Si chiamava Leone anche il papa che istituì la diocesi di Sansepolcro, la quale a sua volta acquisì per questo motivo anche il titolo di “città”. Quando giovedì 8 maggio è stato proclamato il nuovo pontefice, Robert Francis Prevost, che ha scelto di chiamarsi Leone XIV, la memoria è tornata anche al predecessore Leone X, al secolo Giovanni di Lorenzo de’ Medici, che nel 1520 esaudì il desiderio di una Sansepolcro già passata da quasi 80 anni alla Repubblica Fiorentina. Due i motivi di fondo alla base di questa richiesta: la strana situazione venutasi a creare, ossia quella di una realtà appartenente a uno Stato e allo stesso tempo a una diocesi, quella di Città di Castello, che invece faceva capo a un altro Stato; in secondo luogo, la voglia di autonomia rispetto a Città di Castello, tanto più che nel frattempo Sansepolcro si era evoluta sotto ogni punto di vista, compreso quello economico.
La diocesi di Sansepolcro venne eretta da papa Leone X con due bolle, la prima del 1515 poi reiterata e la seconda del 1520; il 17 settembre 1520 è pertanto la data ufficiale della nascita della diocesi e in automatico dell’elevazione a città; la nuova diocesi era la parte di quella tifernate che ora era compresa nel territorio della Repubblica Fiorentina. Contestualmente, fu fondato il Capitolo della Cattedrale, formato da 3 dignità (Proposto, Arcidiacono, Arciprete) e 10 canonici. Le prebende furono quasi tutte formate con benefici di chiese diocesane. Fin da subito, la nuova diocesi comprese anche l’Alta Valle del Savio (Romagna Toscana), con centri quali Bagno di Romagna, San Piero e Alfero; nel 1779 le fu aggregato il “nullius diocesis” di Sestino e nel 1785 quello di Galeata. Poi, nell’ambito della riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche italiane, 50 anni fa (nel 1975) fu scorporato il territorio romagnolo e dal 1986 la parte toscana è compresa nella nuova Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
Galeotto Graziani è stato l’ultimo abate e il primo dei 37 vescovi finora avvicendatisi nella storia della diocesi di Sansepolcro. Anche se purtroppo la titolarità di vescovo fu per lui di breve durata, appena 16 mesi: la forte epidemia di peste divampata in quel periodo sterminò infatti oltre la metà degli abitanti di allora, che erano intorno ai 6mila. Fra le vittime, ci fu anche il vescovo Graziani, morto il 15 aprile 1522. Gli successe il primo esponente della famiglia fiorentina dei Tornabuoni, Leonardo, al quale papa Leone X aveva riconosciuto il diritto di successione a Galeotto Graziani. Papa Adriano VI lo consacrò vescovo il 31 agosto 1522 e Leonardo Tornabuoni è tuttora detentore di un primato anagrafico: con i suoi soli 28 anni di età, resta il vescovo più giovane nella storia di Sansepolcro. In quella estate del 1522, miseria e terrore si aggiunsero alle tante morti: Leonardo Tornabuoni prese possesso della diocesi attraverso il suo procuratore, Donato Bocchi, che era il proposto della cattedrale. L’ingresso posticipato al gennaio del 1524 è giustificabile quindi con il timore del contagio dalla peste che lo avrebbe assalito. La prima visita pastorale del vescovo Leonardo Tornabuoni nella diocesi di Sansepolcro reca la data del 3 marzo 1525: solo così, il prelato avrebbe avuto una conoscenza diretta delle condizioni del popolo, al fine di capirne i bisogni e quindi di agire di conseguenza. Il vescovo si comportò dunque da buon pastore, oltre che aver anticipato il Concilio di Trento; la visita pastorale prese il via nella cattedrale e si estese alle altre chiese dell’ambito diocesano.
Il 1525 è anche Anno Santo, di quelli che a Sansepolcro si faranno ricordare, perché papa Clemente VII fece visita alla città e il vescovo Tornabuoni lo volle come suo ospite. Al Borgo c’era subbuglio in quel periodo fra i sostenitori dell’imperatore e quelli del papa. La seconda breve visita dello stesso pontefice fu quella del 1530, quando si stava recando a Bologna. Gli abitanti di Sansepolcro tentarono di far dimenticare un recente passato di ostilità verso il pontefice. Clemente VII pernottò in vescovado, ospite ancora una volta di Leonardo Tornabuoni.
Da allora, trascorreranno 482 anni prima di rivedere a Sansepolcro un altro papa, nella persona di Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, che in quel piovoso 13 maggio 2012 atterrò dall’elicottero e raggiunse il centro di una città che stava celebrando il millennio della sua fondazione. Nonostante il maltempo, fu grande festa in una domenica consegnata anch’essa alla storia e memorabile anche per il famoso bacio sulla guancia del sindaco Daniela Frullani al pontefice. Un fatto tanto inedito quanto piacevole, che senza dubbio fece notizia.