A Villa Montesca dove nacque il “metodo Montessori”

La pedagogista Perino: “Crescere bambini autonomi significa avere cura di loro”

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29 Giugno 2023
Annalisa Perino a Villa Montesca

Annalisa Perino a Villa Montesca

Si è svolto nel parco di Villa Montesca a Città di Castello un incontro pubblico con la pedagogista montessoriana Annalisa Perino dal titolo Le regole che aiutano a crescere, inserito nel programma del Festival dei Cammini di Francesco dedicato quest’anno a “Regole, autonomia e libertà”.

Un luogo, quello scelto per l’appuntamento, particolarmente appropriato, visto che proprio qui nel 1909 Maria Montessori scrisse la prima bozza del Metodo della pedagogia scientifica. L’illustre educatrice e medico, che aveva già dato vita a Roma alla Casa dei Bambini, era stata infatti invitata a vedere con i propri occhi gli effetti del lavoro svolto dai baroni Franchetti a partire dai primissimi anni del secolo con la creazione delle scuole rurali di Montesca e Rovigliano, in cui grazie all’impegno e alle relazioni di Alice Hallgarten-Franchetti erano arrivate insegnanti da tutta Europa.

L’azione dei baroni Franchetti «si inseriva in un percorso che a livello mondiale e soprattutto europeo si chiamava del rinnovamento della scuola, dell’educazione nuova, della scuola attiva, che erano concetti innovativi», ha ricordato Perino. «Noi nel 2023 ancora pensiamo che il pensiero montessoriano sia innovativo, quindi qualcosa non ha funzionato: non siamo riusciti ad arrivare in modo capillare e diffuso nella scuola e nell’educazione dei bambini», ha constatato.

«Parlare di scuola attiva, di ambienti di apprendimento, di libertà, autonomia e responsabilità – ha ribadito la pedagogista – suona ancora come qualcosa di non raggiunto, non completato, ancora da ricercare». Il motivo di questa difficoltà, secondo Perino, va ricercato nella «fatica e il grandissimo impegno educativo necessari per mettere in pratica le parole meravigliose che la Montessori scrisse». La pedagogia montessoriana «sulla carta è facile o almeno comprensibile, è estremamente convincente anche perché lei lavorava con un approccio scientifico difficile da contraddire». È insomma «molto facile innamorarsene e rimanerne affascinati», ma «è molto molto impegnativo mettere in pratica quella pedagogia, quella filosofia di vita, quello sguardo sull’infanzia che dev’essere collettivo, condiviso e generalizzato».

Questo perché «crescere dei bambini autonomi significa avere cura di loro», che «è cosa ben diversa rispetto a prendersene cura. Ci prendiamo cura di un bambino – ha spiegato Perino – evitandogli le difficoltà, mentre avere cura di lui significa metterlo nelle condizioni di potersi prendere cura di sé stesso. Non devo rimuovere gli ostacoli ma dare al bambino gli strumenti per riconoscere i pericoli e per superarli».

La pedagogista ha inoltre messo in guardia rispetto al fatto che «far propria la filosofia montessoriana chiede tantissimo tempo: non si può diffondere il metodo tramite slogan come “Aiutami a fare da me”, “Montessori = libertà” o “Montessori = seggiolina piccolina”. Se rimango in superficie, come insegnante, genitore, nonno o tata, rischio di farmi tanto male e di fare tanto male ai bambini», ha detto Perino. «Se sto in superficie fraintendo e sbaglio a interpretare l’insegnamento che la Montessori ci vuole dare. Chi ha voglia di conoscere il suo pensiero deve almeno leggere dall’inizio alla fine tutti i suoi testi, perché quello di Maria Montessori è un pensiero denso e molto profondo».

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La pedagogista Perino: “Crescere bambini autonomi significa avere cura di loro”