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L’omaggio perenne di Anghiari a Roberto Procelli

Il 2 agosto 1980 la strage alla stazione ferroviaria di Bologna: il 21enne di San Leo, che svolgeva il servizio di leva, prima vittima identificata. Concerto in piazza del Popolo

Roberto Procelli

Anghiari si prepara anche quest’anno a ricordare Roberto Procelli, una delle 85 vittime della strage alla stazione ferroviaria di Bologna. E lo fa puntualmente ogni anno, dimostrando come questo sfortunato ragazzo di San Leo – colpevole solo di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato – sia rimasto sempre nel cuore dei suoi compaesani.

Il tempo passa inesorabile, ma il ricordo di Roberto è sempre vivo e anche stavolta, nella serata del 2 agosto, verrà dedicato a lui il concerto sul palco di piazza del Popolo, dove si esibirà per l’occasione Pietro Adragna, fisarmonicista di altissimo livello, che è stato addirittura quattro volte campione del mondo. L’appuntamento è per le 21: prima del concerto, verrà consegnato il premio a lui intitolato e riservato agli studenti delle medie inferiori e superiori che si sono diplomati col massimo dei voti. L’omaggio a Procelli è uno dei tanti modi per tenere ancora viva l’attenzione su uno dei casi di cronaca più spinosi in assoluto, di quelli che restano a lungo un mistero prima che il puzzle della verità cominci a essere rimesso in piedi, anche se a distanza di qualche decennio. Basta guardare i precedenti dello stesso genere.

Il servizio militare, poi il normale percorso della vita

Quella del 2 agosto 1980 è e resterà una fra le date più brutte della storia d’Italia. Sei anni dopo la strage dell’Italicus, all’uscita della lunga galleria vicina alla stazione di San Benedetto Val di Sambro, un’altra tragedia si consuma alla stazione ferroviaria di Bologna. Alle 10.25 di quel sabato mattina di 44 anni fa, che fa già pregustare in molti il sapore delle ferie estive, un boato micidiale squarcia l’ala di sinistra dell’edificio della stazione su piazza Medaglie d’Oro, facendo saltare in aria sala d’aspetto di seconda classe, ristorante e uffici del primo piano, ma i detriti si scagliano anche contro un treno fermo sui binari, che aveva accumulato un’ora di ritardo.

La prima salma identificata è proprio Roberto Procelli: il corpo senza vita del 21enne soldato di Anghiari viene ritrovato nella piazza della stazione, vicino a una cabina telefonica. Sta per telefonare a casa: con la licenza in tasca, avrebbe trascorso il fine settimana assieme ai familiari e alla fidanzata, ma il tremendo destino in agguato glielo nega, togliendolo di scena nel momento più bello della vita, quello in cui cominci a costruirla: la gioventù, il posto di lavoro sicuro – una volta terminato il servizio di leva – e poi l’umano desiderio di costruirsi una famiglia. Pochi giorni prima aveva festeggiato il compleanno: era infatti nato il 28 luglio 1959 ad Anghiari, poi il padre Rinaldo e la madre Ilda erano emigrati per motivi di lavoro a Zurigo, dove Roberto (figlio unico) aveva frequentato le scuole medie, ma era cresciuto anche con la nonna Anita, che si era occupata di lui quando i genitori erano in Svizzera.

Vi si erano trasferiti subito dopo le nozze: il padre ha fatto il minatore, l’operaio in fabbrica e poi l’autotrasportatore, dopo il ritorno in Italia. Per stare insieme a Roberto, Rinaldo e Ilda avevano deciso di tornare in Italia dopo tanti anni di lavoro; a San Leo di Anghiari (frazione anghiarese alla quale Roberto era legatissimo, tanto da rientrarvi per iscriversi alla scuola superiore), avevano costruito la casa con assieme due ettari di terreno adibito alla coltivazione del tabacco, coltura alla quale il padre si era dedicato dopo le conseguenze riportate in un grave incidente, che gli aveva impedito di continuare a fare il camionista. Roberto aiuta il padre sia nell’attività più propriamente tale (coltivazione e cernita delle foglie), sia nella tenuta della contabilità: si è da poco diplomato ragioniere al tecnico commerciale e sta seguendo un corso per programmatore elettronico.

Al momento della partenza per il servizio militare, è impiegato contabile in una concessionaria di Anghiari. Il calcio come hobby a livello amatoriale assieme agli amici del bar di San Leo e poi… Stefania, la ragazza con la quale si fidanza poco prima di partire per la leva obbligatoria, che ha continuato a portare i fiori sulla sua tomba. È il 13 maggio 1980, ossia due mesi e mezzo prima della sua tragica fine, quando Roberto parte per il Car ad Ascoli Piceno e dopo il giuramento viene assegnato al battaglione di artiglieria leggera a Bologna, la città che segnerà in negativo il suo destino.

La fine in una cabina telefonica

Quella mattina del 2 agosto, Roberto si precipita in una delle cabine telefoniche poste in piazza delle Medaglie d’Oro (la piazza della stazione) per avvisare la famiglia sugli orari del suo ritorno ma, a quanto risulta, lui non avrebbe fatto in tempo ad alzare la cornetta per chiamare i genitori: alle 10.25 salta tutto in aria. La piastrina che Roberto porta al petto permette la sua identificazione, che è la prima in ordine di tempo per ciò che riguarda i morti.

Da 44 anni, la salma di Roberto Procelli riposa nel piccolo cimitero di San Leo lungo la strada per Fighille di Citerna: il giorno del funerale, una bandiera donata dal colonnello del Reggimento nel quale era di stanza aveva ricoperto la sua bara. Anche il padre Rinaldo e la mamma Ilda, morta dieci anni fa, non ci sono più: tutti e tre sono sepolti vicini nel cimitero di San Leo. Dei parenti diretti è rimasto un cugino e nel cuore degli anghiaresi Roberto non è mai morto: davvero lodevole il fatto che i suoi compaesani non si siano mai dimenticati di lui ogni 2 agosto. Come avverrà anche stavolta. 

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