In Italia si contano circa 3 milioni e mezzo di persone in cura per disturbi del comportamento alimentare. Negli ultimi anni emerge un progressivo calo dell’età media e un sostanziale aumento dei casi, soprattutto fra giovanissimi: solo in Umbria si parla di 15 mila persone ammalate, di cui il 40% Under 16.
Il crescente aumento dell’uso (e abuso) dei social network da parte dei giovanissimi è sempre più spesso oggetto di studio e attenzione da parte di medici e professionisti che trattano le varie patologie connesse ai disturbi del comportamento alimentare, in un periodo storico in un cui il corpo è messo in mostra ed esposto ossessivamente e, per questo, spesso criticato e giudicato con ferocia. Il mondo virtuale vuol essere il riflesso (poche volte veritiero) del mondo reale, ma spesso finisce per essere uno spazio sbiadito e sconfinato in cui è facile perdersi e non riconoscersi.
In un suo recente libro scritto a quattro mani con la collega psicoterapeuta Raffaela Vanzetta, la dottoressa Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta dirigente della Rete per i Disturbi del Comportamento Alimentare della Usl Umbria 1, ha approfondito il tema dei disturbi alimentari connessi alle problematiche adolescenziali e all’uso dei social media.
“I due principali argomenti che troviamo nei social sono essenzialmente due, ovvero il cibo e il corpo messo in mostra, due temi che possono rappresentare alti fattori di rischio per coloro che soffrono di disturbi alimentari” ci spiega la dottoressa Dalla Ragione. “Il cibo è la cosa più fotografata e postata, come anche l’immagine corporea troppo spesso filtrata e modificata dall’uso spropositato dell’intelligenza artificiale. La ricerca della perfezione è diventata ormai un’ossessione, soprattutto fra i giovani che si sentono sempre più insoddisfatti, frustrati e inadeguati rispetto ai canoni che vengono loro proposti, in primis sui social dove spesso vengono diffusi anche contenuti pericolosi e a rischio come autolesionismo, restrizione calorica e sistemi di dimagrimento del tutto inadeguati e dannosi. Viviamo in un’epoca in cui l’identità corporea è diventata l’identità per definizione, Io sono ciò che appare e che si vede all’esterno. Va detto anche, però, che le piattaforme social sono una risorsa importante e che per questo va regolamentata fornendo ai ragazzi gli strumenti critici per capire come funzionano, non come mezzo tecnologico, ma dal punto di vista dell’impatto emotivo che provocano”.
Un altro fenomeno preoccupante è la dipendenza da internet che si sta diffondendo fra i giovanissimi, comportamento che li spinge a rimanere incollati ai device per ore e ore, soprattutto la notte, con conseguenze importanti a livello psico-fisico che si ripercuotono nello svolgimento delle normali attività quotidiane. “Questa forma di dipendenza è equiparata a quella da sostanze, non è da sottovalutare. I ragazzi che hanno questa problematica sono incapaci di disconnettersi e finiscono con l’isolarsi sempre di più distruggendo qualsiasi relazione sociale. In questo i genitori hanno un ruolo fondamentale nell’attenzionare il comportamento dei figli ed è importante che siano proprio loro i primi a dare il buon esempio, mettendo in atto comportamenti protettivi e virtuosi. La comunicazione digitale non può prendere il sopravvento di quella reale”.
Alla domanda sulle possibili misure da adottare per cercare di arginare tali fenomeni la dottoressa Dalla Ragione conclude affermando che: “Le misure in ambito legislativo sono necessarie: proprio qualche giorno fa in Australia il governo ha annunciato il divieto di accesso a tutte le piattaforme social ai minori di 16 anni, mentre Tik Tok ha proibito sotto i 16 anni l’uso dei filtri e dell’intelligenza artificiale per manipolare l’immagine. Anche nel nostro paese ci sono varie proposte di legge, fra le quali la regolamentazione dell’uso dei filtri, limite di età per l’accesso ai social e la lotta contro l’abuso della professione. Anche sul piano educativo la scuola può far molto, introducendo ad esempio materie come l’alfabetizzazione digitale”.