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Edoardo Raspelli: “Non conoscevo Caprese, ma mi sono sentito a casa”

Il critico gastronomico e noto volto della tv si racconta nel suo primo viaggio in Valtiberina

Edoardo Raspelli a Caprese Michelangelo (foto: Katty Rossi)

Un grande presentatore per un piccolo Comune. Edoardo Raspelli, storico volto del programma televisivo Melaverde, in onda su Rete4, e oggi conduttore del programma L’Italia che mi piace, trasmesso da MarcoPolo Tv, è stato ospite del Comune di Caprese durante la 54esima edizione della Festa della Castagna. Per l’occasione, ha partecipato ad una tavola rotonda (ma anche imbandita) dedicata ai prodotti enogastronomici del territorio altotiberino presso il Museo Casa Natale di Michelangelo.

75 anni di vita, una carriera di oltre mezzo secolo, il passato da cronista di nera, poi la metamorfosi in critico gastronomico. È stato il primo giornalista ad accorrere sul luogo dell’assassinio del commissario Luigi Calabresi il 17 maggio 1972 e ha dichiarato di aver ricevuto più minacce per le stroncature dei ristoranti che per i pezzi di nera durante gli anni del terrorismo. Oggi Edoardo Raspelli continua a girare il Belpaese per portare alla luce i migliori nomi dell’agricoltura, dell’allevamento e della ristorazione, con un senso del gusto di indiscutibile valore. In senso letterale: Reale Mutua ha deciso di assicurare il palato del critico per un valore di 500mila euro. Del suo primo approdo in Valtiberina ha detto: “Non ero mai stato qui, e ciononostante mi sento a casa”.

Edoardo, lei ha girato il nostro Paese in lungo e in largo per molti anni. Qual è il suo rapporto con Caprese e la Valtiberina?

È tutta una novità per me. Io ho effettivamente girato tantissimo, ma da queste parti, ovvero a Caprese Michelangelo, non ero mai stato. Io vengo dalle cime del Piemonte, dal colle del Sempione, vicino a Domodossola. Per venire sono passato da Cesena, poi, tramite la superstrada per Roma, sono arrivato a Pieve Santo Stefano, una parte del territorio aretino che non conoscevo.

Come ho detto oggi durante la mostra: “s’invecchia sempre imparando cose nuove”, per me arrivare a Pieve e farmi dieci minuti in auto per giungere a Caprese è stata una meraviglia. Il risveglio il giorno dopo e l’arrivo alla Casa Natale di Michelangelo è stato davvero emozionante, sia da un punto di vista agricolo che da un punto di vista estetico e visivo.

Il più grande stupore però è stato quello dal punto di vista produttivo: questa manifestazione mi ha fatto scoprire delle realtà locali che meritano davvero di essere conosciute molto di più.

raspelli caprese

A questo proposito, lei ha potuto di conoscere i produttori del nostro territorio, molti dei quali sono ragazzi e ragazze molto giovani. Qual è la cifra stilistica dei prodotti tipici che ha assaggiato che li rende interessanti?

Per esempio, il prosciutto crudo di Cinta Senese tagliato al coltello è la testimonianza di allevamenti tradizionali, e denota un gusto che è una meraviglia di dolcezza. Io ho assaggiato centinaia di prodotti dei salumieri della zona di Parma, di San Daniele, ma anche quelli senza targa, poi arrivo a Caprese Michelangelo, che non sapevo neanche dove fosse, e mangio un prosciutto di una dolcezza fantastica. Nell’immaginario collettivo, il prosciutto toscano si riconosce per la sua sapidità. Io da figlio di modenesi amo i sapori zuccherini e quello che ho assaggiato, pur con una stagionatura di tre anni, conserva una dolcezza pur a discapito della riduzione dei liquidi legata al processo di invecchiamento.

Poi, ovviamente, la castagna e i marroni. Quando sono stato invitato a venire qui mi sono informato e, ad esempio, io non sapevo che il marrone di Caprese Michelangelo avesse la denominazione di origine protetta DOP. Poi il vino, i prodotti derivati dalle castagne, come la polenta tagliata a filo, che io non l’avevo mai mangiato in vita mia, e infine il Monte Bianco servito in coppetta con la ricotta di pecora. Una roba davvero interessante.

Cinquant’anni di servizio come giornalista. Un passato al Corriere della Sera, poi Gambero Rosso, l’Espresso, la Stampa e, ovviamente il programma tv Melaverde. Dopo essersi confrontato con i grandi nomi della storia e aver vissuto nelle metropoli, cosa c’è di interessante in un piccolo Comune come Caprese?

Mi sono sentito a casa. Una casa diversa dal solito, ma che richiama la mia vera casa. Questo perché, dalla cittadina di Bresso da cui provengo, nella periferia trafficata di Milano, io e mia moglie ci siamo trasferiti in Piemonte a Crodo, un borgo non così bello come Caprese Michelangelo, però anch’esso immerso nel silenzio e nel verde. La mia vita è in questi luoghi così, un po’ isolati ma tutti da scoprire.

Lei ha intervistato i produttori locali davanti alla casa dove, nel 1475, nacque Michelangelo Buonarroti, uno dei più grandi artisti di ogni tempo. La domanda sorge spontanea: La cucina è un’arte?

La cucina è artigianato, l’arte è un’altra cosa. L’arte è la Pietà di Michelangelo, la Gioconda di Leonardo, ma si potrebbero fare esempi anche tra i moderni. Ci tengo a precisare che per me gli artisti “moderni” sono diversi dagli “attuali”. L’arte attuale mi sembra un po’ come le canzoni attuali: sono un pochino delle prese in giro.

Il produttore televisivo del mio programma L’Italia che mi piace, in viaggio con Raspelli ha vinto per tre volte il Festival di Sanremo come paroliere. Si chiama Fabrizio Berlincioni, ed è stato paroliere di Albano, Mina e molti altri. Quando sente parlare di canzoni “attuali” gli viene la nausea. Per me è un po’ lo stesso con l’arte contemporanea: una cosa improponibile.

Sulla soglia della casa natale s’incontrano la grande storia e la vita di un piccolo Comune. Che effetto le ha fatto entrare in questo luogo?

Mi sento come quando nel 1971, dieci giorni prima di essere assunto al Corriere della Sera per l’edizione del pomeriggio, ho dato i primi esami di Storia dell’arte 1, 30 e lode, e Critica d’arte 1, dove presi 30. Questo luogo mi ha fatto venire voglia di tornare a studiare. Farò una ripassata.

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