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“Forestiero” è chi ha uno sguardo diverso sulle cose

Intervista alla redazione di “La Forestiera”, rivista valtiberina

Essere stranieri in una terra diversa dalla propria è sempre un momento complicato. Tuttavia, il punto di vista di chi è nuovo in un contesto può rivelare bellezze e potenzialità che, a volte, le persone del luogo non riescono a vedere poiché troppo abituate.

La Forestiera è un progetto editoriale che parte proprio da qui: un gruppo di persone che hanno scelto la Valtiberina come casa, ma che però usano le loro storie, tutte diverse e tutte uniche, per leggere e raccontare il territorio intorno a loro. Una piccola pubblicazione cartacea indipendente, stampata a Sansepolcro e poi distribuita in vari punti dell’alta valle tra Toscana e Umbria.

I temi sono i più vari, dalla rubrica dedicata all’arte alla “pagina degli eventi”. Un progetto inedito per un contesto di provincia, ispirato dalla volontà della redazione di arricchire e investire nel patrimonio culturale locale. Il termine “forestiero” ha un significato più grande del luogo di nascita scritto sul documento. Abbiamo incontrato la redazione, che ha scelto di farsi chiamare solo con il nome collettivo “La Forestiera”, per farci raccontare di più sul loro progetto.

“Forestiero” è chi ha uno sguardo diverso sulle cose - Le nostre storie | TTV.it
Foto: Anna Schweitzer

Come nasce La Forestiera?

Il progetto è nato dopo un anno e mezzo di vita in Valtiberina. Ci siamo chiesti come fanno i luoghi periferici a sopravvivere e ad essere amati. Questa domanda veniva da una desiderio di ritrovarsi con delle persone a discutere del mondo, parlare di cultura, politica, arte. C’era il bisogno di sentirsi parte di una comunità. Abbiamo pensato che la rivista potesse essere uno strumento interessante. Un giorno una di noi ha scritto un testo che riguardava il suo modo di stare qui, con un po’ di frustrazione e di critica. Lo ha mandato ad alcune persone con un invito a piè di pagina a inviare dei contenuti in risposta, utilizzando ognuno i propri linguaggi. Nel mese successivo tutte le persone hanno mandato dei contenuti bellissimi: c’è chi ha mandato un ricordo del suo viaggio in Australia che poi è diventata il pezzo Lettere dall’altro mondo, presente nel nostro numero 0. Un altro amico ci ha mandato una playlist. La forma del primo numero è nata a partire dai contenuti delle persone che hanno risposto e hanno deciso di partecipare.

Come definite il prodotto che avete pubblicato? All’apparenza ricorda le fanzine controculturali del passato.

In realtà la definizione più giusta è “una rivista di intimismo culturale”. Noi crediamo che i luoghi in cui si vive debbano essere anche un po’ immaginati, e questo esperimento ci aiuta a ripensare lo spazio intorno a noi in maniera diversa.

Il filo rosso che unisce il vostro lavoro è di esservi ritrovati in Valtiberina pur provenendo da luoghi molto diversi tra loro, ma chi sono i forestieri?

Di base sono sì le persone che decidono di vivere in un luogo diverso da quello natio, poi però ci sono anche coloro che nascono in un posto, si trasferiscono altrove e poi decidono di tornare dopo molto tempo. In realtà tutti possiamo essere forestieri quando adottiamo uno sguardo nuovo sul mondo che ci circonda. “Forestiero” è colui che ha un punto di vista diverso sulle cose.

A gennaio 2025 è stato pubblicato il vostro Numero 0, una rivista cartacea stampata in bianco e nero. Come mai, in un mondo sempre più digitale, avete adottato questa scelta analogica?

Non abbiamo mai messo in dubbio l’idea del prodotto cartaceo perché è uno strumento di relazione, un oggetto che fa da intermediario tra le persone. La rivista permette di incontrarsi e parlarsi. Oggi siamo sempre dentro una moltitudine di cose online e non volevamo che il nostro lavoro andasse perso nel flusso. Oggi ci stiamo interrogando sulla distribuzione, ma per il momento ognuno di noi si occupa di lasciare un po’ di copie in giro per la Valtiberina (e oltre).

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Foto: Anna Schweitzer

Il vostro prossimo numero è prossimo alla pubblicazione: dove sarà possibile trovarlo il 10 aprile?

In giro! Se qualcuno è interessato ad averne una copia a tutti i costi, può scrivere alla nostra mail, ma in ogni caso quello che consigliamo è di cercare la propria copia dentro la Valtiberina. La rivista esce ogni due mesi, quindi ha un tempo lento nella fruizione. Si può trovare al bar, in biblioteca, ma anche se un tuo amico te la regala. La rivista è fatta per viaggiare, non per essere lasciata ferma in un luogo.

