La Pala di Santa Cecilia, custodita nella Pinacoteca comunale di Città di Castello, è stata ufficialmente attribuita a Luca Signorelli grazie a un accurato restauro. Per secoli considerato un’opera di bottega, il dipinto è stato restituito al suo autore originale grazie a un intervento che ha rivelato dettagli fondamentali. Il riconoscimento è stato confermato dal Professor Tom Henry, uno dei massimi esperti internazionali del pittore, che ha attribuito la pala a “Luca Signorelli e Bottega”, sottolineandone l’importanza nella tarda produzione dell’artista.
La storia della pala è un viaggio attraverso i secoli e gli eventi che ne hanno segnato il destino. Realizzata probabilmente intorno alla fine del XV secolo, l’opera era destinata a essere trasferita al Louvre per volere di Vivant Denon, primo direttore del museo parigino e uomo di fiducia di Napoleone. Tuttavia, le sue dimensioni imponenti impedirono il trasferimento. Più tardi, durante la Seconda Guerra Mondiale, la predella fu trovata tra le opere d’arte sequestrate dai nazisti, destinate al museo immaginario di Hitler. Questi passaggi storici, insieme ai danni subiti, hanno contribuito a oscurare la vera paternità del dipinto.
Il restauro ha eliminato secoli di stratificazioni di polveri, vernici e ridipinture, riportando alla luce il caratteristico cromatismo di Signorelli e dettagli iconografici originali. Tra questi, il Bambino Gesù, rappresentato in nudità ma alterato da interventi successivi, e i piedi nudi della Vergine, coperti nel tempo da calze dipinte. Anche le figure di Santa Cecilia e Santa Caterina sono state recuperate nella loro originaria raffinatezza, liberandole da reinterpretazioni estetiche più tarde. L’intervento è stato condotto dai restauratori Paolo Pettinari, che ha lavorato sulla pellicola pittorica, e Marco Santi, che ha risanato il supporto ligneo, con la collaborazione di Francesca Rosi per le indagini scientifiche.
La Pala di Santa Cecilia testimonia una fase cruciale della carriera di Signorelli, legata alla sua attività a Città di Castello. Qui il pittore trovò un fertile terreno artistico sotto il mecenatismo della famiglia Vitelli e sviluppò uno stile personale influenzato da Piero della Francesca, suo maestro. L’opera riflette non solo l’abilità tecnica e l’inventiva dell’artista, ma anche il contesto culturale rinascimentale che preparava la strada a figure come Raffaello, a cui Signorelli fornì un importante modello.
Con questa attribuzione, la Pinacoteca di Palazzo Vitelli alla Cannoniera si arricchisce di un ulteriore capolavoro, consolidando il ruolo di Città di Castello come centro di riferimento per lo studio dell’arte rinascimentale. Il restauro della pala, oltre a restituire un’opera dimenticata al suo splendore, offre un’importante opportunità per rileggere la produzione artistica di Luca Signorelli e il suo contributo alla storia dell’arte.
