“Tu non mi hai mai capito, e me lo dici mentre bevo il tè, che poi il tè non mi è mai piaciuto, io lo bevevo solo per te”. Venerdì 21 marzo, con l’inizio della primavera, è uscito Cadere all’indietro, secondo singolo estratto dall’album Tante Piccole Cose importanti del cantautore tifernate Giacomo di Carlo. Il brano si avvale della partecipazione di Francesco “Maestro” Pellegrini, già chitarrista della band degli Zen Circus ed è un ottimo esempio della scrittura fresca, autoironica e delicata dell’autore.
Di Carlo, chitarrista e autore dei testi, da diversi anni lavora nel campo della musica collaborando con vari progetti musicali. Tante Piccole Cose importanti è il suo primo lavoro da solista, un EP di sei brani prodotto dallo studio Audio Monk di Città di Castello. “Ho deciso di dare questo titolo al disco perché, durante la stesura dei brani desideravo fortemente che ogni singolo pezzo avesse un qualcosa di riconoscibile, una sorta di piccolo fiocco che tenesse insieme tutto – spiega l’autore –. Ci pensavo e ripensavo ma inizialmente non avevo molte idee, poi finalmente come un fulmine a ciel sereno è arrivato quel qualcosa. Tutti i brani avevano effettivamente un filo invisibile che collegava il tutto. Tante, piccole, cose importanti. Una collezione di frammenti di vita, di istanti, di sensazioni che possono sembrare insignificanti, ma che potrebbero effettivamente nascondere una grande verità”.
Abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo in anteprima e abbiamo chiesto all’autore di raccontarci la genesi e le speranze del suo debutto discografico.
Di cosa parla Girotondo, il primo singolo uscito il 28 febbraio?
Quando ho scritto Girotondo la cosa a cui pensavo era un momento di fragilità che molti di noi spesso viviamo, ovvero quando hai un crollo, una specie di crash. Pare che in quel momento preciso a volte le persone non ti vedano, o non riescano a cogliere quella tua difficoltà, e ti stupisce anche il fatto che non ti vedano le persone che tu ritenevi più importanti. A volte le relazioni finiscono per questo. Ho voluto incentrare il testo intorno a questo concetto perché lo trovavo divertente.
C’è dell’ironia, perché di fatto, come contraltare di un testo malinconico, la musica è un pezzo funk con un grande ritmo.
Sì è vero. Avrei potuto scrivere una canzone “pesantona” e triste, ma poi alla fine ho scelto il funky anni ‘70 per dare quel senso di giocosità che a me piace molto. In fondo, io sono la persona che si prende meno sul serio al mondo.
Ad un primo ascolto, il sound dei tuoi brani risulta variegato e fresco, spaziando tra generi e influenze diverse. Quali sono stati i tuoi modelli nella scrittura?
Quando scrivo traggo molta ispirazione dal cantautorato classico italiano: mi piacciono molto Ivan Graziani, Lucio Battisti e Lucio Dalla. Loro per me sono la base. Dopodiché ascolto molto anche i contemporanei, come ad esempio Marco Castello (andrò anche a vederlo in concerto all’Umbria Che Spacca). Mi piacciono tantissimo anche Dente, la cui scrittura dei brani per me è colossale, e anche Alberto Bianco.
Queste ispirazioni non sono solo fuori ma anche dentro l’album. Cadere All’indietro, il singolo appena pubblicato, vede la partecipazione di Maestro Pellegrini. Come siete entrati in contatto?
Sì, ed è una cosa di cui sono molto orgoglioso. Un po’ di tempo fa io e Filippo Poderini, il produttore dell’album, abbiamo contattato Maestro per venire a suonare al Chiostro di Città di Castello. Lui e Filippo avevano già lavorato insieme in tour ed ha accettato volentieri. In quell’occasione ci siamo conosciuti e ho avuto modo di vedere che Maestro è davvero una persona gentile e alla mano. Tempo dopo, concluse le sessioni di registrazioni dell’album, Filippo gli ha fatto ascoltare proprio il brano Cadere all’indietro, e a lui è piaciuto molto. Io sentivo che la sua voce fosse perfetta per quella canzone e quindi gli ho chiesto se volesse collaborare cantandone una parte. Lui ha accettato e per me è stata una gioia incredibile, anche perché è un pezzo a cui tengo ed è l’unico featuring dell’album.

Come nasce il progetto di Tante piccole cose importanti?
Da lontano. Ho scritto tutti i brani dell’album in un arco di tempo molto lungo. Addirittura sono andato a ripescarne uno di moltissimi anni fa, che in realtà nasce come un racconto breve. L’ho tagliato e ridotto alla lunghezza utile per farne una canzone, ed è l’unico brano acustico con solo chitarra e voce del disco. Dopodiché mi sono rivolto a Filippo, gli ho portato tutti i pezzi (registrati male, con il cellulare) e gli ho chiesto cosa potessimo farne. Lui mi ha invitato in studio e abbiamo cominciato a lavorare sugli arrangiamenti. Lui ha apprezzato il fatto che io avessi delle idee chiare sul tipo di sound che volessi dare. Il suo aiuto è stato molto importante soprattutto nella produzione per dare rotondità e omogeneità al suono in tutto l’album.
Dopo diversi anni di attività nel campo musicale, questo è il tuo primo lavoro da solista. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?
La verità è che l’ho semplicemente voluto. È un qualcosa che viene dall’interno e deve uscire fuori: io ho sentito la necessità di creare qualcosa di mio. Poteva essere un disco o anche un libro ma alla base c’era un bisogno di comunicare. Il modo migliore che avevo a mia disposizione per fare questo era la musica e quindi ho registrato un album.
Come ti confronti con il panorama della musica pop contemporanea?
Io ho una grande stima per la musica pop. Ci sono un sacco di artisti italiani che ammiro e ascolto volentieri, per esempio Lucio Corsi, che è diventato di recente un fenomeno pop. Lui trae ispirazione da David Bowie e dai T-Rex, che non sono forse i primi nomi che vengono in mente ai ragazzi di oggi. Si può avere successo anche portando il proprio vissuto e i propri gusti personali. E poi devo dirlo: a me Sanremo piace. Molte persone lo criticano, ma io personalmente lo apprezzo, ha una grande storia.
C’è un motivo autobiografico nelle canzoni che scrivi?
Quello che scrivo non è “fisicamente” autobiografico. Diciamo che non penso che sia una cosa che nasce da eventi che mi sono capitati, ma quando rileggo il testo mi ci rivedo.
Quando sarà possibile ascoltare l’album integralmente?
L’uscita è prevista per il 18 di aprile e sarà disponibile su tutte le piattaforme di streaming. Tante Piccole Cose importanti è un EP composto di 6 tracce. Il 19 suonerò alla sede della Mearevolutionae alla Motina ad Anghiari e il 24 aprile ci sarà il release party ufficiale al Free Revolution di San Secondo a Città di Castello. Lì avrò la possibilità di presentare tutto il disco e sarà una bella festa. Stiamo anche lavorando a un piccolo tour estivo. C’è già una data in programma a giugno e spero che ne vengano molte altre.
Che obiettivo ti sei dato dopo la pubblicazione del disco?
Guarda, io vengo dal mondo del punk. Sono stato cresciuto con l’ideale della musica live, e ne parlo anche in uno dei brani dell’album. Per me la musica dal vivo è importantissima e spero di poter partecipare a più festival e condividere quanti più palchi possibili. Il disco farà il suo giro, mi piacerebbe che quante più persone lo ascoltassero, ma quello che desidero di più è suonare e portare questo lavoro sul palco.