La Befania è una tradizione popolare che si radica profondamente nella storia della Montagna, frazione del comune di Sansepolcro. Tra i primi a studiarla vi fu Angiolo Mariucci, che nel 1933 sulla rivista L’Alta Valle del Tevere (n. 1, pp. 9-12) raccontava di gruppi di Befani che la mattina del 5 gennaio partivano “di buon’ora, fermandosi ad ogni casolare fino al più lontano abituro”, dove arrivavano a notte fonda. In ciascun luogo chiedevano ospitalità con la musica di un violino e un canto sulla nascità di Gesù e l’arrivo dei Re Magi. Ottenuti doni in natura o in denaro, i musicanti ripartivano fino a concludere il giro davanti alla Chiesa parrocchiale la mattina del 6 gennaio.
Mariucci, insieme al maestro Vittorio Cerrai, già in precedenza aveva intervistato uno dei più vecchi violinisti della Montagna, tale Bigiarino. Nel 1933, con quest’ultimo ormai passato a miglior vita, lo studioso commentava con rammarico il fatto che “il tradizionale violino, un tempo molto diffuso”, era stato “detronizzato dall’organetto”; ma al tempo stesso sottolineava come non fosse casuale la conservazione proprio alla Montagna di “tradizioni che altrove vanno scomparendo per dar luogo a quel grigiore uniforme della vita propria dell’età contemporanea”.
Secondo Mariucci alla sopravvivenza della Befania avrebbero contribuito l’ubicazione della frazione, “alla periferia del territorio comunale, in regione alpestre”, e “la povertà della sua economia agraria”, per cui la Montagna sarebbe rimasta “chiusa nei secoli a quello che di solito è il flusso incessante della vita”. E avrebbe inciso “la stessa costituzione fisica degli abitanti, tra i quali prevale il tipo biondo”, visto che “quelle genti altro non [sarebbero] che un reliquato di un antichissimo popolo sorto dal connubio di autoctoni con i barbari del settentrione”.
Sul tema dell’evoluzione dei culti e delle tradizioni del territorio si è ampiamente soffermato sulla rivista Etnie Giovanni Nocentini, secondo cui, tra l’altro, “possiamo ipotizzare che la festa dell’Epifania alla Montagna abbia soppiantato, assorbendone certi elementi, un culto pagano a un dio solare. Il quale dio potrebbe essere Giano (…), ma più probabilmente Ercole”. Del resto origini molto antiche permettono di spiegare la diffusione di tradizioni spesso assai simili non solo nel resto della Toscana e del Centro Italia, ma anche all’estero.
Per quanto riguarda la documentazione e la rivitalizzazione della Befania alla Montagna, un ruolo significativo fu giocato nella seconda metà degli anni Sessanta da un giovane Fausto Braganti, ispirato dal lavoro di ricerca sul canto popolare toscano e italiano allora portato avanti da Caterina Bueno. Con degli amici e un registratore si recò sul posto in cerca di testimonianze, stimolando una ripresa dell’usanza. “Mi è stato detto che la tradizione continua ancora oggi e questo mi fa contento”, avrebbe poi scritto nel 2009 nel suo prezioso diario M’Arcordo.
La Befania, ripresa nel 1968, fu portata avanti negli anni successivi in particolare per iniziativa del fisarmonicista Terzilio Valentini, dapprima in modo saltuario, quando rientrava alla Montagna dalla Svizzera dove viveva, e poi stabilmente, dopo il suo ritorno a casa definitivo con la pensione, negli anni Novanta. La tradizione non si è interrotta nemmeno con la scomparsa del principale animatore, avvenuta nel 2013. L’eredità alla fisarmonica è stata raccolta da Andrea Tomassini, mentre col tempo si sono aggiunti altri stumenti e ai “vecchi” befani si sono uniti anche diversi giovani che con entusiasmo continuano a portare di casa in casa momenti di allegria, comunità e convivialità. Senza dimenticare la solidarietà, visto che le offerte e i doni raccolti vengono sempre devoluti a progetti benefici.
“Quest’anno siamo impegnati per quattro sere più la giornata di lunedì”, dice il befano Gian Franco Valentini, che prosegue con grande passione l’opera dello zio Terzilio. “Giriamo quasi tutta la Valtiberina, da Cerbara fino a Viamaggio. Chiediamo La volete la Befana?, e se dicono di sì entriamo nelle case. È bellissimo vedere l’allegria e la gioia con cui veniamo accolti, mi emoziona raccontare come si illuminano gli occhi alle persone anziane che ricordano questa musica. La gente vede una tradizione che si rinnova, i bambini la conoscono per la prima volta. La Befania si lega al passato con la speranza nel futuro, e noi facciamo il possibile per tramandarla”.
