Lo scontro frontale fra Emilia Romagna e Toscana (e fra esponenti dello stesso schieramento e partito politico) sulla questione dell’impianto eolico “Badia del Vento” è ora “ufficiale” a tutti gli effetti, con la lettera che il presidente Michele De Pascale e l’assessore all’ambiente Irene Priolo hanno inviato ai rispettivi diretti colleghi toscani, Eugenio Giani e Monia Monni. Mancano soltanto poche ore al riaggiornamento della conferenza dei servizi in programma per domani, 30 aprile, ma la Toscana (che ha in questo caso la competenza) è propensa per concedere l’ok all’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda, seppure con le inevitabili ripercussioni dal punto di vista dell’impatto ambientale anche sul versante emiliano-romagnolo.
Non a caso, le due Regioni hanno di recente siglato un accordo di collaborazione che riguarda in particolare proprio le aree di confine. L’invito di De Pascale e Priolo è chiaro: sospendere al momento ogni autorizzazione per rivalutare il tutto e cercare una soluzione che sia condivisa. Giani è pertanto sollecitato a un intervento, dal momento che il progetto è oggetto di procedura di provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) da parte della Regione che lui governa.
“Su questo impianto, la Regione Emilia-Romagna ha espresso più volte il proprio parere negativo – ricordano De Pascale e Priolo – legato al forte impatto che tale opera avrà in un territorio particolarmente tutelato per la sua importanza paesaggistica e il suo valore ambientale. Come dimostrato anche dalla presenza di diversi ed estesi Siti Natura 2000 nel territorio regionale dell’Emilia-Romagna, della Toscana e delle Marche: parco interregionale Sasso di Simone e Simoncello; versanti occidentali e settentrionali del monte Carpegna, torrente Messa, poggio di Miratoio; monti Sasso di Simone e Simoncello; boschi del Carpegna; Sasso di Simone e Simoncello; Balze di Verghereto, monte Fumaiolo e ripa della Moia. Il territorio in esame – sottolineano – svolge un’importante funzione di connessione ecologica, utile al contrasto alla frammentazione degli habitat e di tutela della biodiversità. Nonostante gli approfondimenti effettuati, il progetto ora in esame non supera le criticità in merito alla idoneità delle aree (il progetto non risulta ricadere in aree idonee, stando ai dettami di legge, in quanto nella fascia di tre chilometri dall’impianto sono presenti beni sottoposti a tutela ai sensi della parte seconda del decreto legislativo numero 42/2004) e non è coerente con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr) e con la delibera dell’assemblea legislativa numero 51/2011 della Regione Emilia-Romagna”.
Si specifica poi che permangono tutti i potenziali effetti negativi e significativi del progetto sulle componenti ambientali, quali in particolare: il paesaggio, con una significativa e grave interferenza con il profilo del crinale, dei coni visuali e dei punti di vista; l’avifauna e chirotterofauna e la compatibilità geologica e geomorfologica, rispetto alle quali non sono individuate e individuabili adeguate forme di compensazione e mitigazione. La stessa previsione di limitazione del funzionamento dell’impianto anche per lunghi periodi, al fine di cercare di ridurre gli impatti con l’avifauna e la chirotterofauna, evidenzia delle criticità anche in tema di producibilità di energia, limitando quindi l’interesse energetico di tale impianto.
“Sollecitiamo nuovamente la necessità di rivedere complessivamente la collocazione e configurazione di tali impianti, ribadendo l’assoluta necessità di trovare una condivisa via sostenibile che sappia coniugare la necessaria transizione energetica con la tutela del territorio e del paesaggio”, concludono il presidente De Pascale e l’assessore Priolo.