Evitare speculazioni a danno della natura, del paesaggio e anche dell’agricoltura. Associazioni e comitati locali – fra le quali anche “Crinali Bene Comune”, “Appennino Sostenibile” e “I Cammini di Francesco in Toscana” – hanno scritto ai presidenti delle due Regioni coinvolte, Eugenio Giani della Toscana e Michele De Pascale dell’Emilia Romagna, quando a breve dovrebbe arrivare il pronunciamento sul primo progetto di impianto eolico, quello chiamato “Badia del Vento”. Si attende la risposta da parte della Regione Toscana, che potrebbe autorizzarlo. Oltre 250 le firme per la tutela dei territori, apposte anche da personaggi conosciuti quali la cantante Nada Malanima, il direttore d’orchestra Manlio Benzi e il direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, Luca Cesari.
“Con il recente disegno di legge sulle aree idonee e non idonee agli impianti da fonti di energia rinnovabile – scrivono ai due governatori – la Regione Toscana diventerà un catalizzatore delle speculazioni che avranno il solo risultato di vedere stravolto il proprio paesaggio con distese di pannelli fotovoltaici nei campi ed enormi pale eoliche sulla dorsale appenninica”. Ricordiamo che operazioni del genere comportano abbattimenti di ettari di bosco, sbancamenti dei crinali per la realizzazione di strade e trivellamenti per le torri d’acciaio in aree peraltro a rischio di dissesto. I firmatari di questa lettera non si dichiarano assolutamente contrari alla cosiddetta “transizione energetica”, che deve essere però realizzata con criterio, utilizzando le aree già disponibili, sufficienti per raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea.
Le ditte proponenti debbono essere indirizzate verso progetti per aree abbandonate e degradate, per arterie autostradali e ferroviarie, per terreni già edificati con capannoni industriali o parcheggi o per zone industriali. In questo modo, realmente effettivo e vincolante, si imporrebbe la priorità dell’utilizzo del “brown field”, ovvero di aree industriali o commerciali abbandonate o sottoutilizzate, delle quali è possibile o auspicabile la riconversione. “Ciò che sta accadendo, invece – si legge nel comunicato – denota un modo di procedere affrettato, poco avveduto e condizionato da forti interessi economici, se non addirittura gravoso per la cittadinanza, vedi le centinaia di miliardi di euro per finanziare gli incentivi alle rinnovabili pagate in gran parte dai cittadini attraverso le bollette di fornitura di energia elettrica.
La motivazione del cosiddetto “interesse pubblico prevalente”, previsto dalle direttive europee per la realizzazione di questi impianti, ci vede al cospetto di un super-interesse “tiranno” – lotta al mutamento climatico e raggiungimento della neutralità climatica – dinanzi al quale bisogna solo recedere e soccombere. Non siamo esattamente in queste condizioni. Considerato il fatto che il patrimonio culturale, naturale e paesaggistico della nazione è il vero fondamento della nostra identità, nonché una sorgente di duratura ricchezza spirituale e materiale, economica e morale, la situazione attuale non deve impedire di guardare illuministicamente alla realtà e il dato di fatto dal quale partire è la constatazione, oggettiva e vera, della situazione globale: l’Italia contribuisce alle emissioni mondiali di gas climalteranti (all’incirca) per uno 0,8%.
Che cosa significa tutto questo? Che autorizzare gli enormi impianti sui nostri crinali soddisfa appieno il desiderio di guadagno di chi le deve realizzare, ma che è totalmente irrilevante sul piano della lotta al mutamento climatico. Il concetto di sostenibilità e quello di transizione energetica, sfruttati per sostenere la necessità di tali operazioni, ha perso in realtà ogni valore ed è ormai ridotto a mero slogan che legittima ogni azione e forma di estrattivismo e sfruttamento dei territori. Siamo purtroppo di fronte a una condizione di inganno concettuale, in cui diviene possibile una contrapposizione elettiva e fasulla tra il bene e la bellezza, una distinzione astratta e strumentale, ma, in realtà, inesistente, tra l’ambiente e il paesaggio, tra idealismo delle istanze estetiche/paesaggistiche e realismo delle necessità economiche”.
E vengono di nuovo sottolineati i danni che verranno arrecati a zone costrette a sbancamenti di terra e un massiccio diboscamento, con conseguenze anche su flora e fauna selvatica locale. L’appello ai presidenti Giani e De Pascale è quindi per una transizione energetica razionale, evitando sfruttamento e interessi economici. Gli unici interessi che contano sono quelli della collettività e quindi chi ha il dovere di tutelarli non deve lasciare il tutto in mano all’industria delle energie rinnovabili. Le richieste ai presidenti sono le seguenti: a De Pascale che mantenga le promesse fatte in campagna elettorale; a Giani che rispetti le programmazioni dei territori confinanti.