Abbiamo parlato dei forestieri, ma qual è il rapporto con gli indigeni, le persone nate e cresciute in un luogo?

Noi non cerchiamo di insegnare loro le cose, di far credere che abbiamo capito ciò che a loro era ignoto. La prima preoccupazione che abbiamo avuto scrivendo era quella di non offendere le persone del posto comunicando magari dei pensieri critici. Pensiamo però che noi, che abbiamo scelto di vivere qui anziché altrove, possiamo contribuire alla vita del posto in cui abitiamo con le nostre idee. Non c’è supponenza o superiorità. Per noi, fare una cosa in questo territorio è un investimento, un atto di devozione. Questa rivista parla della Valtiberina, che è un posto di cui difficilmente si parla fuori. Siamo tutti venuti qui per stare qui.

Altro contenuto interessante di La Forestiera è l’ecfrasi sull’opera d’arte. Come nasce quest’idea?

Dal fatto che tutti possono guardare un’opera d’arte e non è necessario essere un critico per capirla. L’articolo si chiama Percezioni di una distanza perché ci poniamo sempre molto lontani dall’opera. Ci chiediamo sempre informazioni sull’autore e sul perché si trovi in quel luogo. La storia di contesto è sempre molto interessante, ma la cosa bella dell’ecfrasi è che non ti servono informazioni pregresse per apprezzare l’opera.

L’ecfrasi parte da un dettaglio: vedi una nuvola gonfia di pioggia e già lì ti accorgi che c’è una drammaticità. Da qui è nata la voglia di descrivere un quadro con gli strumenti che abbiamo. Da poco abbiamo visto la Deposizione di Rosso Fiorentino nella chiesa di San Lorenzo a Sansepolcro e abbiamo voluto parlare delle opere di questa zona. L’idea è di vedere l’opera d’arte con i propri strumenti. A volte lo sguardo di una persona che non è un critico d’arte è molto interessante.

Come organizzate i contributi e dividete il lavoro interno per realizzare il prodotto?

Attraverso le assemblee, che è un sistema che ci piace molto. Persone di qualsiasi provenienza, di qualsiasi età possono ritrovarsi e parlare dei temi che sono per lo più importanti: politica, sociale, ciò che coinvolge la propria emotività. Nell’idea dell’assemblea noi siamo lì per parlare di alcuni temi, si crea una comunità che poi ha voglia di continuare un percorso. Inoltre, credo che il confronto ci offra l’opportunità di approfondire il nostro lavoro con la riflessione, ad esempio su chi sia il pubblico, il lettore ideale di un articolo.

Questo è un aspetto importante: qual è il pubblico della Forestiera?

Ognuno di noi ha un pubblico di riferimento. Una cosa bella della Forestiera è che è libera e ognuno può lavorare come preferisce. La rubrica Lettere dall’altro mondo parla di un viaggio fatto in Australia e si rivolge ai giovani. Poi c’è Happennino Tiberino che parla di questo luogo e si rivolge alle persone di qui. Molti si lamentano che questo sia un posto dove non c’è niente da fare, ma non è vero. Le attività ci sono e sono bellissime. Happennino Tiberino è una rubrica con gli eventi e i luoghi che meritano di essere frequentanti, con tanto di spiegazione.

E i collaboratori?

Sono i partecipanti alle assemblee. Tutti sono liberi di invitare persone che conoscono. Cerchiamo di essere selettivi verso i partecipanti ma perché cerchiamo persone disposte a dedicarsi al progetto e ne condividano gli intenti.

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Foto: Anna Schweitzer

Per chi volesse approfondire la vostra conoscenza, come può informarsi?

Può scriverci una mail all’indirizzo forestiereforestieri@gmail.com e leggere La Forestiera. Attualmente stiamo lavorando a un sito in cui si tenga traccia dei numeri e di una mappa dei luoghi dove trovare la rivista. Tuttavia uno potrebbe non trovare la rivista perché qualcuno è arrivato prima di lui, quindi bisogna affrettarsi. Vorremmo anche provare a creare degli incontri pubblici in cui presentare il nostro lavoro alla comunità.

Quali sono gli obiettivi che vi siete dati nel prossimo futuro?

Il nostro sogno è di riuscire a pubblicare almeno sei numeri nel corso dell’anno. Vorremmo che il ruolo dell’assemblea venisse potenziato e diventasse un appuntamento fisso con cadenza mensile. Ci piacerebbe inoltre che La Forestiera si trasformasse in delle azioni. Infine vorremmo che la rubrica Happennino Tiberino ricevesse il contributo dei lettori per diventare uno scambio e condividere le cose belle che succedono intorno a noi in Valtiberina.  

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