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Dalla Valtiberina alla Giordania: due progetti per le comunità al confine con la Palestina

Mentre prosegue l'emergenza umanitaria a Gaza, il sacerdote Abuna Mario Cornioli e un team di professionisti locali progettano un futuro per le diverse comunità presenti nel Paese attraverso architetture sostenibili e formazione in loco

Mentre l’attenzione mediatica internazionale si concentra sull’escalation di attacchi incrociati tra Israele e Iran, si fa sempre più concreto il rischio che la crisi umanitaria in corso a Gaza possa progressivamente finire ai margini della narrazione pubblica. Eppure, nel territorio palestinese stretto da mesi tra assedi e bombardamenti, l’emergenza non si è mai interrotta: migliaia di persone continuano a essere uccise, sfollate o costrette a vivere in campi sovraffollati e privi dei più elementari standard igienico-sanitari. Una crisi che colpisce in modo trasversale anche le aree di confine, come la fascia giordana adiacente alla Cisgiordania, dove l’accoglienza dei profughi ha oggi raggiunto livelli non più sostenibili.

È in questo scenario fragile e sospeso che si inserisce il lavoro di un gruppo di professionisti italiani, impegnati da mesi nella pianificazione di due importanti progetti con l’obiettivo di offrire opportunità concrete alla diverse comunità presenti in Giordania, oggi prive di sbocchi occupazionali. Un ponte tra la Valtiberina e il Medio Oriente, nato dal dialogo tra il sacerdote Abuna Mario Cornioli – presidente dell’associazione Habibi, da anni operativo in Terra Santa – e le autorità giordane. A curare il progetto, interamente pro bono, è lo studio Arking di Sansepolcro, guidato dall’architetto David Gori, affiancato da altri tecnici e consulenti italiani.

Gli interventi riguardano la rigenerazione territoriale di due aree strategiche del territorio giordano: il sito archeologico di Al Birkatayn, nella regione di Jerash, e la fattoria agricola di Al Wala, nei pressi del Wadi Mujib, ad alcuni chilometri da Madaba. Due luoghi profondamente diversi, accomunati però da un grande potenziale inespresso. “L’iniziativa è nata da una richiesta diretta di Abuna Mario, che da anni opera nei territori più fragili del Medio Oriente” spiega David Gori, sottolineando come il suo studio e gli altri professionisti coinvolti abbiano accolto l’invito mettendo a disposizione competenze, esperienza e progettualità, in un contesto estremamente complesso e “in cui non c’è praticamente nulla: né materiali da costruzione, né manodopera specializzata, né infrastrutture minime. Abbiamo accettato questa sfida con il desiderio di restituire dignità e possibilità a luoghi e persone in difficoltà”.

I dettagli dei progetti

Dalla Valtiberina alla Giordania: due progetti per le comunità al confine con la Palestina - Attualità | TTV.it
Al Birkatayn

Nel sito archeologico di Al Birkatayn è previsto un piano di valorizzazione che include il restauro dei principali monumenti romani presenti nell’area, la realizzazione di un auditorium all’aperto, la creazione di un centro culturale e l’attivazione di un piccolo mercato artigianale permanente, con l’intento di favorire la partecipazione economica e sociale delle comunità residenti. Le strutture saranno costruite con tecniche a basso impatto ambientale, utilizzando materiali disponibili in loco e tecniche come quelle dei gabbioni in pietra, che consentono interventi rapidi, modulari e accessibili anche in assenza di manodopera specializzata.

“Oltre alla progettazione, è nostra intenzione formare direttamente in loco le persone che si occuperanno della realizzazione delle opere, trasmettendo le competenze tecniche necessarie per portare avanti i lavori in autonomia”, precisa Gori. “Il nostro team tornerà più volte sul posto per seguire l’andamento del cantiere, monitorare i risultati, supportare i gruppi locali e accompagnare passo dopo passo la trasformazione di quest’area”.

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Al Wala

La riqualificazione della fattoria di Al Wala, invece, si configura come un intervento agricolo e ambientale ad alto valore simbolico. Un tempo in quest’area lavoravano stabilmente oltre 250 persone; oggi, a causa del progressivo impoverimento delle risorse e dell’abbandono delle strutture, ne rimangono a malapena una quindicina. Il progetto prevede il recupero delle serre esistenti attraverso l’installazione di impianti fotovoltaici, la messa a regime del fiume e la costruzione di strutture ricettive per operai e visitatori. A supportare la progettazione sarà anche un team di agronomi, guidato da un altro valtiberino Leonardo Piervitali, con l’obiettivo di coniugare la formazione tecnica con un’azione di rigenerazione ecologica del paesaggio.

“Parliamo di luoghi – ricorda l’architetto – che negli anni hanno perso progressivamente la propria identità a livello di biodiversità e risorse presenti. Uno scenario mutato notevolmente con il passare del tempo. Questo progetto serve anche a invertire tale tendenza, ripristinando la vegetazione originaria con specie autoctone legate alla cultura agricola della regione”.

L’incontro istituzionale previsto per il 15 giugno, in cui i progetti sarebbero stati presentati ufficialmente ai Ministeri giordani di Cultura e Acqua e Irrigazione, è stato rinviato a data da destinarsi. La causa è da ricondurre al blocco temporaneo dello spazio aereo giordano, disposto a scopo precauzionale dal governo del Paese dopo l’attivazione delle sirene di allarme anche nella capitale Amman. Il team italiano, pronto alla partenza, resta in attesa di una nuova finestra utile per recarsi in loco: la ripresa dei voli, secondo quanto comunicato dalle autorità locali, potrebbe avvenire entro la fine del mese.

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