In questo momento dell’anno in cui l’inverno sfuma nella primavera, sono bastati pochi giorni di sole per riaccendere le vivide tonalità dei paesaggi che contornano il tratto alto del fiume Tevere. Scenari che vanno a costituire un patrimonio di indubbio valore estetico, ambientale e persino storico, visto che in Valtiberina la quasi totalità degli scorci panoramici è punteggiata di segni umani che da secoli dialogano armoniosamente con la natura di questi luoghi. Certamente l’occhio può beneficiare di tale ricchezza anche da lontano, o attraverso fotografie che ne ritraggano, talvolta enfatizzandoli, alcuni aspetti peculiari. Tuttavia, per quanto possa apparire scontato, c’è un modo che consente di fruire pienamente di certi paesaggi: quello di addentrarcisi fisicamente e percorrerne i tracciati che li solcano. Così facendo è infatti possibile creare un’interazione con gli spazi visitati che potrà avvalersi pure degli altri organi sensoriali che ha in dotazione la specie umana.
In altre parole, le camminate e le escursioni che possono essere effettuate in molte zone del comprensorio valtiberino, sono in grado di tradursi in vere e proprie esperienze di benessere e arricchimento, ovvero in qualcosa che anche coloro che vengono a visitare questo territorio hanno sempre più frequentemente voglia di scoprire o ritrovare.
Un tempo, dall’Alto Medioevo fino quasi alla fine del XIX secolo, i versanti che si frapponevano fra il Tevere e i rilievi appenninici e antiappenninici erano attraversati da una rete di vie di comunicazione in cui transitavano flussi di merci e persone che tagliavano in lungo e in largo l’Italia centrale: nei secoli scorsi erano infatti queste le strade più trafficate, lungo i cui tracciati si potevano incontrare mercanti, pellegrini, soldati, diplomatici e, in certi casi, persino contrabbandieri e malviventi.
Poi i tempi sono cambiati notevolmente, ma ciononostante diversi antichi percorsi sono ancora oggi utilizzabili per effettuare escursioni e accedere ad alcune risorse che continuano a caratterizzare il territorio valtiberino: ecosistemi di grande pregio ambientale, ma anche resti di fortificazioni, ruderi di vecchi nuclei abitativi e altre testimonianze umane che il tempo non ha ancora del tutto cancellato (come i segni della Linea Gotica e della Seconda Guerra Mondiale).
Oltre che da quelli antichi, attualmente la rete escursionistica della Valtiberina toscana consta anche di percorsi più recenti che talvolta consentono più opzioni di collegamento tra i vari centri abitati e gli altri luoghi d’interesse più dislocati. Nel complesso l’insieme di tutti i sentieri comprensoriali raggiunge pressappoco i 500 km, ovvero un’estensione di tutto rispetto, se si considera che i sette comuni valtiberini occupano complessivamente una superficie di 673,6 kmq.
Oggigiorno a garantire la manutenzione dei tanti percorsi presenti nel territorio è la sezione del CAI (Club Alpino Italiano) di Sansepolcro che, insieme a quella di Arezzo, è chiamata – così come stabilito dalla convenzione stipulata con l’Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana – a operare su una porzione complessiva della rete escursionistica che ammonta annualmente a circa 120 km. Proprio in questi giorni, sfruttando le condizioni di bel tempo, i volontari del CAI sono intervenuti su alcuni importanti sentieri: “In vista della bella stagione – ha spiegato la Presidente Alessandra Leonardi – abbiamo effettuato una prima ricognizione che porterà all’istallazione della cartellonistica verticale e, più in generale, alla manutenzione e all’integrazione della segnaletica dei sentieri. Abbiamo iniziato da quelli più battuti, come lo 00 che segue la dorsale appenninica e una parte del Sentiero Italia, ma poi procederemo anche in altre aree: l’obiettivo è quello di poter offrire agli escursionisti e ai camminatori tragitti sicuri, curati e agevoli.”

Oltre alla volontà di mantenere in buono stato di salute l’attuale rete escursionistica, il CAI ha recentemente iniziato a lavorare su soluzioni che possano migliorare i collegamenti tra il centro cittadino di Sansepolcro e i principali itinerari naturalistici che si irradiano dal capoluogo della Valtiberina: “In maniera discreta e decorosa – continua la Presidente Leonardi – vorremmo collocare un minimo di segnaletica anche nel tessuto storico della città di Piero della Francesca, in maniera tale che si possano creare scambi virtuosi tra i diversi target di visitatori. L’auspicio è dunque quello che a breve si possa intervenire fattivamente anche su questo fronte.”
Con i suoi volontari il CAI di Sansepolcro sta quindi cercando di catalizzare quel processo che è stato sintetizzato nelle prime righe sopra, cioè quello che vorrebbe portare sempre più persone ad attingere attivamente e in maniera completa al patrimonio ambientale e paesaggistico della Valtiberina. Vanno in questa direzione, del resto, anche le iniziative che lo stesso ente organizza, in maniera pressoché costante, al fine di fornire chiavi conoscitive per accedere a elementi propri e talvolta distintivi del territorio. Proprio tra tali occasioni di avvicinamento alle risorse sopra citate, rientra la conferenza (a ingresso gratuito) sulle erbe spontanee commestibili che sarà tenuta dal prof. Vincenzo Gonnelli il prossimo 19 marzo a Sansepolcro presso Palazzo Pretorio.
