Una parola rivoluzionaria, capace di dare senso all’esistenza e rispondere all’ansia di non appartenere a nulla. Ha ruotato attorno al concetto di “creatura” l’intervento di Davide Rondoni, poeta, scrittore e presidente del Comitato per gli 800 anni della morte di San Francesco d’Assisi, in occasione dell’evento tenutosi il 7 giugno a San Giustino nell’ambito del Festival dei Cammini di Francesco.
L’incontro, intitolato “L’eredità di Francesco”, si è svolto nella splendida cornice di Villa Magherini Graziani ed è stato moderato dalla giornalista Giovanna Zucconi, direttrice artistica della rassegna. Un appuntamento che ha saputo attirare una platea attenta e partecipe, incentrato su un tema certamente attuale: a otto secoli di distanza, quale messaggio ci lascia oggi San Francesco?
“Francesco non è un’esperienza individuale – ha detto Rondoni – Non cammina da solo, ma con dei compagni. Oggi diremmo: i suoi bro. Cioè, Ruffino, Masseo, Frate Leone. L’eredità francescana comincia da lì: la fede non si vive in solitudine, ma dentro un’amicizia. È una compagnia che nasce dalla chiamata”.
Accanto alla fraternità, Rondoni ha evidenziato un altro tratto fondativo: la poesia. “Il Cantico delle Creature non è un inno alla natura – ha chiarito – ma un inno all’Altissimo, di cui la natura è segno, perché creatura. Questa parola, creatura, oggi è rivoluzionaria. Perché se non sei una creatura, cosa sei? Una caccola sputata nell’universo? Molta ansia di oggi – ha proseguito – nasce proprio da qui: dal non sentirsi più creature, cioè appartenenti a qualcosa, a qualcuno, al Mistero”.