C’era una volta, a Sansepolcro, un rio (ovvero un piccolo torrente) che con il passare del tempo ha fatto perdere le sue tracce, seguendo un destino che, del resto, ha riguardato anche molti altri corsi d’acqua che durante il Novecento sono stati tombati o deviati. Del suo nome, Fontesecca, rimangono poche indicazioni, perlopiù su carte e documenti storici che di solito si riferiscono non soltanto al suo antico tragitto, ma anche e sopratutto a un’area che coincideva con quella che oggi è piazza della Repubblica. Questo luogo di Sansepolcro, ubicato alla fine dei viali di Porta Fiorentina, quindi in prossimità del centro storico, era fino a qualche decennio fa conosciuto con l’appellativo di “Piazzone” e si trovava a marcare, di fatto, il confine tra l’abitato cittadino e la campagna.

Come dimostrano alcune carte topografiche del primo ventennio del XIX secolo, in passato il rio di Fontesecca attraversava questa zona dandogli, quindi, il suo stesso nome. In questo preciso punto sembra, tra l’altro, che anticamente sorgesse un borghetto: secondo lo studioso Marco Droghini questo potrebbe essere stato abbattuto nel 1555 per volontà di Cosimo I de’ Medici. Nonostante la demolizione di tale complesso architettonico, nell’area sorsero altri edifici che, in virtù della scarsa distanza dal centro abitato, acquisirono una certa importanza strategica: Fontesecca era infatti il primo approdo di tutti coloro che arrivando da nord (Pieve Santo Stefano, Viamaggio, ecc.) e da ovest (Anghiari e Arezzo, ecc.) volevano recarsi a Sansepolcro. Ponendosi da sempre come principale punto di snodo della città pierfrancescana, tale luogo era probabilmente alquanto indicato per esercitare un’azione di controllo dei traffici e degli accessi in città, sopratutto durante i periodi di pestilenza.
Proprio a testimonianza di questa antica vocazione è ancora oggi visibile l’affresco, in un tabernacolo viario che dà su piazza della Repubblica, con la Madonna di Fontesecca che Gerino da Pistoia realizzò intorno al 1523, ovvero quando ancora era in piedi l’omonimo borghetto. La riprova che qui venissero effettuati i controlli per accedere in città durante i periodi di peste è fornita dal fatto che l’immagine della vergine che tiene tra le braccia il bambino è inquadrata in un arco che nei rispettivi due lati verticali riporta San Sebastiano e San Rocco, ovvero i due santi che tradizionalmente venivano invocati durante le epidemie.


Il fatto che un pittore affermato come Gerino da Pistoria – lo stesso di cui Sansepolcro continua a custodire altre due sue opere (la Madonna del Soccorso e la Madonna con il Bambino, angeli e santi, entrambe esposte al Museo Civico) – abbia avuto modo di realizzare un affresco di struggente bellezza in un’edicola che si affacciava su Fontesecca, non può quindi che rimarcare quanto fosse importante, significativo e strategico questo luogo. Proprio quest’ultima condizione, legata principalmente al fatto che qui confluivano alcuni dei più rilevanti assi viari, deve essersi protratta nel tempo, dato che nelle carte di inizio Ottocento accanto al vocabolo di Fontesecca, nei pressi del punto in cui si poteva attraversare il rio, vengono indicati degli edifici di proprietà Boninsegni e un’osteria.

Oggi l’opera di Gerino da Pistoia è ancora visibile e, in seguito al restauro che è stato completato nel 2021 grazie all’impegno della proloco “Vivere a Borgo Sansepolcro”, ha recuperato una rinnovata luminosità. Rimane da capire se la stessa sia stata realizzata nel punto in cui si trova oggi, o se sia stata collocata lì in secondo momento. Tuttavia è innegabile che questa rappresenta l’eccezionale traccia di una storia che dopo i vorticosi mutamenti del Novecento è stata quasi del tutto dimenticata. Proprio, del resto, come è successo al rio che ha dato il nome al vocabolo e che, con ogni probabilità, ha contribuito a definire la condizione geografica di partenza senza la quale tale luogo non si sarebbe potuto distinguere dagli altri circostanti.
Oggi, dato che il rio Fontesecca non scorre più in superficie e quello che era il suo tracciato è stato occupato da strade ed edifici, il suo antico tragitto può essere osservato soltanto attraverso alcune carte storiche. Tra queste ci sono i fogli del Catasto Generale della Toscana, risalenti alla metà degli anni ‘20 del XIX secolo, attraverso i quali è possibile notare che il corso d’acqua si originava nei pressi della Piaggia, nel punto di convergenza di via Paradiso, via Buonarroti e la strada vicinale di Montevicchi, ovvero laddove le acque reflue di questa parte di rilievo confluivano in un unico fosso che poi, scorrendo da est verso ovest, si trovava ad attraversare la zona del Sacro Cuore, per poi giungere a Fontesecca, ovvero dove oggi c’è la già citata piazza della Repubblica. Da qui il rio virava verso sud-ovest, scorreva lungo quella che oggi via di Violino e, proseguendo oltre questa, attraversava l’attuale ferrovia, l’area delle Santucce, quindi continuava il suo deflusso verso il Tevere.


