Rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio stradale: così nella mattinata di martedì 28 gennaio il Gup del Tribunale di Perugia, Natalia Giubilei, accogliendo la richiesta del pm Patrizia Mattei, ha stabilito sul conto dei due funzionari del servizio lavori pubblici e patrimonio del Comune di San Giustino in relazione al tragico incidente avvenuto nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 2022, nel quale persero la vita quattro giovani altotiberini, tre 22enni di Città di Castello e una ragazza di 17 anni residente a Monte Santa Maria Tiberina.
Gli imputati sono un ex dipendente 72enne (in pensione dal 2020) e l’attuale responsabile di 65 anni. Entrambi finiscono ora a processo, con la prima udienza fissata per le 9 di martedì 22 aprile prossimo; le responsabilità loro attribuite sono quelle di negligenza, imprudenza e imperizia, non avendo provveduto al ripristino del guard-rail nel preciso punto (il pilone del ponte sulla ex 3 bis in località Altomare, alle porte di San Giustino) in cui si è andata a schiantare la Fiat Punto con a bordo le quattro vittime.
La precedente barriera era stata divelta in un altro sinistro, datato 1° aprile 2018 (di qui il coinvolgimento del 72enne, che ancora era dipendente comunale) e l’assenza di essa – a parere del pm – avrebbe concorso a causare la morte della conducente Natasha Baldacci, dei coetanei Nico Dolfi e Gabriele Marghi e della minorenne Luana Ballini, mentre erano diretti verso Sansepolcro.
È stata respinta l’istanza di non luogo a procedere presentata dai legali dei due funzionari, gli avvocati Luca Fanfani e Vittorio Betti; esclusa dal procedimento, invece, la compagnia assicurativa della Punto, mentre rimane dentro quella del Comune di San Giustino. I familiari dei ragazzi deceduti, che hanno chiesto tre milioni di euro di risarcimento, sono assistiti dagli avvocati Riccardo Vantaggi, Eugenio Zaganelli, Giacomo Bacchi, Marco Nicastro, Leonardo Gabrielli e Gloria Cangi, ai quali si è aggiunta anche l’avvocato Federica Capoccia.
La questione entra perciò nel vivo e rimane controversa, facendo riferimento alle prescrizioni del codice della strada, che non prevede l’obbligatorietà dei guard-rail nei centri abitati con tanto di limite di velocità dei 50 orari, proprio come in quel tratto, preceduto una decina di metri più addietro dal cartello di località e dal segnale di divieto. È quindi prevedibile che le controparti dibatteranno su questo aspetto.