È un piccolo Comune della Sabina, in provincia di Rieti, situato a 700 metri di altitudine sul livello del mare e alle pendici del monte Lacerone: 1500 abitanti, ma con la sua fama internazionale legata al primo presepio della storia, ideato da San Francesco di Assisi. Si tratta ovviamente di Greccio, oggi tappa del Cammino di Francesco e paese che fa parte del club dei “Borghi più belli d’Italia”. L’attrattiva principale è il santuario fondato dal serafico, nel quale vi allestì il primo presepe. Che era vivente, non lo dimentichiamo, poi a distanza di qualche decennio sarebbe nato anche quello inanimato.
Prima di proseguire, soffermiamoci sull’etimologia della parola “presepe”, o presepio, che deriva dal latino “praesaepe”, ovvero mangiatoia, il luogo nel quale è stato messo Gesù Bambino e il motivo è semplice: allora era infatti consuetudine che i bambini nascessero nella stalla; era il luogo più caldo della casa in quanto riscaldato dal fiato degli animali. Perché quella decisione di San Francesco di ricostruire lo scenario della natività, dalla quale sarebbe nata una fra le tradizioni più solide del Natale assieme a quella dell’albero? Oggi, in ogni casa c’è per Natale un albero di luci colorate che accende l’atmosfera, ma difficilmente manca anche il presepe: che si tratti di una capanna, di un piccolo allestimento preconfezionato o di un qualcosa di composto, la presenza di un presepe è un segnale di ulteriore e forte calore.
Non solo: nel periodo delle festività, è la visita ai presepi il tipo di escursione preferita, percorrendo spesso anche diversi chilometri pur di girare per chiese, mostre, allestimenti particolari e rappresentazioni viventi che hanno il presepio al centro dell’attenzione. Perché il presepio è diventato cultura e fonte di ispirazione e di grande creatività; con il tempo, si sono creati veri e propri maestri del presepio, molti dei quali sono partiti per puro diletto. Più passa il tempo, insomma e più quella del presepe è divenuta un’arte che genera economia e indotto. Pensiamo soltanto agli appassionati che collezionano i presepi. Via San Gregorio Armeno, patria in assoluto del presepe napoletano, è da considerare un vero e proprio emblema dell’artigianato artistico italiano nel mondo.
24 dicembre 1223: il presepe “nasce” a Greccio
Ma torniamo al presepe originario, quello di San Francesco, che a Greccio si reca una prima volta nel 1209, riuscendo a porre fine alle calamità naturali che bersagliavano quella terra. Otto anni più tardi, nel 1217, l’allora Signore di Greccio, Giovanni Velita, chiede a Francesco di avvicinarsi al paese perché i fedeli potessero ascoltare la sua parola. Il serafico di Assisi compie nel 1220 un viaggio in Palestina ed è qui che dentro di lui nasce il desiderio di rievocare la nascita di Gesù. Al ritorno, traduce in pratica il suo desiderio e lo fa a Greccio perché questo paese gli ricorda Betlemme; chiede a Velita un luogo nella natura che potesse fungere da scenario per la rievocazione, facendo esplicito riferimento a una grotta nella quale avrebbe fatto costruire una mangiatoia e nella quale vi avrebbe portato bue e asinello.
Con l’autorizzazione da parte di papa Onorio III, il 24 dicembre del 1223, allo scoccare della mezzanotte, Greccio diventa il luogo del primo presepe della storia e i primi presepi sono tutti animati. Di fatto, quindi, i tanti presepi viventi organizzati nei centri più piccoli non sono altro, di fatto, che un ritorno al passato; o meglio, alle origini. La rappresentazione preparata da San Francesco non prevede le figure della Vergine Maria, di San Giuseppe e di Gesù Bambino; la Santa Messa di Greccio viene celebrata con un altare portatile sopra una mangiatoia nella quale vi sono il bue e l’asinello.
A descrivere per la prima volta il presepe vivente di San Francesco è fra Tommaso da Celano (1190-1265), scrittore e poeta che aveva composto le due “Vitae” di San Francesco e che nella prima racconta con dovizia di particolari la notte del primo presepe, che poi riprenderà Bonaventura da Bagnoregio nella “Leggenda maggiore”: “I frati si radunano, la popolazione accorre, il bosco risuona di voci, e quella venerabile notte diventa splendente di luci, solenne e sonora di laudi armoniose. L’uomo di Dio [Francesco] stava davanti alla mangiatoia, pieno di pietà, bagnato di lacrime, traboccante di gioia, Il rito solenne della messa viene celebrato sopra alla mangiatoia e Francesco canta il Santo Vangelo. Poi predica al popolo che lo circonda e parla della nascita del re povero che egli […] chiama ‘il bimbo di Betlemme’. Un cavaliere virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia e si era legato di grande familiarità all’uomo di Dio, messer Giovanni di Greccio, affermò di avere veduto, dentro la mangiatoia, un bellissimo bimbo addormentato che il beato Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno” (Bonaventura, Legenda maior, XX).
