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Pieve Santo Stefano, gli 80 anni dalla distruzione e liberazione del paese

Iniziative da sabato 17 agosto fino a domenica 1º settembre. Molte furono le vittime in un paese che era caposaldo della “linea Gotica”

Le rovine di Pieve Santo Stefano

Un paese praticamente distrutto, un cumulo di macerie con persone morte e soltanto un ricordo di quella che era la sua bellezza originaria. Questo era Pieve Santo Stefano nell’agosto del 1944: prendiamo come riferimento il giorno 23, quello della liberazione, ma nel quale del paese erano rimasti in piedi soltanto la chiesa della Collegiata; il Palazzo Pretorio, sede del Comune e l’Arco di Tasano, fra la piazza principale e via Roma. Il resto era un cumulo di macerie: nulla era rimasto di quella realtà che esattamente 60 anni fa (la pubblicazione è infatti del 1964) il suo figlio più illustre, Amintore Fanfani, aveva descritto nel libro “Una Pieve in Italia”. Una Pieve nata come Suppetia e già esistente in epoca romana: una chicca in assoluto che i tedeschi avevano quasi per intero cancellato. E anche Pieve Santo Stefano, che nel 1957 ha ottenuto la Croce di Guerra al valor militare, si prepara a ricordare gli 80 anni di distanza da quei tragici fatti con una serie di iniziative e appuntamenti dei quali forniremo sotto il programma dettagliato.

Come già sottolineato, nell’agosto del 1944 Pieve Santo Stefano subì la distruzione quasi completa del Paese e la deportazione di tutti gli abitanti verso nord, ma soprattutto sopportò innumerevoli vittime sia oggetto di efferate uccisioni in diverse parti del suo territorio, sia sotto i bombardamenti a causa delle centinaia di mine dislocate dai nazisti che hanno causato oltre 120 vittime, di cui moltissime anche a lunga distanza dalla fine della guerra. Una sofferenza indicibile, uno stillicidio di dolore senza senso causato dalle truppe naziste in ritirata. Pieve era purtroppo uno dei capisaldi della famosa “linea Gotica” che, nelle intenzioni del generale Albert Kesserling – capo delle forze armate tedesche in Italia – avrebbe dovuto bloccare l’avanzata degli alleati verso nord. Il paese distrutto faceva parte del piano, ovvero fare “terra bruciata” del territorio: un enorme cumulo di macerie senza soluzione di continuità, costellato da eccidi, fucilazioni e atti efferati. Un piano poi del tutto inutile, vanificato dall’avanzata angloamericana lungo le coste, che in pratica bypassò la linea gotica nell’inverno fra il 1944 e il 1945 e costrinse i tedeschi alla ritirata che si trasformò rapidamente in rotta.

A dimostrazione delle sofferenze patite dalla popolazione locale, nel 1957 il Comune di Pieve Santo Stefano è stato insignito della “Croce di Guerra al Valor Militare” con la seguente motivazione: «Durante la guerra di liberazione sopportò, con la fiera tenacia della sua gente, persecuzioni, deportazioni ed intense offese aeree e terrestri che causarono numerose perdite tra la popolazione e gravi dolorose distruzioni. Tanto sacrificio, serenamente affrontato con indefettibile dedizione alla propria terra, contribuì ad esaltare e a rinsaldare la fede nei destini della Patria. Pieve Santo Stefano – Val Tiberina, luglio – agosto 1944.» A 80 anni da questa immane distruzione, Pieve Santo Stefano ha organizzato numerose manifestazioni ed eventi per non dimenticare, per raccontare alle nuove generazioni del male che l’uomo può causare e perchè ciò non possa accadere mai più.

Il programma vedrà il suo inizio nella mattinata di sabato 17 agosto alle ore 9.30 con l’apertura della mostra fotografica nel Palazzo Pretorio di Pieve, organizzata dal Centro Studi Storici e ricerche archeologiche di Pieve Santo Stefano, alla presenza delle tante autorità invitate. La mostra rimarrà aperta fino al 1° settembre. Alle 17.30 sempre di sabato 17, incontro al teatro comunale “Giovanni Papini”, con relatori l’ingegner Augusto Agostini sul tema della “linea Gotica” e il dottor Giuliano Marcuccini, che interverrà sui profughi pievani a Bagno di Romagna. Il giorno successivo, domenica 18 alle ore 21, alle Logge del Grano il dottor Biagio Valenti parlerà di “civiltà rurale dall’autarchia alla fine di un’epoca”, mentre la dottoressa Maria Elena Fanfani interverrà sul tema del lavoro femminile. Venerdì 23 agosto, dalle ore 9, giunta e consiglio comunale, con in testa il sindaco Claudio Marcelli si recheranno sui luoghi degli eccidi nazisti di quella tragica estate del ‘44 per deporvi mazzi di fiori. Sabato 24 agosto alle ore 17.30, di nuovo teatro comunale Papini, il dottor Andrea Bertocci presenterà “Pieve 1944, la guerra, i suoi sistemi, le violenze contro i civili”. Domenica 25, alle ore 21, sotto le Logge del Grano, lo storico tifernate Alvaro Tacchini parlerà del “passaggio del fronte a Pieve Santo Stefano”.

Salto di una settimana fino a sabato 31 agosto con la mostra fotografica a Palazzo Pretorio sul tema: “i testimoni del tempo di guerra, fotografie dei pievani di venti anni fa”, curata da Luigi Burroni dell’Archivio Diaristico Nazionale. Sempre sabato 31, Stefano Leandro, della commissione di lettura del Premio Pieve interverrà sul tema “zone di guerra, geografia di sangue”; a seguire, concluderà la serie di appuntamenti Natalia Cangi, direttrice dell’Archivio Diaristico Nazionale sul tema “esperienze di un nuovo progetto”. Tutto il programma è stato coordinato dal centro studi storici e ricerche archeologiche della presidentessa Fioralba Errera, coadiuvata dal Comune assieme a numerose realtà culturali di Pieve Santo Stefano: Archivio Diaristico Nazionale, Pro Loco, Archivio fotografico “Lidio Livi”, Biblioteca Pannilunghi-Fontana, Centro della Civiltà Contadina “Dina Dini”, Filarmonica “Ermanno Brazzini”, sezione Anpi Sansepolcro e M&F Merletto di Maria Elena Fanfani.

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