tutto ciò, pertanto, non potrà che contribuire a restituire un tassello di storia locale che per il momento, nonostante la sua rilevanza, non è ancora stato trattato e restituito in maniera esaustiva.
