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40 anni fa la morte del professor Panerai, storico primario dell’ospedale di Sansepolcro

Seppe far compiere il salto di qualità all’unità di medicina e conquistare la stima e l’affetto dei biturgensi

Il professor Alessandro Panerai

È stato il medico che ha lasciato un’impronta indelebile in quelli che una volta erano gli Spedali Riuniti di Sansepolcro e che oggi è l’Ospedale della Valtiberina. Una forte impronta sia professionale che umana. Un medico amatissimo dalla comunità, che però se n’è andato prematuramente a soli 55 anni. Se ricordiamo una volta di più con piacere il professor Alessandro Panerai, il medico venuto da Firenze, è perché sono trascorsi 40 esatti dalla sua scomparsa, datata 11 novembre 1984.

Chi oggi con l’età è intorno alla sessantina e più, ricorderà bene questo elegante e distinto signore con la capigliatura rossa, in perenne giacca e cravatta e con il sorriso rassicurante, verso il quale c’era grande stima; il dottor Panerai era arrivato a Sansepolcro nel 1971, a 42 anni, per cui aveva fatto una precisa scelta di vita, lasciando la città nella quale era nato nel 1929 e dove si era laureato, prendendo la specializzazione in endocrinologia e medicina interna. Aveva sostenuto poi la docenza nazionale con l’abilitazione all’insegnamento universitario e questo è il motivo per il quale gli spettava di diritto l’appellativo anche di professore.

Fino a quel momento, la divisione di medicina a Sansepolcro non aveva avuto un primario; venne indetto il concorso, vinto dal professor Panerai, che un collega aveva convinto ad accettare in Valtiberina, lasciando la clinica medica fiorentina del professor Antonio Lunedei nella quale lavorava. L’impatto con la nuova realtà non avrebbe potuto essere migliore: riuscì infatti a legare con gli altri medici, con il personale sanitario e con la gente del Borgo. E fin da subito furono grandi la stima e la fiducia che seppe conquistarsi; la sua presenza era motivo di sicurezza, nella certezza che con il professor Panerai l’ospedale di Sansepolcro sarebbe salito di livello. Magari – questo sì – il contesto logistico lasciava molto a desiderare nel vetusto edificio di via della Misericordia; il nuovo ospedale, quello attuale in una zona collinare e fuori dal centro storico, era in fase avanzata e poco sarebbe mancato al completamento, ma alla fine ci vollero dal suo arrivo cinque anni, prima che nel novembre del 1976 il trasferimento venisse compiuto. In quel periodo, la chirurgia aveva per primario il professor Piero Forconi, ma operavano anche i dottori Francesco Berra ed Ernesto Stangoni, che era nell’ospedale di Pieve Santo Stefano.

Il professor Panerai seppe riorganizzare anche il vecchio plesso sanitario, fin quando non entrò in funzione il nuovo. Totalmente immerso nella sua professione, da lui intrapresa con il giusto spirito della missione, il professor Panerai non aveva inizialmente nemmeno un appartamento nel quale vivere: alloggiava infatti all’hotel “La Balestra” (oggi chiuso), che allora era l’albergo principale di Sansepolcro e non appena gli era possibile tornava a Firenze per far visita a genitori e fratelli. Competente in materia ed elegante nei modi, aveva la grande dote di far stare a suo agio il paziente, come ricorda la moglie, la dottoressa Cosetta Gasparri, medico anche lei; si erano conosciuti per motivi professionali. “Aveva l’umanità di rapportarsi con la persona in modo anche semplice – ci aveva detto proprio la moglie – condividendo le situazioni familiari di difficoltà generate dalle malattie. La sua disponibilità a livello di orari era poi praticamente infinita. Ecco perché a lui si erano affezionati tutti, a cominciare da colleghi e infermieri, perché l’esperienza che aveva maturato da docente l’aveva messa al servizio dei singoli medici allo scopo di aumentare le loro conoscenze”. E di ognuno di essi aveva fatto uno specialista: Fausto Tommasoli in gastroenterologia, Marcello Bolognesi in ematologia, Giorgio Vannini in cardiologia, Cosetta Gasparri in malattie del diabete, Pietro Nucci in nefrologia, Carlo Spini in fisiatria, Giuseppe De Silvestro in angiologia e poi Sandro Attala e Rossana Martorella.

Ben presto, insomma, il professor Panerai aveva creato attorno a sé un’equipe così valida da fare della medicina della Valtiberina uno dei punti di eccellenza. Lui era la figura di riferimento: verso chi ancora non lo conosceva, incuteva all’inizio un involontario atteggiamento di soggezione, che però svaniva non appena questo medico, persona fondamentalmente riservata, mostrava tutta la sua comprensione verso il malato con un atteggiamento che trasmetteva fiducia e speranza. Da buon fiorentino, poi, ci metteva ogni tanto anche un sano pizzico di ironia, senza perdere la sua signorilità. A Sansepolcro, il professor Panerai si sarebbe alla fine anche accasato, conoscendo e sposando la dottoressa Cosetta Gasparri, che faceva parte – come già ricordato – della squadra di medici da lui guidata. Un matrimonio celebrato nel 1980 e reso felice dalla nascita, nel 1982, del figlio Francesco, oggi ingegnere dalla carriera brillante costruita oltre oceano Atlantico. Aveva soltanto due anni, Francesco, quando ha perso il padre, del quale non può ricordare momenti specifici vissuti assieme, perché ancora troppo piccolo, ma questo non gli ha certo scalfito l’orgoglio nei confronti del genitore, alimentato dai tanti racconti di chi lo ha conosciuto ed elogiato anche come persona.

Purtroppo, una malattia incurabile ha posto fine troppo presto all’esistenza del professor Panerai e la riprova ulteriore di cosa avesse rappresentato per Sansepolcro e per la Valtiberina la si è avuta il giorno del funerale in una cattedrale strapiena di gente, ma con i biturgensi pronti a porgere l’ultimo saluto anche lungo la strada mentre passava il feretro. Un autentico bagno di folla. Per ricordare la sua figura e il suo impegno, era stata creata la Fondazione Alessandro Panerai, che nella seconda metà degli anni ’90 si rese protagonista di una eccezionale campagna di solidarietà finalizzata a dotare l’ospedale della Tac, obiettivo che andò presto in porto con l’inaugurazione nel 1998. Venti anni più tardi, nel 2018, la Fondazione è stata chiusa a causa della scomparsa di gran parte dei medici e degli infermieri che l’avevano avviata assieme alla dottoressa Gasparri, sua moglie, che ne aveva voluto l’istituzione: i soldi rimasti in cassa vennero devoluti per la divisione di oncologia.

Al professor Panerai è stata anche intitolata una strada della zona residenziale di pregio che sta dietro il Centro Commerciale Valtiberino, in quell’area che ancora i più conoscono con il termine di Villaggio Buitoni. Un modo per rendere immortale l’immagine del medico che si era fatto ben presto amare dalla città che sarebbe diventata la sua patria adottiva.

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