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Studenti dalla Slovenia per ricordare i partigiani uccisi a Caprese

Dušan Bordon e Pjotr “il russo” caddero per mano della Guardia nazionale repubblicana il 13 aprile 1944; appuntamenti anche a Sansepolcro e Anghiari

Le urne con i resti di Dušan Bordon e Pjotr il russo (“partizan Petar” nell’iscrizione) nel Sacrario degli Slavi di Sansepolcro (foto TeverePost)

Nell’80° anniversario dell’uccisione di Dušan Bordon e di Pjotr (Pëtr) il russo, avvenuta il 13 aprile 1944 durante un rastrellamento fascista, il sacrificio dei due partigiani verrà ricordato con l’inaugurazione di una lapide a Samprocino di Caprese Michelangelo, dove i due partigiani trovarono la morte. L’iniziativa vedrà la presenza di una nutrita delegazione proveniente dalla Slovenia, composta di studenti e docenti della scuola di Capodistria intitolata a Bordon e dei rappresentanti locali e nazionali dell’associazione resistenziale slovena ZZB NOB.

La delegazione arriverà nel primo pomeriggio di domani, venerdì 12, e farà visita dapprima al Sacrario degli Slavi di Sansepolcro (ore 15) e poi al Parco della Memoria di Renicci ad Anghiari (ore 16.30). Sabato mattina, giorno dell’anniversario dell’uccisione dei due partigiani, una prima tappa è prevista per le 10 al cimitero di Samprocino, dove Bordon e Piotr furono inizialmente tumulati prima di essere traslati al Sacrario; alle 10.30 verrà quindi inaugurata la lapide fatta realizzare dall’Anpi, in particolare grazie all’impegno dell’ex sindaco Antonio Acquisti.

Bordon era nato a Trieste il 16 dicembre 1920, e con i genitori istriani si era trasferito nell’allora Regno di Jugoslavia dopo l’avvento del fascismo. Studente di filosofia e militante comunista, era attivo nelle organizzazioni studentesche e operaie anche come pubblicista. Dopo l’occupazione fascista della provincia di Lubiana fu arrestato con il fratello maggiore Rado e inviato in diversi campi di prigionia in Italia, fino ad essere internato in quello di Renicci nel luglio 1943. I fratelli Bordon, con i tanti altri detenuti, fuggirono da Renicci dopo l’armistizio dell’8 settembre. Rimasto a combattere in Valtiberina, Dušan fu commissario politico della 23ª Brigata Garibaldi “Pio Borri” e comandò il reparto slavi.

Rado Bordon sulla tomba del fratello a Samprocino (foto recuperata da Mirco Draghi)

Morì insieme a un compagno sovietico in uno scontro a fuoco con i fascisti della Guardia nazionale repubblicana. Il fratello Rado (1915-1992) riuscì invece a rientrare in patria e si affermò nella Jugoslavia socialista come poeta e traduttore. Meno notizie si hanno del partigiano caduto insieme a Dušan Bordon a Samprocino, il cui cognome è attestato come Fesipovic o Fosipovie (e che potrebbe essere più verosimilmente Esipovič o Osipovič).

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