Un restauro difficile e l’acquisizione di nuovi importanti dati

Ricostruite grazie a un complesso lavoro di studio e diagnostica alcune delle vicende che hanno riguardato l’“Assunzione e Incoronazione della Vergine” di Raffaellino del Colle

19 Settembre 2023
Confronto 2017-2023 Raffaellino

Particolare dell’opera nel 2017 (a sinistra) e oggi, dopo l’ultimo restauro

Grazie alla contestuale inaugurazione della mostra dedicata a Raffaellino del Colle, quello dell’Assunzione e incoronazione della Vergine al Museo Civico di Sansepolcro è stato sicuramente un ritorno in grande stile. La pala aveva infatti lasciato la città pierfrancescana nel 2018 quando fu trasferita nel deposito della Soprintendenza di San Vito, ad Arezzo, dopo che la stessa non era, comunque, già più esposta al pubblico in quanto divenuta parzialmente illeggibile in seguito ad un precedente restauro. Negli anni che vanno dal 2010 al 2015 l’opera fu infatti interessata da un lavoro di ripulitura che dopo aver scoperto l’esistenza di una seconda superficie cromatica sotto quella visibile, proseguì nella rimozione di una parte del primo strato con l’intento di fare riemergere quello che si presumeva essere l’originale.

Durante tale restauro fu in effetti considerata plausibile l’ipotesi che il tratto autentico di Raffaellino del Colle potesse essere quello sottostante, mentre una parte consistente dei segni superficiali potesse essere frutto di interventi sette/ottocenteschi che contribuivano a falsificare la pittura cinquecentesca. Le aree che furono interessate maggiormente dalla rimozione del primo strato cromatico furono la Madonna, San Giovanni e, soprattutto, la Maddalena. Una parte significativa di quest’ultima, come si può vedere dalla foto del 2017, venne totalmente ripulita perché da sotto emersero un altro volto e un altro corpo che, al contrario di quelli che stavano sopra, furono attribuiti a Raffaellino.

Maddalena 2017
L’altro volto della Maddalena (a sinistra) riaffiorato dopo la pulitura del primo restauro

Nel 2015 la Soprintendenza bloccò il restauro, asserendo che le operazioni eseguite fino a quel momento si erano spinte ben oltre i presupposti enunciati nella pratica autorizzativa ai lavori. Da quel momento in poi l’opera rimase al Museo Civico, senza però che la stessa potesse essere visibile ai visitatori e senza che un nuovo progetto di restauro potesse sbloccare lo stallo creatosi.

Così come ricordato durante la recente inaugurazione della mostra dalla Direttrice del Museo Civico Maria Cristina Giambagli, la svolta arrivò nel 2018, quando, appunto, la pala fu trasferita ad Arezzo e contestualmente si iniziò a lavorare ad un nuovo percorso di restauro che sarebbe stato definito in seguito ad un importante lavoro di studio e diagnostica. Questa volontà divenne concreta nei mesi seguenti grazie alle risorse economiche che l’Ermitage di San Pietroburgo riconobbe al Comune di Sansepolcro per il prestito del San Giuliano e del San Ludovico (si ricorda che i due affreschi parteciparono alla mostra su Piero del Francesca che si tenne nel museo russo da dicembre 2018 a marzo 2019).

In seguito alle approfondite attività di indagine sono quindi emerse informazioni che hanno consentito di capire meglio la storia dell’opera e le complesse vicende che l’hanno caratterizzata: in primis è emerso che lo strato pittorico più superficiale non è espressione di un intervento sette/ottocentesco, ma è prevalentemente da ricondurre alla metà del XVI secolo. Questo dato, di conseguenza, rende più che probabile il fatto che dopo una prima realizzazione, ultimata alla fine degli anni ‘30, possa essere stato lo stesso Raffaellino a rimettere mano al dipinto nei due decenni successivi. Questo potrebbe innanzitutto essere motivato dal fatto che la chiesa per la quale fu commissionata l'opera, Santa Maria della Neve (fuori Porta del Castello), venne abbattuta proprio attorno al 1530: dopo questo fatto la tavola venne collocata nella chiesa di Santa Maria Maddalena (poi degli Osservanti), consacrata nel 1539 ma, come riportato dallo studioso Marco Droghini, decorata internamente nel decennio seguente. Oltre che per questo motivo, Raffaellino potrebbe avere ridipinto alcuni soggetti e sezioni della pala anche in seguito ad un suo parziale incendio: nella parte retrostante del supporto ligneo sono infatti stati rilevati segni di bruciatura la cui maggiore concentrazione si localizza esattamente in prossimità della Maddalena.

Come spiegato dai restauratori, grazie alle analisi effettuate è stato possibile completare il restauro, recuperando il tratto e le forme di uno strato pittorico che precedentemente era stato considerato avulso e lontano da quello originale. Il tutto è stato svolto utilizzando una tecnica totalmente reversibile che non ha comunque impedito di recuperare magistralmente un’opera che da oggi potrà essere guardata con uno sguardo di rinnovata consapevolezza.

Assunzione e Incoronazione della Vergine
L’Assunzione e Incoronazione della Vergine come appare oggi

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Abstract
Ricostruite grazie a un complesso lavoro di studio e diagnostica alcune delle vicende che hanno riguardato l’“Assunzione e Incoronazione della Vergine” di Raffaellino del Colle