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Le “Madri di Beslan” in Altotevere con un messaggio di pace di grande attualità

A Monte Santa Maria la toccante testimonianza della terribile strage del 2004: “Quale obiettivo vale l’uccisione di bambini innocenti?”

La testimonianza intensa e toccante delle “Madri di Beslan” è stata al centro di un incontro che si è tenuto a Palazzo Bourbon a Monte Santa Maria Tiberina. A rappresentare l’organizzazione c’erano la presidente Susanna Dudieva e Aneta Gadieva, che hanno preso parte a uno degli appuntamenti del Festival dei Cammini di Francesco. Con loro il presidente di Rondine Franco Vaccari e uno degli ospiti della Cittadella della Pace, Atsamaz Misikov, che all’età di 7 anni fu tra gli ostaggi dei terroristi che avevano fatto irruzione in una scuola di Beslan, cittadina di 30.000 abitanti della repubblica russa dell’Ossezia del Nord.

Il tragico episodio risale al settembre 2004, in occasione della festa di inizio anno scolastico che aveva riunito nell’istituto più di 1.100 persone fra bambini, loro familiari e personale della scuola. Un commando composto in prevalenza da terroristi ceceni tenne prigionieri i presenti in condizioni estreme per quasi tre giorni, quando l’occupazione terminò con l’intervento delle forze speciali e un bilancio terribile: oltre 330 morti, di cui 186 bambini, fra cui un figlio di Susanna e una figlia di Aneta.

Oggi il comitato delle Madri di Beslan è candidato al Premio Nobel per la Pace grazie a una proposta partita dall’Italia e da San Marino. E il forte legame con il nostro Paese è stato ribadito da Dudieva e Gadieva nell’incontro di Monte Santa Maria Tiberina, durante il quale hanno sottolineato con grande riconoscenza come la vicinanza e il supporto arrivati proprio dall’Italia subito dopo la strage, e continuati finora, siano stati di grande aiuto per affrontare la tragedia.

La testimonianza delle Madri di Beslan assume un rilievo di grande attualità di fronte ai drammi che tuttora affliggono tanti popoli: “Raccontando il nostro destino così doloroso – ha detto la presidente del comitato – vorremmo fare in modo che chi ha potere di prendere decisioni sentisse la nostra sofferenza, immaginasse i propri figli al posto dei nostri: quali obiettivi si possono perseguire attraverso l’uccisione di bambini innocenti?”, si è chiesta, sottolineando che parlare di Beslan serve ancora oggi a “dimostrare che esiste una strada completamente diversa rispetto a guerre e terrorismo”.

Un messaggio di pace che le donne di Beslan avevano saputo mettere in pratica fin da subito: “Dopo questa catastrofe – ha detto Aneta Gadieva – eravamo pervase dall’odio e sarebbe bastato pochissimo per far esplodere la situazione, ma non potevamo macchiare la memoria dei nostri bambini con altro sangue, così abbiamo fatto tutto il possibile per evitarlo”. “Evidentemente i terroristi – ha aggiunto Susanna Dudieva – speravano che scoppiasse una guerra fra popoli vicini all’interno della Russia, ma non lo abbiamo permesso. Abbiamo fermato gli uomini, non abbiamo dato spazio a vendette e siamo rimaste col nostro dolore. Lo abbiamo fatto per tutte quelle persone semplici che altrimenti si sarebbero potute trovare nella nostra stessa situazione”.

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