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Arte per tutti: l’accessibilità dei musei dell’Alta Valle del Tevere

L’eliminazione delle barriere nei luoghi di cultura è un gesto di civiltà e un’opportunità di sviluppo sociale ed economico

L’Alta Valle del Tevere, la nostra valle, è un luogo ricco di storia, arte e cultura, e proprio per questo si era candidata a Capitale Italiana della Cultura 2026. La fortuna di possedere un ingente patrimonio culturale e strutture museali di grande valore, la rendono potenziale meta di un elevato numero di turismo culturale, senz’altro più alto di quello attuale. Questo tipo di turismo però richiede sostenibilità, qualità e accessibilità, elementi ancora scarsamente presente nella vallata. È quindi fondamentale comprendere che operare per la loro implementazione avrebbe una ricaduta molto positiva per tutti noi e potrebbe essere un valido volano di sviluppo economico e sociale, oltre che un gesto di civiltà.

Rendere completamente accessibile la nostra Rete Museale e pubblicizzarlo, come è stato fatto per esempio per la Rete Museale della Maremma, sarebbe già un buon punto di partenza. Va detto che progettare l’accessibilità dei musei o degli altri luoghi di interesse culturale o naturalistico, significa renderli sicuri, confortevoli e qualitativamente migliori per tutti i potenziali utilizzatori, affinché essi stessi possano svolgere a pieno la loro funzione. Tra l’altro l’accessibilità fisica, sensoriale e culturale sono requisiti imprescindibili per renderli pienamente fruibili ad un numero più ampio possibile di visitatori.

Infatti, se l’eliminazione delle barriere architettoniche è determinante per la vivibilità di tutti gli spazi costruiti, lo è ancor più per gli immobili di interesse artistico, perché essi sono luoghi della memoria o spazi preziosi per la collettività. In linea generale, salvo rari casi, non deve esserci incompatibilità tra la salvaguardia degli immobili vincolati ed il loro adeguamento alla normativa per l’accessibilità. Questa tematica deve quindi rientrare a pieno titolo nell’ambito di ogni progetto di restauro che, seppure volto alla conservazione, deve saper guardare al futuro e non al passato. I beni artistici sono costruiti per l’uomo: “un bene non è tale se non è fruibile e la pura contemplazione non appartiene all’architettura” (Bellini 1998), per tale motivo è importante operare per la loro più ampia accessibilità.

Non dimentichiamoci che i musei e le aree archeologiche sono istituzioni educative strutturate per un servizio sociale ed è questo il punto da cui partire per realizzarne l’accessibilità e la visibilità. Inoltre, se è provato che la fruizione dell’arte crea benefici psicologici (gratificazione, divertimento, distaccamento dalla routine) e benefici di natura sociologica (possibilità di incontrare altre persone per condividere la stessa passione), è provato anche che l’arte ha un notevole potere terapeutico. Sembra infatti che sia in grado di produrre benefici in persone malate e persone con disabilità fisica e psichica, perché stimola i meccanismi di resilienza e autostima, favorisce i corretti processi fisiologici e ormonali e riduce l’isolamento sociale. Dunque perché privarne proprio chi ne ha più bisogno? Senza tralasciare il fatto che la possibilità di accesso ai luoghi pubblici e di interesse culturale costituisce un diritto di tutte le persone ed è obbligo della società assicurare tale diritto.

Tanto per citare le realtà che meglio conosco, va detto che un lavoro eccellente è stato fatto al Museo Civico Piero della Francesca, dove ho collaborato per la mappatura delle barriere ora eliminate: non è ancora pienamente fruibile perché mancano piccole cose (il campanello di chiamata all’ingresso, il touch screen non utilizzabile stando in carrozzina, piccoli dislivelli da superare ecc.), ma in linea di massima è accessibile. Inoltre, tanto è stato fatto al Museo Civico della Madonna del Parto, mentre poco ci sarebbe da fare per adeguare il Piccolo Museo del Diario, già predisposto per essere accessibile a tutti i tipi di disabilità. Invece, per quanto riguarda l’adeguamento dell’Aboca Museum, museo privato con annesso negozio, va detto che è già stato reso in parte accessibile, tra l’altro in maniera innovativa, dal prestigioso studio di architetti Dotdotdot e a breve verrà montata anche un montascale a poltroncina per il superamento della scala interna, così da raggiungere la piena accessibilità del sito.

Mi auguro che amministratori e privati accolgano questo mio suggerimento, non solo per le ragioni sopra esposte, ma anche perché in un mondo dove ancora non è stata sconfitta la discriminazione, dovremmo affidare proprio all’Arte il ruolo di ambasciatrice delle diversità e dell’inclusione sociale.

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