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San Zeno: perché la capacità di incenerimento non dovrebbe essere aumentata

Le osservazioni di Isde Medici per l’Ambiente, Italia Nostra e Zero Waste contro il progetto di ampliamento dell’impianto

Come illustrato qualche settimana fa, il termovalorizzatore di San Zeno vorrebbe incrementare notevolmente la propria capacità di smaltimento dei rifiuti passando complessivamente da 45.000 a 120.000 tonnellate all’anno. Ciò avverrà sia grazie alla realizzazione della nuova linea da 75.000 tonnellate (che dovrebbe essere ultimata entro fine anno), sia attraverso il reimpiego di quella attualmente in utilizzo (appunto la linea 1 da 45.000 tonnellate) che, invece di essere dismessa, continuerà ad incenerire frazioni di rifiuti che altrimenti dovranno, anche in futuro, essere trasferite altrove. Aisa, ovvero l’ente gestore dell’impianto, ha quindi sviluppato un progetto che, oltre a far risparmiare nell’immediato i circa 2 milioni di euro che sarebbero necessari per la demolizione della vecchia linea, andrebbe ad aumentare la quantità di energia prodotta attraverso la combustione. Lo stesso è quindi stato presentato in Regione Toscana per intraprendere l’iter burocratico che, se dovesse andare a buon fine, porterà all’ottenimento del PAUR, ovvero il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale.

Tale procedimento è stato quindi formalmente attivato dalla Regione lo scorso 31 luglio, ovvero il giorno in cui si è anche aperta la finestra temporale di 30 giorni per poter presentare osservazioni sul progetto depositato. Al 30 di agosto, quindi alla fine di tale termine, le osservazioni pervenute sono state dieci: oltre a quelle di qualche privato cittadino, alcune di queste sono state effettuate da enti e associazioni come “Isde Italia – Medici per l’Ambiente”, “Italia Nostra” e “Zero Waste Italy – Zero Rifiuti Italia”. Tutte queste realtà hanno sostanzialmente criticato il progetto presentato da Aisa asserendo che se realmente in provincia di Arezzo si investisse sulla raccolta differenziata – dato che il 54,9% della stessa si colloca nettamente al di sotto della media regionale (65,6%) – non ci sarebbe bisogno né di mantenere attiva la linea 1, né di prevedere, per ciò che riguarda la capacità di smaltimento, un incremento complessivo di questa portata.

Isde Italia si è sofferma in particolar modo sul fatto che prima di attuare il progetto di ampliamento sarebbe quantomeno doveroso effettuare analisi accurate sull’impatto che il termovalorizzatore di San Zeno produrrebbe sia in termini ambientali che sanitari: per l’associazione, infatti, l’attuale assenza di dati non può che avvalorare l’opinione, alquanto circostanziata, che la documentazione presentata per approvare il potenziamento dell’impianto non sia conforme alla procedura di Valutazione di Impatto Sanitario prevista dalle linee guida definite dall’Istituto Superiore di Sanità.

Italia Nostra ha messo in luce diversi aspetti critici, a partire dal fatto che “un termovalorizzatore non costituisce mai di per sé una soluzione legittima per la produzione di energia elettrica”, dato che i benefici economici ad esso associabili sono di fatto neutralizzati dagli effetti negativi che la combustione produce sull’aria, sull’acqua, sul suolo e quindi sulla salute umana. Oltre a ciò, tramite una dettagliata base di argomentazioni la Onlus ha esortato ad effettuare le opportune valutazioni per appurare preventivamente se, sia in termini economici che di sostenibilità ambientale, sussistano realmente le condizioni per realizzare un “impianto climalterante per l’emissioni di CO2 e altri inquinanti pericolosi e sovradimensionato rispetto alle esigenze del territorio”.

Infine, nel suo articolato documento Zero Waste Italy ha elencato una serie di ragioni che, anche da un punto di vista pratico, dovrebbero portare ad accantonare il progetto di ampliamento messo a punto da Aisa. In primo luogo l’associazione presieduta da Rossano Ercolini sottolinea che i rifiuti residui che in futuro saranno smaltiti dall’attuale linea 1 non avrebbero quasi ragione di esistere se si innalzasse la quantità e la qualità della raccolta differenziata: proprio su quest’ultimo aspetto c’è infatti da considerare che i sistemi di raccolta su strada, come quelli che sono stati adottati da diversi comuni aretini in sostituzione del porta a porta, consentono di raccogliere rifiuti differenziati ma con molte impurità. Per ridurre l’esigenza di smaltire, tramite combustione, certe componenti residue, sarà dunque necessario efficientare quanto più possibile i diversi sistemi di conferimento.

Inoltre, per Zero Waste Italy prima di investire sull’aumento sulla combustione dei rifiuti bisognerebbe innanzitutto intervenire per ridurre la produzione annuale degli stessi. In secondo luogo, sarebbe ormai opportuno adottare sistemi di ultima generazione che sono in grado di abbattere sensibilmente i quantitativi di rifiuti indifferenziati attraverso l’impiego di lettori ottici o di altri sistemi di selezione e smistamento.

In altre parole, tenendo conto di quanto riportato nelle diverse osservazioni, l’ampliamento non sarebbe in alcun modo una soluzione compatibile con gli obiettivi propri di un’economia circolare che dovrebbe tutelare e salvaguardare gli equilibri ambientali.

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