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“Ospedale, reparti declassati”, il grido di allarme di Altotevere contro il cancro

Intervista ai rappresentanti dell’associazione; sale lo sconcerto per il riordino sanitario della Regione

Nelle interviste: Italo Cesarotti, presidente ass. Altotevere contro il cancro; Massimo Angelini, comitato scientifico Altotevere contro il cancro

Con una serie di atti e delibere di fine dicembre, la Regione Umbria ha adottato alcuni provvedimenti che ridimensionano e declassano reparti e servizi importanti dell’ospedale di Città di Castello, tra cui radioterapia e senologia, che nel tempo sono diventate delle vere e proprie eccellenze. E’ questa l’interpretazione data dai rappresentanti dell’Associazione Altotevere contro il cancro, che da decenni supporta la struttura oncologica tifernate.

“Il rischio è quello che si vada sempre più a un concreto smantellamento dell’ospedale con tanti pazienti già costretti alla fuga in altre zone per potersi curarsi, anche da malattie serie. Il riordino sanitario nella struttura tifernate declassa la radioterapia a struttura semplice, non conferma la struttura semplice dipartimentale di senologia diagnostica”, spiegano Italo Cesarotti e Massimo Angelini, dell’associazione Altotevere contro il cancro, che abbiamo incontrato.

Sul riordino della rete ospedaliera in Altotevere sale lo sconcerto: sindaci ed esponenti politici chiedono una commissione per aprire un confronto.

La nota di Luca Secondi – “In riferimento alla delibera della giunta regionale inerente alla riorganizzazione della sanità, dei servizi ospedalieri, ci sono alcuni aspetti che esigono chiarimenti. Pertanto, chiederemo un confronto ai vertici della Regione Umbria, politico-istituzionali ed amministrativi, attraverso una apposita commissione per poter analizzare, con il coinvolgimento del territorio, questi aspetti della riorganizzazione che devono essere chiariti al fine di difendere la sanità pubblica nella nostra realtà, vero e proprio territorio di confine: c’è il rischio di un depauperamento e di uscita dei cittadini che devono rivolgersi alla sanità pubblica verso altre zone”, ha dichiarato il sindaco di Città di Castello Luca Secondi.

Il commento di Bettarelli – “La Giunta Tesei prosegue la battaglia che sta portando avanti da ormai quattro anni contro la sanità pubblica – afferma Michele Bettarelli, consigliere regionale Pd – una battaglia annunciata nel programma elettorale con cui proprio Tesei si presentò nel 2019 e che vede nell’ultima delibera di Giunta del 28 Dicembre scorso sul riordino della rete ospedaliera, l’ennesimo colpo inferto ai presidi ospedalieri di tutto il territorio regionale e al diritto alla salute di tutti gli umbri”. “Giusto e preoccupante il grido d’allarme lanciato dal Sindaco di Città di Castello e da Aacc su quanto sta avvenendo e in particolar modo sullo smantellamento di radioterapia un’eccellenza di carattere nazionale costruita negli anni attraverso lo straordinario lavoro di volontari e professionisti costretti oggi a lanciare un grido d’allarme. Per questo non posso che accogliere l’appello lanciato ieri dal Sindaco Secondi e proporre lo svolgimento di una commissione consiliare aperta ad eletti, rappresentanze sindacali e lavoratori, associazioni e cittadini così da analizzare e comprendere che cosa sta avvenendo in questo territorio, a difesa della sanità pubblica e del diritto di tutti gli umbri ad avere accesso alle cure”, sottolinea Bettarelli.

Le parole di Arcaleni – “Chiediamo risposte politiche chiare non solo per il personale medico e infermieristico sul piede di guerra per questo ulteriore declassamento, ma soprattutto per i cittadini che temono un’ulteriore perdita di accesso alle cure, mentre altrove vengono investiti milioni in nuove strutture e mentre si aumentano i posti dedicati al privato”, dice Emanuela Arceleni di Castello Cambia – M5S. “Un depotenziamento davvero grave e inspiegabile – continua la consigliera comunale tifernate – avvenuto nonostante l’aumento esponenziale dei pazienti, e l’alta qualità delle cure erogate. Una situazione che deve essere assolutamente affrontata dalla politica sia locale che regionale, che non avrebbe assolutamente dovuto lasciar succedere quanto sta avvenendo, scritto nero su bianco nel Piano di Riorganizzazione deliberato il 28 Dicembre 2023”.

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