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Eolico: conferenza dei servizi su “Badia del Vento” rinviata al 14 maggio

Così ha deciso la Regione Toscana, pur considerando “non del tutto fondata” la richiesta dell’Ente Parco del Sasso di Simone e Simoncello. Il sindaco di Casteldelci replica a Ceccarelli. Legambiente dice “sì” alle pale

È stata rinviata a mercoledì 14 maggio, con inizio alle 10, la quarta riunione della conferenza dei servizi sul progetto eolico “Badia del Vento”, che prevede l’installazione di sette aerogeneratori alti 180 metri nel territorio di Badia Tedalda ma con impatto paesaggistico anche sui versanti romagnolo e marchigiano dell’Appennino.

L’aggiornamento in programma il 30 aprile era finalizzato alla partecipazione ai lavori anche del Comune di Carpegna e dell’Ente Parco Sasso di Simone e Simoncello, che aveva chiesto una proroga di 30 giorni per un’attenta analisi della documentazione e degli elaborati pubblicati sul sito della Regione Toscana. La quale a sua volta fa notare come la Regione Emilia Romagna abbia sempre allegato nei propri pareri anche la posizione dell’Ente Parco, per cui la richiesta di aggiornamento dei lavori da parte di quest’ultima realtà è stata considerata non del tutto fondata.

“Ciononostante – si legge nella nota della direzione tutela dell’ambiente ed energia della Regione Toscana – in considerazione della decisione assunta dalla conferenza di sospendere i propri lavori anche al fine di consentire il confronto con la presenza del rappresentante dell’Ente Parco, si ritiene necessario contemperare le esigenze manifeste dello stesso ente per una eventuale revisione o conferma di quanto da esso già espresso”, quindi la quarta riunione in videoconferenza è slittata al 14 maggio.

Gnassi: “Il principio del nimby (non nel mio giardino) adottato dalla Toscana è fin troppo comodo”

Intanto, il clima surriscaldato sull’argomento non si placa, specie sul versante romagnolo, dove il deputato Andrea Gnassi del Pd (ex sindaco di Rimini) non vuol credere a un conflitto politico-istituzionale fra le due Regioni per la responsabilità oggettiva di qualcuno, tantopiù che Emilia Romagna e Toscana hanno firmato un fresco protocollo sulle aree di confine finalizzato a una collaborazione reciproca proprio su temi quali ambiente, natura, turismo lento, comunità locali e produzione di energia.

E l’eolico è uno di quei casi classici: “Non si può credere che la Toscana adotti il principio del nimby (non nel mio giardino), ha detto l’onorevole Gnassi, snocciolando i pareri negativi espressi dalle Regioni Emilia Romagna e Marche, dalle Province di Rimini e Pesaro Urbino, dall’Unioni dei Comuni e dalle Soprintendenze, compresa quella della Toscana.

“Non si può violare l’articolo 9 della Costituzione che tutela il paesaggio, né i principi di leale collaborazione tra enti sempre sancito dalla Costituzione; queste aree non sono idonee ai mega-impianti”, ha ribadito Gnassi, che indica come unica soluzione quella del tavolo tecnico congiunto e dell’accelerazione sulla transizione energetica, rispettandosi e pianificando.

“Emilia Romagna e Toscana, sulle aree di confine – ha concluso – possono e debbono farlo. Surreale sarebbe, peraltro tra due regioni amministrate da due presidenti dello stesso partito, arrivare a un confronto in sedi non istituzionali né politiche, persino giudiziarie”.

Tonielli replica a Ceccarelli sui “benefit”

A Casteldelci, il sindaco Fabiano Tonielli e il medico di base, dottor Luigi Cappella (ex sindaco), replicano alle recenti dichiarazioni del consigliere regionale toscano Vincenzo Ceccarelli, facendogli notare come sia facile predicare l’energia pulita con mega impianti eolici lontano dalla Maremma o dal suo Casentino per prediligere i territori di confine, così gli impatti paesaggistici vengono scontati dai territori limitrofi.

