La proprosta dei dodici comuni della Toscana centrale
Mai come nelle ultime settimane la discussione sulla ripubblicizzazione del servizio idrico aveva acquisito un simile livello di concretezza. Ciò si deve probabilmente al fatto che nell’area della Conferenza Zonale n. 3, ovvero quella della cosiddetta Toscana centrale, la concessione di Publiacqua è scaduta lo scorso 31 dicembre e di conseguenza, in tempi brevissimi, si dovrà provvedere a individuare un altro gestore. In realtà al momento tutto è fermo, dato che lo scorso novembre alcuni sindaci hanno chiesto di poter effettuare degli approfondimenti prima di procedere con il bando che avrebbe già dovuto portare all’individuazione del nuovo socio privato dell’ente. Da quel momento in poi è quindi nata un’aggregazione in cui si sono ritrovati i primi cittadini di Sesto Fiorentino, Calenzano, Campi Bisenzio, Borgo San Lorenzo, Carmignano, Cantagallo, Castelfranco Piandiscò, Agliana, Rufina, Gambassi Terme, Vaiano e Vicchio.
Al di là degli orientamenti politici – che vanno dal centro-sinistra a formazioni di impostazione più civica, fino addirittura a comprendere un comune di centro-destra (Agliana) – tale gruppo si è preposto l’obiettivo di evitare che un socio privato possa entrare in possesso del 30% delle quote sociali. Questo ha portato lo stesso a lavorare a una concreta strategia di totale ripubblicizzazione del servizio idrico che possa, come spiegato dai promotori, comunque collocarsi “in seno alla nuova multiultility toscana”. Per illustrare questo possibile percorso, lunedì 5 maggio, a Sesto Fiorentino, si è tenuta una conferenza stampa in cui il sindaco di casa, Lorenzo Falchi, assieme agli omologhi degli altri comuni sopra citati, ha spiegato che all’interno della multiutility non sussisterebbe l’obbligo di individuare un socio privato per Publiacqua. Di fatto, qualora ce ne fosse la volontà politica, la componente pubblica potrebbe quindi procedere all’acquisizione delle quote private, ripagando eventualmente tale investimento anche attraverso i dividendi generati (in assenza della parte privata si potrebbe, infatti, cessare di distribuire questi ultimi ai soci).
Il convegno sulla gestione di servizi pubblici e la posizione della Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni
Nella sua concretezza, la proposta dei dodici comuni della Toscana centrale potrebbe quindi essere un modo per riportare la gestione dell’acqua ad essere completamente pubblica. Ma accanto a questo percorso, in uno spazio contiguo ma piuttosto distinto, se ne sta delineando un altro, ovvero quello della Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni, un soggetto che di fatto si presenterà ai cittadini sabato mattina a Firenze, presso il Circolo SMS di Rifredi (via Vittorio Emanuele II n. 303), quando si terrà il convegno “Società in house: per una vera gestione pubblica dei servizi” (i lavori potranno essere seguiti in diretta streaming dalla pagina Facebook del Forum Toscano Movimenti Acqua). Come si evince dal titolo, l’iniziativa – organizzata dagli stessi membri della Rete – sarà incentrata sulle azioni che dovrebbero essere intraprese per arrivare all’obiettivo della ripubblicizzazione. Al fine di affrontare in maniera concreta e circostanziata tale argomento, la discussione sarà scandita dagli interventi di una scaletta di relatori tra cui peraltro figura anche il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi.
Rispetto ai sindaci gli organizzatori del convegno vorrebbero che in Toscana il futuro dell’acqua possa espletarsi attraverso un modello in house che sappia superare quei limiti propri della multiutility, a partire da quelli che anche di fronte a una compagine totalmente pubblica, continuerebbero a mantenere ridotto il peso decisionale degli enti locali. Ciò si deve essenzialmente al fatto che la nuova gestione continuerebbe a essere incorniciata su principi di diritto privatistico e questo potrebbe non garantire il superamento di certi vincoli come quello, ad esempio, di mettere a gara la società a scadenza della concessione, aprendo così al rischio che la stessa possa essere acquisita da altre realtà secondo leggi di mercato.
Sabato mattina sarà dunque l’occasione giusta per dibattere concretamente non soltanto di strategie, ma anche e sopratutto di modelli attraverso i quali realizzare una gestione pubblica dell’acqua e di altri beni comuni. In attesa di questo momento, con l’intento di comprendere preventivamente l’idea di fondo da cui è nata la Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni, è stata raccolta la testimonianza dell’empolese Marco Cardone, ovvero di colui che sabato mattina interverrà a nome di questo nuovo soggetto. “Sabato a Firenze – afferma Cardone – sarà presentato un documento che dimostrerà come l’attuale multiutility non risponde ai principi di equità, sostenibilità e controllo democratico che sono necessari per garantire una gestione veramente pubblica che sia orientata al benessere collettivo. Sarà quindi l’occasione per dimostrare che solo un affidamento in house costruito su basi solide e trasparenti, può concorrere a preservare il bene comune, quindi alla tutela dei cittadini e delle imprese del territorio rispettando la volontà popolare espressa in occasione del referendum del 2011.”
Secondo Cardone il convegno vuole dunque essere l’occasione per invitare a riflettere e creare un’azione condivisa che sappia compiersi seguendo i principi delineati nel documento che è stato elaborato e che sarà condiviso sabato mattina. “L’obiettivo di fondo dell’iniziativa, così come quello della Rete Toscana per la Tutela dei Beni Comuni, è pertanto – ha continuato lo stesso – quello di creare uno spazio di aggregazione attraverso il quale costruire un’alternativa concreta all’attuale multiutility. È infatti giunto il momento di promuovere una nuova visione che, tra l’altro, sappia valorizzare anche il ruolo delle realtà più periferiche e che sappia riportare al centro le comunità. Tutto ciò è possibile, ma potrà essere realizzato soltanto trovando il coraggio di mettere in discussione quanto fino ad oggi è stato elaborato e optando in maniera convinta per un modello di gestione in house.”
Il dibattito sull’acqua pubblica e le ricadute sul territorio aretino
In definitiva e in coda a tale riepilogo, non è difficile realizzare che il dibattito sull’acqua pubblica che in questi giorni sta animando quella parte di Toscana in cui la concessione per la gestione del servizio idrico è già giunta al termine, non potrà che ricadere anche negli altri contesti territoriali della regione. In provincia di Arezzo, dove l’affidamento a Nuove Acque cesserà il 31 maggio 2029, tale discussione non è ancora stata affrontata, ma a prescindere da ciò, quello che si deciderà in queste settimane nell’area fiorentina aprirà un solco che – o in un modo, o nell’altro – sarà lo stesso che (sotto la sempre più probabile egida di una multiutility di rango regionale) in futuro saremo chiamati a percorrere anche noi.
