La situazione è diventata insostenibile e si trascina oramai da anni: bocconi avvelenati sparsi in varie zone e cani che continuano a morire. Per non parlare dei gatti, che da tempo non si vedrebbero più, ma il discorso vale anche per volpi, tassi e persino lupi. Il territorio di Caprese Michelangelo – lo dicono i fatti più volte riportati anche sulla stampa nazionale – sta attraversando una fase particolarmente drammatica, specie nelle zone di Trecciano, Fragaiolo, Vestebbia e più in generale sul versante che dalla frazione di Lama arriva fino al confine con il Comune di Chiusi della Verna. Si tratta di aree favorevoli per la cerca del tartufo e anche per la caccia a cinghiali, lepri e beccacce. Il problema è che a rimetterci le penne, spesso, sono anche gli animali da compagnia.
Anche negli ultimi tempi vi sono stati diversi decessi e qualche cane è stato salvato in extremis, dal momento che è stato costretto a espellere il boccone avvelenato. La brutta abitudine non si ferma, né viene puntato l’indice su persone o categorie, anche se i tempi alimentano sospetti, nel senso che il triste fenomeno sembra manifestarsi con regolarità in specifici periodi dell’anno. Vi sono famiglie che nel corso di questi anni si sono viste portare via più cani e sempre per lo stesso motivo, per cui adesso alzano la voce per dire basta, rivolgendosi alle pubbliche istituzioni perché facciano qualcosa.
Il sindaco Marida Brogialdi, da circa due anni alla guida del Comune capresano e interpellata sull’argomento, ha detto che l’amministrazione è sempre intervenuta: “Come da procedura – precisa – in ogni punto nel quale è stata accertata la presenza di queste esche noi andiamo a tabellare informando la popolazione e istituendo i divieti di caccia e di raccolta. Certamente, è un modo che serve soltanto per arginare il tutto: gli avvelenamenti continuano e ancora non siamo riusciti a porre fine a questo deprecabile comportamento”.
Anche la Usl viene messa al corrente del singolo episodio: in passato sono giunti sul posto i carabinieri del Nucleo Antiveleno, ma nonostante i tentativi di deterrenza l’emergenza va avanti. Tornando indietro, tanto per citare uno fra i precedenti più significativi, risale al 2017 il ritrovamento di ben sei cani senza vita all’interno del recinto dei proprietari, sugli otto in totale che aveva un’azienda agricola di prodotti caseari; esemplari di pastori maremmani addetti alla guardia dei greggi. E di tanto in tanto il ritornello si ripete; ora, la popolazione del luogo è arrivata all’esasperazione.