Relativamente all’assenza di benefit per i Comuni della Romagna, ai quali Ceccarelli aveva accennato, Tonielli e Cappella ricordano che la ditta proponente li aveva previsti anche per Casteldelci, che però si è rifiutata, in quanto il rispetto per i territori e per le comunità sono valori che non si vendono e non si acquistano. In secondo luogo, nell’affermazione di Ceccarelli sulla realizzazione al massimo di due-tre impianti, sindaco ed ex sindaco del piccolo Comune romagnolo vedono la volontà di procedere anche con l’altro progetto, quello denominato “Poggio Tre Vescovi”, anch’esso spostato verso la Romagna. “Questo significa non conoscere le lezioni fondamentali del rispetto reciproco e della convivenza senza prevaricazioni – deducono – nonostante una fede politica che professa tutt’altro. Un comportamento aberrante che non è passato e che non passerà inosservato”.

Fabiano Tonielli e Luigi Cappella vogliono infine rinnovare l’invito al Ceccarelli di recarsi tutti insieme con un trattore sul monte Loggio, l’area che vedrebbe l’installazione del maxi impianto eolico “Badia del Vento”. Invito valido anche per i presidenti Michele De Pascale della Regione Emilia Romagna ed Eugenio Giani della Toscana. “Potrebbe essere un primo passo per ricomporre una brutta frattura”, hanno concluso.

Legambiente delle due regioni unita: “Sì alle pale”

“L’eolico a Badia Tedalda in zona Valmarecchia, a cavallo tra la provincia di Arezzo e quella di Rimini, va fatto e i veti dell’Emilia Romagna sul progetto della Toscana devono essere superati”. Lo dicono i comitati regionali di Emilia Romagna e Toscana di Legambiente, che hanno scritto alle Regioni per chiedere un incontro chiarificatore, vista la contrarietà emiliano-romagnola sul progetto.

“Le fonti rinnovabili sono strumento essenziale per mitigare gli effetti di una crisi climatica che ha già colpito pesantemente i nostri territori”, insiste l’associazione ambientalista, chiedendo di “sbloccare al più presto la situazione con leggi coraggiose e piani lungimiranti per arrivare a emissioni zero, non ostacoli agli impianti a fonti rinnovabili”.

La richiesta dell’Emilia Romagna alla Toscana di sospendere l’iter di approvazione del provvedimento autorizzatorio per l’impianto “Badia del Vento” suona a dir poco “stonata” in uno scenario “drammatico sia per quanto riguarda gli approvvigionamenti energetici nazionali, sia per gli impatti della crisi climatica sui nostri territori”, rimarca. Le due regioni sono “tra le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico negli ultimi anni”, fanno notare gli ambientalisti ricordando le alluvioni e gli episodi di forte maltempo.

Insomma, “non mancano le motivazioni a sostegno del processo di transizione ecologica nei nostri territori, una transizione che trova il suo fulcro nella conversione del sistema energetico verso un modello con minori consumi, azzeramento delle emissioni climalteranti e produzione di energia interamente da fonti rinnovabili”, proseguono Stefano Ciafani, Fausto Ferruzza e Davide Ferraresi, rispettivamente presidenti nazionale e dei due comitati regionali di Legambiente.

Se il processo “è complesso”, proprio per questo “deve trovare il sostegno responsabile da parte delle istituzioni e di ogni singolo rappresentante politico”. E invece sull’impianto pesa “la richiesta di sospensione da parte della Regione Emilia Romagna nei confronti del procedimento autorizzativo in corso in Regione Toscana” con ragioni paesaggistiche e preoccupazioni per gli impatti sull’avifauna.

Ora, pur “consapevoli del fatto che gli impianti eolici portino un mutamento del paesaggio”, quelli di Legambiente chiedono di “evitare di nascondere la testa sotto la sabbia”, dato che “il cambiamento climatico ha già devastato l’Appennino tosco-romagnolo e c’è il rischio elevato che questi fenomeni si ripetano”. La transizione energetica “fatta bene richiede un mix equilibrato di fonti, in cui eolico, fotovoltaico e agrivoltaico svolgono un ruolo essenziale e complementare”, torna a dire.

“Bloccare quindi l’eolico sull’Appennino, anche quando gli impianti sono progettati correttamente e collocati nei pochi punti in cui la disponibilità di vento è adeguata, è incomprensibile”. Legambiente auspica quindi “un chiarimento e chiede un incontro alle due Regioni per chiarire quale sia la traiettoria della transizione energetica per un territorio così fortemente colpito dagli eventi climatici estremi”.

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