Sul dibattuto tema della collocazione della Madonna del Parto si è registrato nei giorni scorsi il commento della storica dell’arte Benedetta Colombo, divulgatrice nei social con lo pseudonimo di Benedetta Artefacile, che è stata ospite di una delle tappe del Festival dei Cammini di Francesco a Città di Castello. “A un certo punto – ha detto Colombo commentando il celebre affresco monterchiese – quest’opera viene presa dalla chiesa in cui si trova e viene in un’ex scuola riconvertita a museo. E alla gente del paese non è che questa cosa vada proprio giù, anzi, inizia a protestare, perché quest’opera d’arte non è soltanto un’immagine votiva, non è soltanto un’opera d’arte che tutti potevano vedere quando volevano e tutti potevano fruire, ma è una di loro. La Madonna è una di loro e nel momento in cui l’opera d’arte che è di tutti viene estrapolata e viene messa in un posto dove c’è un biglietto da pagare non è la stessa cosa. Poi si può discutere di conservazione – ha precisato – però non è la stessa cosa”.
“La Corte di Cassazione nel 2022 – ha ricordato la storica dell’arte – ha dato ragione alla gente del posto e ha detto che quest’opera dovrà tornare nella sua sede iniziale. Questo ci spiega tantissimo di come noi vediamo le opere d’arte e soprattutto di quello che significano per noi”. Perché la Madonna del Parto “non è soltanto una cosa calata dal cielo e messa lì e che dove va va, tanto l’importante è che sia conservata, ma è qualcosa che ci riguarda da vicino, perché parla di noi ancora oggi”.
Piero della Francesca ha infatti descritto un’esperienza che vale “per le donne del Quattrocento e per le donne di oggi”, mostrando la gravidanza come “qualcosa di mistico, di nuovo, che cambia il corpo, che è bellissimo perché porta a una nuova vita, ma che è anche stancante, difficile, complicato. E soprattutto – ha detto ancora Colombo – le donne che lo provano si possono riconoscere nelle altre che l’hanno provato, anche se l’altra persona è lei, la donna più santa e pura per definizione. Secondo me questa è la grandezza della storia dell’arte, poterci continuamente raccontare delle storie in cui possiamo rivederci”, ha concluso.