Tra la Valtiberina e Arezzo: le fortificazioni medievali della Valcerfone

L’avvocato Simone De Fraja, studioso di fortificazioni medioevali, racconta una ricca pagina di storia attraverso le testimonianze architettoniche che il territorio ancora oggi custodisce

Nei giorni scorsi è stato pubblicato un articolo che ha cercato di ricostruire la storia del castello di Montagutello di Monterchi. Avvalendosi del parere di alcuni esperti, tale lavoro è stato effettuato a partire dall’interpretazione degli antichi ruderi, dalle considerazioni sulla geomorfologia del territorio, dalle tracce toponomastiche e da alcune fonti cartografiche. Nonostante la focalizzazione sulla suddetta fortificazione, nelle diverse fasi di indagine si sono aperti punti di osservazione che talvolta hanno consentito di mettere a fuoco anche altri luoghi e siti del territorio circostante (come i vicini Castiglioncello e il castello di Ranco): soprattutto per ciò che riguarda il medioevo è quindi emerso che la Valcerfone è particolarmente disseminata di segni che ancora oggi possono essere letti e utilizzati per ricostruire un’importante pagina di storia che ha contribuito a definire l’identità di questi luoghi.

Per comprendere tale passato attraverso le tracce che ancora oggi il presente è in grado di offrire, Simone De Fraja, nelle cui pubblicazioni rientra anche uno studio specifico incentrato proprio su questa valle (“Fortificazioni medioevali in Valcerfone. Indagine e censimento dei siti”, Società Storica Aretina, 2011), si è reso disponibile a soddisfare qualche curiosità. Si è dunque proceduto a porre lui alcuni quesiti le cui risposte possono certamente aiutare a inquadrare storicamente l’area analizzata. Per un approfondimento dei circa 35 siti fortificati, ancora oggi individuabili attraverso ruderi, edifici collabenti, o strutture abitate, si rimanda invece alla sua pubblicazione ricca di foto e disegni.

De Fraja, lei che ha avuto modo di studiare la Valle del torrente Cerfone, come si spiega la presenza di così tante fortificazioni medievali in questo territorio?

Ci vorrebbe un altro libro o una giornata di discussione, ma cercherò di essere sintetico lasciando più domande che risposte. La valle del Cerfone è sempre stata un “corridoio” naturale per la comunicazione tra la piana aretina e quella tiberina. Nei secoli più lontani il collegamento avveniva attraverso strade di crinale, d’altura lungo le quali si svilupparono, dopo la caduta dell’Impero Romano occidentale, centri di interesse sia militare che economico. Si trattava di una sorta di linea di confine, mobile e mutevole, tra le popolazioni provenienti da nord–est e l’eredità romana. Tracce toponomastiche e una certa morfologia delle sommità montuose, con scarse tracce leggibili, attestano quanto detto. Con il tempo si preferì un percorso che in alcuni punti costeggiava, o tagliava, il flusso del torrente, un “corridoio” lungo il quale viaggiavano persone e cose, una direttrice che si snodava tra più antichi centri insediativi e produttivi caratterizzati da ampie distese boscose. Tutti elementi primari per una colonizzazione all’impronta dello sfruttamento sia del fiume che della viabilità sempre in affermazione.

Seppur ogni castello abbia un’origine diversa dagli altri, è possibile individuare un minimo comune denominatore che ha portato alla nascita di certi siti fortificati in Valcerfone?

Verosimilmente l’interesse per la direttrice di transito e i relativi centri produttivi anche lungo il corso d’acqua spinsero alla necessità di presidiare, controllare e sfruttare queste zone. Si tratta, per quanto il tempo ci ha consegnato, di ruderi di fortificazioni caratterizzate da modesti recinti in pietra ed un elemento turriforme ma abbiamo anche, a pochi metri dal corso d’acqua, la testimonianza di resti di una torre isolata. Ci sono comunque anche centri religiosi in disfacimento che distano tra loro una quindicina di chilometri, distanza che poteva essere coperta con una giornata di cammino, una sorta di soste autostradali. La vallata è affascinante anche per i resti degli opifici che si sono succeduti nel tempo.

Quali altri siti fortificati della zona sono, a suo avviso, degni di menzione?

Sono tutti davvero interessanti sia dal punto di vista storico e scientifico che dal punto di vista, ormai naturalistico. Un connubio, quasi pittorico, tra natura ed artificio; di alcuni sono sopravvissute solo le tracce toponomastiche, qualche segno sul terreno livellato, di altri qualche brandello di muro ma, come avevo già indicato nel citato volume sulle fortificazioni, ciò che intriga, alla fine, è il fatto che “una rovina è un dialogo tra una realtà incompleta e l’immaginazione dello spettatore”. Ecco l’invito a studiare e percorrere il territorio. La storia non si fa solo sui libri.

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Siti di interesse storico e architettonico tra il Cerfone e il Padonchia (immagine tratta da volume di Gian Franco Di Pietro e Giovanni Fanelli, “La Valle Tiberina toscana”, a cura dell’Ente provinciale per il turismo, 1973).
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Resti di fortificazioni medievali (foto di  Simone De Fraja).
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