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“Il gioco d’azzardo piaga nazionale con la complicità delle istituzioni”, ha detto il professor Vincenzo Mauro

Una deriva da arginare al più presto, tanto più che si tratta di un fenomeno sommerso: così ha parlato agli studenti delle medie superiori di Sansepolcro

Una spirale negativa al 100%, che in Italia trova esca anche nel comportamento delle istituzioni che dovrebbero proteggerci. Degli effetti della ludopatia – ma meglio sarebbe chiamarla “azzardopatia”, visto che i pericoli sono legati al gioco d’azzardo – ha parlato venerdì 14 marzo all’auditorium della scuola primaria “Collodi” il professor Vincenzo Mauro, docente di statistica all’Università di Macerata. Un volto noto, quello del professor Mauro, sia per la sua presenza nei social che per le sue apparizioni televisive a “Striscia la Notizia” su Canale 5.

Per parlare ai ragazzi delle medie superiori, il professore ha adoperato un linguaggio più vicino a quello dei giovani, al fine di veicolare il messaggio nella maniera migliore. Al di là dei motivi specifici che possono portare la singola persona a giocare in maniera compulsiva (qualche delusione, una situazione economica non favorevole, ma anche la fame di soldi), l’indice è stato puntato su stampa e governi, che arrivano a minacciare il nostro futuro perché legati troppo a meccanismi che generano miliardi di euro di introiti.

Alla base di tutto c’è quindi una sostanziale ipocrisia, ed è persino strano che la sensibilizzazione arrivi dai privati via social, come nel caso del professor Mauro, che ha snocciolato qualche dato sul gioco d’azzardo in Italia: due persone su tre lo hanno praticato nell’ultimo anno, oltre un milione di persone ha problemi di ludopatia, ma soltanto 120mila di esse sono in cura, a dimostrazione di un fenomeno ancora molto sommerso e quindi oltremodo preoccupante. I pazienti in trattamento sono soltanto la punta dell’iceberg. La spesa media annuale di ogni italiano per il gioco d’azzardo è di oltre 2300 euro, ragion per cui – essendo comunque la larga maggioranza degli italiani non giocatori – significa che chi punta lo fa in misura elevata e tante sono le persone che si ritrovano con la vita già rovinata.

Il professor Mauro ha citato l’esempio di un ragazzo che, per ripianare i debiti provocati da un mese e mezzo di pazzia al gioco, ha dovuto stipulare un mutuo trentennale e sta lavorando da mattina a sera ogni giorno. Quella da gioco d’azzardo è una dipendenza né più e né meno che come le altre: droga, alcool, fumo e mondo social. “Tante le persone che mi danno supporto e mi scrivono – ha poi dichiarato il docente – alcune delle quali mi dicono di aver seguito i miei consigli. Credo che se riusciamo ad aiutare anche un solo individuo abbiamo già fatto molto. La prevenzione è la cosa migliore, con un distinguo: il tipo di lavoro che svolgo io, basato su matematica e statistica, può essere efficace quando la patologia è ancora agli inizi e uno crede ancora di poter vincere. Quando però il paziente è a uno stato avanzato, i numeri non servono più: occorrono uno psicoterapeuta o persone professioniste in materia. Ecco perché sulla fascia giovanile si può e si deve intervenire al momento giusto”.

Due parole da parte sua, infine, anche sui giochi televisivi che vanno in onda nei canali Rai più seguiti, che richiamano molto ai meccanismi dell’azzardo: “Dobbiamo ammettere – ha detto – che anche la tv di Stato veicola messaggi che non sono dei migliori, perché si parla di soldi, probabilità, caso e fortuna. E questo avviene tutti i giorni in prima serata sulla rete nazionale, dove sarebbe preferibile, invece, qualche altro genere di trasmissioni”. Un ultimo richiamo alla cultura prevalente oggi, che finisce con il condizionare persino l’educazione impartita dalle famiglie: c’è una smodata importanza data ai soldi e alla condizione economica, che sono diventate l’unità di misura principale, per cui si ammira chi va in vacanza a Dubai o esibisce la borsa di marca e non chi è dotato magari di un eccellente bagaglio culturale.

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