Nel corso del Novecento il fondovalle del comprensorio valtiberino è cambiato in maniera drastica, modificando definitivamente il suo assetto dicotomico che fino al secondo dopoguerra presentava una netta demarcazione tra i centri abitati e la campagna circostante: così come avvenuto anche altrove, le mutate condizioni socio-economiche figlie dell’industrializzazione, lo spopolamento delle campagne e l’acquisizione di nuovi stili di vita, hanno alimentato un vorticoso processo di espansione urbana – da cui il termine “esplosione” – che ha portato, laddove un tempo dominava la campagna, alla nascita di aree residenziali periferiche e zone industriali.
Seppur con intensità diversa, questo tipo di evoluzione ha interessato pressoché tutti i centri abitati dell’Alta Valle del Tevere, soprattutto quelli più grandi della piana, posti vicino alle principali vie di comunicazione. Per la Valtiberina toscana il territorio di Sansepolcro è sicuramente quello che è stato maggiormente interessato da certe dinamiche, quindi anche quello che oggi consente di osservare e analizzare l’entità di certe trasformazioni. Nel Comune pierfrancescano, infatti, le nuove aree edificate hanno fatto allargare il perimetro urbano ben oltre la delimitazione delle mura di cinta che un tempo raccoglievano la stragrande maggioranza degli edifici.

Sansepolcro, foto aerea del 1954.
Grazie alla presenza della ferrovia e della stazione del treno, agli impianti produttivi della Buitoni e a quelli di altre attività, già nella prima metà del secolo scorso Sansepolcro aveva fatto registrare alcuni significativi mutamenti della propria conformazione urbana. Tuttavia una vera e propria espansione edilizia ha cominciato a prendere corpo soprattutto a partire dagli anni ‘50, quando iniziarono sorgere quartieri come il Sacro Cuore, le Forche e altre zone residenziali come quella compresa tra viale Diaz, via Vittorio Veneto, via del Prucino e la Strada Statale Senese Aretina.

Sansepolcro, foto aerea del 1978.
Come dimostra la foto aerea del 1978, è tra gli anni ‘60 e ‘70 che si rileva un’ingente opera di trasformazione del territorio che porta alla nascita di ben tre zone industriali (Fiumicello, Riello e Altotevere), di nuovi plessi scolastici, dell’ospedale e di altri quartieri residenziali, come il Melello e San Paolo. È dunque in questo periodo che una buona porzione di campagna è passata dal colore verde delle colture, al grigio dei fabbricati, dei parcheggi e delle vie di comunicazione. Tra queste ultime non si può non segnalare la E45 (un tempo E7) che, seppur non ancora ultimata, risulta essere già ben visibile nelle carte e nelle foto aeree del tempo.
Negli anni ‘80 l’accrescimento urbano è proseguito e il cemento ha strappato nuovi terreni alla campagna per dare origine a impianti sportivi – come il Palazzetto dello Sport e il Campo Tevere (la piscina Pincardini era già presente in quanto inaugurata nel 1965) – e a quartieri come quello di Triglione (attorno all’attuale viale Osimo) e della Cisa. Oltre a ciò, in questo stesso periodo si è assistito anche a un ampliamento di tutte le altre zone residenziali, sia quelle dei quartieri che quelle delle frazioni, oltre che a un importante consolidamento della zona industriale Altotevere (con la Buitoni che vi si è insediata nel 1988).
Nei decenni successivi il processo di espansione urbanistica ha gradualmente acquisito un ritmo meno frenetico, senza tuttavia arrestarsi. Negli anni ’90 e 2000 c’è stata un’ulteriore crescita delle aree edificate che ha riguardato quasi tutte le frazioni, i quartieri e alcune fasce pedecollinari poste a nord-est del centro storico. Oggi questa spinta non si è ancora del tutto esaurita, anche se da qualche anno gli interventi di trasformazione iniziano, seppur timidamente, a porsi sempre più in un’ottica di riqualificazione, limitando così ulteriori consumi di suolo.

Sansepolcro, foto aerea del 1988.

Sansepolcro, foto aerea del 1996.
Il territorio di Sansepolcro è stato interessato da un profondo cambiamento, che peraltro, ha interessato anche i suoi corsi d’acqua: questi infatti sono talvolta stati deviati o tombati per lasciare spazio a strade, edifici e altre infrastrutture. Fino all’inizio degli anni ‘70, quindi prima dell’adozione del primo Piano Regolatore Generale (1974), tutto questo è avvenuto attraverso strumenti urbanistici che, obiettivamente, non sempre sono riusciti a garantire uno sviluppo ordinato e organico. Ad ogni modo, tutte le considerazioni postume che si possono fare oggi non possono non tenere contro del fatto che nel secondo dopoguerra la politica ha dovuto elaborare soluzioni efficaci e tempestive per fronteggiare una serie di mutamenti che hanno avuto una portata epocale.
Tra questi un peso particolare è stato senza dubbio esercitato dalla crescita demografica che ha interessato il più grande centro della Valtiberina: la popolazione di Sansepolcro è infatti passata dai 7.870 abitanti del 1861, ai 12.603 del 1951 e ai 15.549 del 1971 (dati Istat). Da quest’ultima rilevazione in poi il numero degli individui si è praticamente assestato, anche se i nuovi stili di vita, l’esodo dalle campagne e la relativa frammentazione dei nuclei familiari, hanno continuato a tenere alta la domanda di nuovi immobili. Qualcosa di simile è avvenuto anche sul fronte economico-produttivo, dato che l’aumento dei consumi, la crescita dei flussi commerciali e lo sviluppo tecnologico, hanno portato alla nascita di nuove di attività che avevano bisogno di spazio, vie di comunicazione e infrastrutture. In altre parole, l’assetto economico, sociale e culturale del territorio è cambiato in maniera radicale, producendo una profonda trasformazione del paesaggio. In un prossimo articolo l’osservazione sarà quindi spostata sulle campagne, così da poter mettere a fuoco quegli elementi che, sopratutto dopo la fine della mezzadria, sono stati sopraffatti e stravolti dal cosiddetto progresso.
