“GimonGiro” è il nome scelto da Angelica e Mattia per raccontare la loro esperienza di vita in viaggio. Una storia iniziata nel 2022, quando decisero di partire per la Colombia con un biglietto di sola andata. Dopo un anno e mezzo trascorso tra cammini, incontri e scoperte, sono tornati temporaneamente in Italia, senza però mettere fine al loro percorso. Negli ultimi due anni sono ripartiti più volte per il Sudamerica e oggi guardano già alla prossima destinazione, con nuovi progetti all’orizzonte. Quella che era partita come una semplice condivisione con amici e familiari è diventata un’autentica avventura social seguita da migliaia di persone.
Da dove inizia la vostra storia e perché vi chiamate “Gimo n Giro”?
“Dopo esserci conosciuti nel 2022, Mattia ha deciso di partire per un viaggio a piedi in solitaria, insieme al suo zaino e alla sua tenda che l’avrebbe portato fino al Portogallo. Dopo, il suo obiettivo sarebbe stato quello di arrivare alle isole Canarie e da lì, con un’imbarcazione, attraversare l’Oceano Atlantico arrivando in Sud America. Ha camminato per circa tre mesi arrivando in Portogallo dove però è stato colto di sorpresa dalla seconda ondata di Covid ed è dovuto tornare a casa. Dopo il nostro incontro, nasce dalla volontà di entrambi l’idea di partire per un viaggio, con un biglietto di sola andata. Inizialmente pensavamo di comprare un van e viaggiare su quattro ruote con la nostra casa mobile, poi, però, i prezzi di questi mezzi nel periodo post- covid sono saliti alle stelle allora abbiamo deciso per un altro tipo di viaggio. A novembre 2022 siamo partiti con un biglietto di sola andata destinazione Colombia.
Abbiamo scelto il nome “GimonGiro” grazie ad un suggerimento di una nostra amica, la quale, per scherzo ci ha suggerito questo soprannome che rispecchia in pieno i nostri ideali e il territorio da cui proveniamo.”
Perché avete scelto di pubblicare la vostra esperienza sui social?
“Quando abbiamo deciso di pubblicare sui social, inizialmente era per mostrare le nostre avventure ad amici e famiglia. È stato un salto nel vuoto, con tanti pregiudizi. Poi piano piano abbiamo capito che stavamo attirando sempre di più la curiosità anche di chi non ci conosceva e semplicemente era curioso di vedere altri posti, seppur tramite uno schermo, ma gli piaceva viaggiare insieme a noi. Con il tempo alcuni dei nostri video hanno spopolato in termini di visualizzazioni e siamo arrivati a più di due milioni di persone e da lì si è creata quella che noi oggi chiamiamo la nostra famiglia “virtuale”.”
Come siete riusciti a trasformare la vostra passione in un lavoro?
“E’ una domanda difficile a cui facciamo fatica a rispondere, perché in realtà è successo così all’improvviso senza che ce ne accorgessimo. Forse, quello che ha fatto la differenza è il fatto che fin da subito abbiamo creduto a quello che stavamo facendo, anche se intorno a noi la maggior parte della gente ci dava per pazzi. Noi ci abbiamo creduto con tutto il nostro cuore senza arrenderci mai e così una volta tornati abbiamo iniziato con diverse attività: collaborazioni con aziende, abbiamo organizzato il nostro primo viaggio di gruppo in Colombia, facciamo consulenze di viaggio per aiutare le persone a prepararsi al meglio e adesso siamo impegnati in un nuovo progetto, ma ancora non facciamo spoiler.”
Qual è il posto che vi è rimasto nel cuore, tra quelli che avete visitato?
“Entrambi risponderemo in maniera differente, però abbiamo trovato dei posti in cui abbiamo detto “sì, qui ci torneremo.” Questi sono stati: Perù, Bolivia e Colombia.”
Mattia: “Il paese che più mi è rimasto nel cuore è stato la Colombia. Se invece parliamo di un luogo in specifico, direi la Cordigliera Bianca in Perù, perché sono un amante delle montagne.”
Angelica: “Per me, la Colombia. La sento come se fosse la mia casa, e non c’è un giorno in cui io non pensi a quel paese e a quella gente che mi ha fatto innamorare di una cultura completamente differente.”






Qual è stata la sfida più grande che avete affrontato durante i vostri viaggi e come l’avete superata?
“La cosa più difficile è stato il vivere 24 ore su 24 per un anno e mezzo. Sembra una cosa banale, ma si parla di convivere, nel vero senso della parola, con l’altro per le effettive 24 ore della giornata. Per una coppia “nuova” come la nostra, ai tempi, è stato all’inizio difficile. Viaggiando abbiamo conosciuto lati di noi stessi che nemmeno conoscevamo. Il bello è che il viaggio è stato sì di coppia, ma ognuno ha vissuto il suo individuale, con i propri obiettivi, sogni realizzati ed emozioni provate. Le difficoltà le abbiamo superate parlando, provando a capire cosa non piacesse all’altro e si è risolto tutto per il meglio.”
