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Operaio morto sul lavoro: il comune di Genova pagherà il funerale

Le esequie si terranno a Sansepolcro, nella chiesa di San Paolo, poi il feretro partirà alla volta di Roma

Il cantiere del Memoriale Ponte Morandi in un’immagine di repertorio (smart.comune.genova.it)

Sarà il Comune di Genova a pagare le spese del servizio funebre di Marco Ricci, l’operaio edile di 39 anni morto dopo essere caduto giovedì scorso per oltre 10 metri, mentre lavorava nei cantieri di realizzazione della ludoteca nel «Parco del ponte». Siamo nel Memoriale delle vittime del crollo di Ponte Morandi.

Le esequie, che saranno celebrate nella parrocchia di San Paolo a Sansepolcro, dove l’uomo risiedeva, saranno gestite da Asef, la partecipata del Comune per i servizi funebri, che si occuperà poi di trasferire il feretro nel cimitero Flaminio di Roma. La data in cui la salma sarà trasferita è ancora da stabilire: in ballo vi è infatti anche l’attività delle autorità giudiziarie, che ne hanno disposto l’esame autoptico. Una volta eseguita l’autopsia – affidata al medico legale Camilla Tettamanti – e dopo i relativi risultati, si saprà qualcosa in più sulla morte di Marco Ricci.  La vittima, sul piano formale, non sarebbe risultata presente laddove ha perso la vita; in altre parole, l’imprenditore titolare della carpenteria di Sansepolcro affidataria del subappalto – e della quale Ricci era dipendente – non avrebbe segnalato il temporaneo trasferimento nel cantiere di Genova. La caduta dalla tromba dell’ascensore (un volo di 12 metri e 60 centimetri) avrebbe provocato un arresto cardiaco del quale si sono subito accorti i soccorritori del 118 al loro arrivo, che sono riusciti a rianimare Ricci, ma la situazione appariva compromessa già in quel momento, tanto che a distanza di 12 ore dal trasferimento nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Martino è sopraggiunto il decesso. Era la mattinata di venerdì scorso.

Per ciò che riguarda la dinamica dell’incidente, con il passare dei giorni sembra emergere qualche particolare in più: le assi a protezione del vano ascensore che avrebbero dovuto essere fissate e che invece non lo erano e anche l’assenza della griglia di protezione proprio per prevenire il verificarsi di cadute accidentali e anche delle diverse protezioni di sicurezza che avrebbero rilevato gli ispettori dell’ufficio di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro (Psal) della Asl 3. Se insomma la necessaria barriera avesse chiuso l’accesso alla tromba dell’ascensore, Ricci non sarebbe arrivato alla tavola che per lui si è poi trasformata in una trappola mortale.

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