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Quando diventammo “Vaticanisti per caso”

Ricordi sparsi dell’elezione di Papa Francesco vissuta in Piazza San Pietro da quattro valtiberini

Era il marzo del 2013 e assieme ad altri tre amici valtiberini (Giacomo Benedetti, Damiano Lanzi e Davide Meazzini) decidemmo di andare a vivere in prima linea il Conclave successivo alle dimissioni di Papa Benedetto XVI. Nessuno di noi era ed è fervente cattolico, ma forse eravamo tutti e quattro attenti alle dinamiche vaticane più di diversi frequentatori di chiese.

Personalmente ero al mio secondo Conclave, dato che avevo assistito in Piazza San Pietro anche all’elezione di Ratzinger nel 2005. Non avendo un età compatibile con i due Conclavi del 1978, quello del 2005 era per me la possibilità di vedere con i miei occhi quello che potevo aver osservato solo in filmati d’epoca o ricostruzioni cinematografiche.

Nel 2013 avevo una consapevolezza diversa e andai non come curioso ma come interessato ad ascoltare gli umori della piazza e dei vaticanisti veri che si aggiravano attorno alle Mura Leonine. Ci definimmo “Vaticanisti per caso” e mescolati ai giornalisti facevamo collegamenti con Errevutì e con altre testate del territorio toscano e umbro. Non mancavamo di allietare i presenti con concerti improvvisati a tema cattolico e non, grazie alla presenza nel nostro quartetto di due polistrumentisti. Con noi una singolare mascotte, un Čeburaška sovietico addobbato con nastri gialli e bianchi che suscitò interesse da parte dei corrispondenti delle tv dell’est Europa.

Con Čeburaška
Con Čeburaška

La nostra particolarità e in parte una competenza superiore a quella di alcuni dei giornalisti presenti diede nell’occhio, al punto che diventammo opinionisti fissi di una televisione giapponese. Ogni due o tre ore il corrispondente nipponico preparava la diretta chiedendo a noi quali argomenti affrontare e intervistandoci come esperti delle dinamiche vaticane. Čeburaška faceva il resto e non mancarono le nostre apparizioni sulle tv russe, ucraine e perfino uzbeke.

Al secondo giorno di Conclave arrivò la fumata bianca e da quel momento non fummo più mollati dai giapponesi, convinti che saremmo stati indispensabili per capire quello che sarebbe successo nei minuti e nelle ore successive. Forti dei ricordi del Conclave 2005, che vide Bergoglio ricevere un numero di voti secondo solo a Papa Ratzinger, non fu difficile al momento dell’“Habemus Papam” capire che il prescelto dal Collegio Cardinalizio, supportato dallo Spirito Santo, era proprio l’argentino venuto dalla fine del mondo.

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Prove musicali

Al nostro “è Bergoglio!” scoppiarono in lacrime dei sacerdoti argentini vicini a noi nella piazza, che dopo alcuni secondi ci chiesero conferma se ne fossimo davvero sicuri. Alcune decine di minuti e Francesco si affacciò dal loggiato e la nostra previsione fu confermata.

Sotto qualche goccia di pioggia assistemmo a gesti e parole rivoluzionarie da parte del neoeletto che seppe entrare immediatamente nel cuore di molti fedeli, ma anche di molte persone non vicine alla Chiesa. Anche sul tema dei cambiamenti visibili fin dal primo momento continuò il nostro ruolo di opinionisti nella tv nipponica. Rividi Papa Francesco nel 2018 quando accompagnai, come rappresentante del Comune di Sansepolcro, gli ospiti di Casa di Rosa a una udienza del mercoledì con il Santo Padre. In quella occasione ebbi modo di consegnare al Papa dei doni provenienti da Sansepolcro.

A distanza di dodici anni da quella incredibile giornata mi sento di dire che i tentativi di riforma della Chiesa Cattolica da parte di Papa Francesco sono andati solo in parte a buon fine. Le resistenze sono state troppo forti e il passare degli anni ha visto un calo della spinta riformista proporzionale anche al peggioramento delle condizioni di salute del Pontefice.

Non ha sicuramente aiutato la compresenza di quasi dieci anni del predecessore Benedetto XVI non tanto per azioni dirette dell’ex regnante, ma per il fatto che il pastore tedesco è divenuto punto di riferimento di quella parte di chiesa più conservatrice e meno predisposta ai tentativi di riforma di Francesco. In ogni caso il cammino del Papa sudamericano non si è concluso con la sua morte. La richiesta di funerali e sepolture più umili sono un filo conduttore che si lega a quella croce d’argento, e non d’oro, che indossava la sera del 13 marzo 2013. Il Collegio dei Cardinali elettori plasmato per quattro quinti su nomine di Francesco sceglierà il suo successore e tra circa due settimane capiremo se sarà un Pontefice destinato a portare avanti il percorso riformista o un ritorno ad un cammino più tradizionalista.

Noi, per quanto ci riguarda, valuteremo se tornare a Roma tra il 5 e il 10 maggio per vivere in prima persona un’altra pagina di storia.

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