Come noto da alcuni giorni, la giunta comunale di Città di Castello ha approvato il progetto esecutivo per la demolizione dell’ex scuola Garibaldi, edificio dismesso da anni e da tempo in stato di avanzato degrado. L’intervento, deliberato lo scorso 4 giugno, prevede un investimento di circa 315.000 euro, finanziato attraverso un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti, e punta a riqualificare l’area di viale Vittorio Veneto anche attraverso la realizzazione di nuovi spazi di sosta pubblici.
L’atto rappresenta un passaggio chiave all’interno del Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2025–2027, ma ha anche riacceso il confronto politico su un tema da tempo al centro del dibattito cittadino: il futuro di “Piazza Burri”, l’ambizioso progetto artistico-urbanistico nato dall’accordo siglato nel 2018 tra il Comune e la Fondazione Burri, che prevede una sensibile trasformazione dell’area e l’installazione della maxi opera “Teatro Scultura”.
Lignani: “Sette anni di ritardo e silenzio sul progetto Burri”
Ad aprire le danze è stato il consigliere comunale di opposizione Andrea Lignani Marchesani (Castello Civica), che ha depositato un’interrogazione denunciando il rischio che il progetto Piazza Burri sia stato di fatto accantonato. “A distanza di sette anni dall’accordo tra Comune e Fondazione, la delibera parla solo di parcheggi e non fa alcun riferimento all’opera d’arte o alla riqualificazione annunciata allora”, ha dichiarato, ricordando come l’intervento iniziale avrebbe dovuto rappresentare il primo passo di un più ampio disegno condiviso, poi mai attuato. Lignani chiede chiarezza sull’attuale posizione dell’amministrazione e della Fondazione, oltre che informazioni su tempi, investimenti e modalità della realizzazione.
Arcaleni: “La demolizione la pagano i cittadini”
Duro anche il commento della consigliera Emanuela Arcaleni (Castello Cambia), che ha parlato di “ennesima incompiuta. L’abbattimento dell’edificio era atteso e necessario – ha detto Arcaleni, annunciando un’interrogazione sul tema – ma la delibera dimostra l’assenza di una visione. Il costo di 315mila euro sarà sostenuto interamente dal Comune, e non dalla Fondazione come inizialmente promesso. Oggi si parla solo di un parcheggio sterrato. Un fallimento politico prima ancora che amministrativo”. In una controreplica alle dichiarazioni del sindaco, Arcaleni ha poi rincarato la dose: “Invece di accusare gli altri, il primo cittadino dovrebbe spiegare ai tifernati chi metterà i milioni per la piazza e quando. Le strette di mano non bastano: servono atti concreti e partecipati”.
Secondi: “Nessuno stop. Le opere in città parlano da sole”
A rispondere alle critiche è stato lo stesso sindaco Luca Secondi, che in una nota trasmessa nel weekend ha confermato l’intenzione dell’amministrazione di procedere con la demolizione e la sistemazione temporanea dell’area in funzione di sosta pubblica: “L’intervento attuale non preclude nulla. Anzi, lascia lo spazio necessario per permettere alla Fondazione Burri di portare avanti i propri propositi”, ha chiarito. Secondi ha quindi definito “strumentali” le polemiche dell’opposizione, accusando alcuni consiglieri di “commentare ogni iniziativa nella speranza che qualcosa si inceppi”. Il sindaco ha poi rilanciato il piano delle opere pubbliche già in corso o in fase di avvio: dal rifacimento di via dei Casceri ai lavori per San Domenico, l’ex Itis e le mura urbiche, passando per nuovi percorsi ciclabili e parcheggi. “Quella che si è aperta – ha detto – è una delle stagioni di trasformazione più imponenti per la città”.