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Comunità energetica, Sansepolcro pronta a partire

Gallai: “Ci guadagnano tutti, imprese e cittadini”

Si svolgerà nei prossimi giorni un evento pubblico di presentazione del progetto di Comunità dell’energia rinnovabile (CER) in procinto di prendere il via a Sansepolcro. Il tema, sollevato anche dalle forze di minoranza sia nella precedente che nell’attuale legislatura, è stato fatto proprio dall’amministrazione comunale, che è andata ad approfondire i primi esempi di CER avviati in Italia, a partire da quello del comune bresciano di Rudiano. Proprio sulla scorta di quell’esperienza, il comune di Sansepolcro ha stretto una collaborazione con l’Associazione nazionale piccoli comuni (ANPCI) e con l’esperto Roberto Gregori, consulente della stessa ANPCI sul tema delle Comunità energetiche.

Ma cos’è una Comunità energetica

Una comunità energetica riunisce cittadini, attività commerciali, amministrazioni pubbliche, piccole e medie imprese che si dotano di impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia. Tali impianti devono essere serviti dalla stessa cabina primaria di distribuzione e non possono superare ciascuno la potenza di un Megawatt di produzione di picco.

Gli obiettivi perseguiti attraverso le CER sono l’aumento della produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione dell’inquinamento e della dipendenza dall’estero e il contrasto alla povertà energetica, consentendo a tutte le famiglie l’accesso all’energia. Ne derivano vantaggi per l’ambiente, le famiglie e le aziende.

Ogni CER gode di incentivi garantiti dal GSE (Gestore dei servizi energetici, una Spa di proprietà del Ministero dell’economia), che sono nello specifico una tariffa incentivante per l’energia prodotta e consumata istantaneamente dai soci, una tariffa per l’energia immessa in rete e una riduzione degli oneri di sistema.

Come funzionerà la CER di Sansepolcro

La comunità energetica può avere diverse forme giuridiche. Quella privilegiata per rendere l’entrata e l’uscita dei soci semplice e veloce è l’associazione non riconosciuta, ed è questa la strada intrapresa anche nel caso di Sansepolcro. “Gli attori sono i privati, e il comune si tiene la cabina di regia”, spiega Simone Gallai, presidente della commissione consiliare urbanistica all’interno della quale è stato sviluppato il progetto.

“L’obiettivo è quello dell’autosufficienza”, prosegue Gallai. “All’interno della comunità ci saranno soggetti produttori, soggetti consumatori e soggetti che sono sia produttori che consumatori. Chi produce, grazie all’autoconsumo risparmia gli oneri di energia, di sistema, di trasporto, e così si ripaga l’impianto in un tempo relativamente breve. Inoltre vende l’energia, che se viene consumata all’interno della comunità fa scattare l’incentivo da parte del GSE a beneficio della CER. A quel punto la comunità, in base al proprio regolamento, deciderà come ripartire tale somma fra chi ha prodotto e chi ha consumato”.

In pratica, il risultato ideale è quello di consumare all’interno della comunità tutto quello che viene prodotto, massimizzando sia il risparmio da autoconsumo che l’incentivo del GSE. Ma Gallai evidenzia come possa essere vantaggioso anche uno scenario meno ambizioso, ad esempio quello di coprire il 20% del fabbisogno cittadino: “Per Sansepolcro – afferma – c’è una stima di consumo di circa 76 GWh all’anno. Installando impianti per 13 MW, con una potenza media di produzione di 1200 kW a picco, di questi 76 GWh potremmo produrne 15. Ipotizzando che il 50% venga utilizzato direttamente da chi ha gli impianti (che sia la famiglia con 4 kW o l’impresa con 400 kW), con un risparmio di circa 0,25 euro a kWh la spesa scenderebbe di circa 1,9 milioni di euro all’anno”.

“Per quanto riguarda poi l’energia non consumata direttamente dal produttore, se riuscissimo a utilizzarne il 60% all’interno della comunità – prosegue Gallai – ci garantiremmo incentivi per circa 450.000 euro l’anno. Senza neanche considerare gli introiti che il produttore ha direttamente dalla vendita, che sono comunque molto minori rispetto al risparmio dato dall’autoconsumo, in questo scenario potremmo restituire alle famiglie e alle imprese di Sansepolcro 2,35 milioni all’anno per 20 anni, che è la durata degli incentivi”.

“Tutto ciò – continua il presidente della commissione urbanistica – a fronte di un investimento iniziale di 1.200 euro a kw, quindi nel nostro esempio 15 milioni di euro, pari al 6% del reddito annuo dichiarato a Sansepolcro. Si tratta di un investimento che si ripaga in circa 6 anni (senza contare il recupero fiscale se lo faccio a casa o l’ammortamento se investe l’impresa)”.

Cosa succede ora

Perché lo scenario si concretizzi e inizi a portare benefici occorre però che la comunità energetica riesca ad attirare un adeguato numero di partecipanti. Intanto “ciascuno deve essere messo nella condizione di fare gli impianti”, dice Gallai. “Noi andremo in questa direzione aiutando a scegliere sul territorio progettisti, installatori, manutentori, finanziatori. A questo proposito c’è già un accordo per il microcredito, ma abbiamo anche fondi di investimento pronti ad entrare. L’importante è chiarire che non bisogna fare gli impianti per vendere energia, quello è business e non rientra negli obiettivi della comunità, che deve puntare all’autosufficienza. La comunità dovrà quindi per prima cosa cercare consumatori, e poi cercare gli impianti in modo da alzare la capacità di produzione il più vicino possibile al soddisfacimento del bisogno”.

In sintesi “non si chiedono soldi né impegni a nessuno, l’importante è che si capisca che il vantaggio dell’uno è il vantaggio dell’altro: entrare nella comunità è interesse di chi produce e di chi consuma. Ci guadagnano tutti, imprese e cittadini!”, conclude Gallai.

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