Ed è stata proprio la descrizione di Bonaventura a suggerire a Giotto la composizione dell’affresco del Presepe di Greccio che si trova nella basilica superiore di Assisi. La visione apparsa all’“uomo virtuoso”, messer Giovanni, è stata un primo miracolo legato al presepe vivente di Greccio. Il secondo avvenimento straordinario è rappresentato dai miracoli avvenuti per mezzo del fieno che la sera di Natale è stato posto sulla mangiatoia. Nella regione circostante molti animali colpiti da diverse malattie furono liberati dopo aver mangiato questo fieno e donne che soffrivano per un parto lungo e doloroso mettendosi addosso il fieno partorirono felicemente. Anche uomini e donne accorsi nel luogo della rievocazione, sofferenti di diversi mali, guarirono quella notte.

Arnolfo di Cambio l’artista del primo presepe inanimato
Per il primo presepe inanimato, invece, occorre attendere oltre 60 anni rispetto alla prima rappresentazione di quello vivente a Greccio. È stavolta siamo a Roma. A commissionarlo nel 1288 è papa Niccolò IV – il primo proveniente dall’ordine dei francescani – allo scultore toscano Arnolfo di Cambio (che era anche architetto e urbanista), cresciuto nella bottega di Nicola Pisano. Il presepe è composto dai tre Re Magi in adorazione al Bambino assieme a San Giuseppe, mentre la statua di Maria risale al XVI secolo. Il dato interessante è che Arnolfo di Cambio rifinisce nei dettagli solo le parti visibili allo spettatore, lasciando abbozzate quelle più nascoste.
Nel 1291 è pronta la prima rappresentazione plastica del presepe, con otto statuette che raffigurano i personaggi della Natività e i Re Magi; le sculture superstiti del primo presepe della storia, inizialmente inserite in una cappella dedicata alla Natività nella navata destra della Basilica di Santa Maria Maggiore, sono oggi collocate nella cripta della Cappella Sistina, sempre nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Da quel momento, l’usanza dei presepi inanimati si diffonde in tutto il mondo cristiano e tradizione vuole che il presepe si mantenga fino al giorno dell’Epifania, quando siamo soliti spostare le statuette dei Re Magi e portarle davanti alla capanna della Sacra Famiglia, ma sia in Italia e che in altri Paesi c’è chi prolunga la permanenza fino al 2 febbraio, giorno della Candelora.

Mostre ed eventi
In ogni città, paese, frazione o anche piccola località che essa sia, per Natale c’è sempre un presepe. Un tempo, i presepi più belli ed elaborati erano quelli che si ammiravano in esclusiva nelle chiese, che rimangono tutt’oggi oggetto di visita e con presepi che si sono “evoluti” nella loro realizzazione. Particolarmente suggestivi quelli nei quali – oltre alle luci che illuminano casine e villaggi – vi sono l’acqua che scorre, i personaggi meccanicamente animati e l’alternanza fra giorno e notte. Con il tempo, la passione ha creato veri e propri artisti del presepe e persino una scuola per chi vuol diventare presepaio, oltre agli inevitabili autodidatti che realizzano pezzi più o meno grandi. Altri scelgono materiali di ogni genere per realizzare le statue, altri ancora ricorrono a metalli e ceramiche di pregio e poi vi sono coloro che si specializzano nel presepe cosiddetto “a tema”. Vi sono poi i collezionisti, per i quali la caccia dura in eterno, dal momento che l’universo è fra i più vasti in assoluto.
I presepi sono oggi un elemento di grande richiamo anche dal punto di vista turistico, considerando le tante mostre allestite che diventano occasione di confronto fra le varie tradizioni d’Italia, d’Europa e del mondo. Città di Castello ha iniziato nel 2000 con la sua mostra, che è diventata una fra le più ricche e attraenti in assoluto; Sansepolcro sta seguendo le sue orme, dando molto spazio agli artigiani, in particolare a quelli dell’Alta Valle del Tevere, che sono diversi; sempre a Sansepolcro, da oltre 40 anni la società rionale di Porta Romana, con i suoi eccezionali volontari, ha il grande merito di riservare una sorpresa ai visitatori, cambiando di anno in anno gli scenari e sviluppando alla propria maniera il filo conduttore ispirato da un messaggio di alto valore religioso. Così Gesù Bambino è nato nel deserto come in Antartide, come nella stessa Sansepolcro. E ogni volta, questo presepe lascia a bocca aperta per il lavoro certosino e di alta qualità dei volontari, attenti anche al minimo dettaglio.
Per non parlare di Napoli e di via San Gregorio Armeno, potenza del genio e della creatività italiana, che ha saputo costruire un autentico mondo attorno al presepe, trasformandolo in un fenomeno culturale, senza tuttavia far passare in secondo piano il significato principale che il presepe deve assumere per chi professa la regione cattolica. Stesso discorso per i presepi viventi, che specie nelle località più piccole costituiscono un forte collante per tenere unita e rendere identitaria la comunità di riferimento. Un’altra magia del presepe.