In che modo i viaggi hanno influenzato la vostra visione del mondo e le vostre priorità nella vita?
Mattia: “Secondo me, già la scelta di partire ha segnato la mia volontà di allontanarmi dalla negatività e assenza di stimoli che vivere sempre nello stesso luogo mi stava causando. La cultura del Sudamerica mi ha cambiato completamente: i colori, le parole e i sorrisi della gente colombiana. Laggiù la gente non è felice perché ha meno, ma per un modo di vivere totalmente differente, dedito alla giornata e al divertimento. Inizialmente è stato un impatto che mi ha sconvolto, ma poi sono riuscito a trovarci dei lati positivi. Noi dobbiamo sempre apparire perfetti, correre ogni giorno dietro a dei comfort che diamo per scontati. Laggiù la cultura dell’apparire non esiste quasi per niente, si esce semplicemente per divertirsi. Noi su tutto troviamo sempre un pizzico di negativo, secondo me basta semplicemente vivere tutto come se fosse un gioco, vedendo le cose per come sono davvero. Le nostre priorità nella vita sono cambiate dando importanza alle cose che abbiamo e non dandola a ciò che ci manca. Vivo la mia vita nell’oggi.”
Angelica: “La nostra vita è cambiata in modo molto radicale, viaggiare ci ha permesso di mettere in dubbio tutte quelle certezze che culturalmente ti si attaccano addosso dalla nascita. Ci ha permesso di iniziare a vedere la nostra vita con occhi diversi, accettando anche che non tutti per forza debbano seguire la stessa strada, e che quindi non c’è un giusto o uno sbagliato. C’è un giusto per Angelica e un giusto per Mattia, e va bene così, la diversità è una ricchezza che dovremmo saper accogliere invece che giudicare. Il viaggiare ci ha aiutato a non pensare troppo al futuro perché abbiamo capito che non ci appartiene. Inoltre, ci ha imparato a vivere più consapevolmente il presente, il qui e ora, dando valore al nostro tempo, alle persone che frequentiamo e alle nostre passioni. Ci ha fatto capire che il denaro non è il fine ma il mezzo per fare realizzare tante cose, per esempio una volta abbiamo conosciuto un ragazzo boliviano che stava viaggiando in Argentina e ha voluto che Mattia gli insegnasse a fare la pizza. Sei mesi dopo lo incontriamo di nuovo a Buenos Aires e ci confessa che aveva iniziato a vendere la pizza che gli aveva insegnato Mattia per mantenersi in viaggio. Che meraviglia! I viaggi ci hanno confermato che non può nascere niente di straordinario se rimaniamo sempre dentro la nostra zona di comfort e se non abbracciamo le sfide che ci presenta la vita. Questo significa crescere.”
C’è un incontro con una persona locale che vi ha particolarmente colpito o ispirato?
Mattia: “Dal mio punto di vista, tutte le persone che ho incontrato mi hanno regalato un qualcosa di forte, semplicemente accogliendomi nelle loro case. La persona che ha cambiato la mia visione riguardo alla vita è stato un uomo di Sansepolcro che ora vive in Colombia, quando ho delle domande mi rivolgo spesso a lui.”
Angelica: “Tanti, tantissimi. Luca, un nostro compaesano che vive ormai in America Latina da diversi anni, ci ha aiutato a farci sentire tranquilli soprattutto all’inizio del viaggio abbattendo quindi tutte le nostre paure che avevamo dentro. Il suo incontro iniziale ci ha cambiato il viaggio intero senza nemmeno saperlo.
Josè, un padre di famiglia peruviano che ci ha fatto scoprire il mondo delle piante sacre in Perù, che loro chiamano “medicina”.
I bambini della comunità indigena dove abbiamo fatto volontariato in Ecuador che giocavano scalzi a calcio, erano felici senza aver bisogno di niente di più.
Fred, un ragazzo svizzero che si è trasferito in Bolivia per aprire un centro di recupero di animali selvaggi dove abbiamo svolto volontariato per due settimane.
Una signora di 60 anni, di cui ora non ricordiamo il nome, che viaggiava da sola in sella alla sua motocicletta in Bolivia.
Maria, una signora che vive nella costa pacifica colombiana in un paesino sperduto nel nulla dove, nella sua casa, ha aggiunto qualche camera in più per affittarle. Sempre con il sorriso nelle labbra, di un’umiltà mai vista, sempre pronta a condividere tutto con noi.”
Quale sarà la vostra prossima meta? Avete altre iniziative in programma?
“Abbiamo progetti di andare fuori dall’Italia per imparare una nuova lingua. Doveva già esserci qualcosa a novembre, ma abbiamo dovuto rimandare a causa di vari impegni personali. La prossima partenza sarà a giugno in Australia, totalmente differente da quella in Sudamerica. Abbiamo richiesto il visto lavorativo e stiamo decidendo la ripartenza. Nel frattempo, ci godiamo lo stare a casa, stiamo lavorando ad un nuovo progetto e organizzeremo un secondo raduno con alcuni dei nostri follower in mezzo alla natura qui nella nostra terra.”