L’indagine di Greenpeace “Acqua senza veleni” sta sollevando un dibattito su scala nazionale: il report diffuso ieri ha evidenziato la presenza di PFAS nel 79% dei campioni d’acqua potabile raccolti in tutte le regioni italiane, con livelli elevati registrati in alcune aree specifiche. Tra i contaminanti analizzati, figurano 58 molecole, comprese quelle ultracorte, spesso trascurate nelle verifiche ufficiali. Greenpeace denuncia una gestione lacunosa delle informazioni, reclamando maggiore trasparenza e normative più rigide per proteggere la salute pubblica.
Per quanto riguarda i riflessi di questa inchiesta nazionale sul nostro territorio, in un precedente articolo abbiamo già evidenziato come Arezzo risulti una delle città più colpite, con concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile pari a 104,3 ng/l, secondo Greenpeace. Come noto, l’acqua “contaminata” proverrebbe dalla diga di Montedoglio, andando di fatto a creare ulteriori implicazioni con la Valtiberina toscana e l’Altotevere umbro.
La questione ha innescato un acceso dibattito, e non sono mancate le reazioni anche da parte degli enti e delle società coinvolte nella gestione della risorsa idrica. Dopo la dura replica di Nuove Acque, gestore del servizio idrico sul versante aretino, la società omologa Umbra Acque ha emesso oggi pomeriggio un comunicato stampa per rassicurare gli utenti della regione Umbria, dichiarando che le analisi condotte dall’ARPA non hanno mai rilevato la presenza di PFAS nell’acqua potabile del territorio gestito. La società ha precisato che, dal 2018, i controlli svolti – con metodi certificati e oltre 6.500 analisi annuali – garantiscono la qualità e sicurezza dell’acqua.
In risposta ai campioni prelevati da Greenpeace presso una fontanella pubblica di Perugia, Umbra Acque ha effettuato ulteriori controlli, che non hanno confermato la presenza di PFAS. La società invita quindi la popolazione a continuare a utilizzare l’acqua del rubinetto, ribadendo che è sicura e di alta qualità, e a consultare periodicamente il portale https://www.lacquachebevo.it/, dove vengono pubblicati i risultati delle analisi condotte regolarmente da ARPA e ASL.