La Pieve Vecchia della Cisa
Cosa rimane e cosa si sa della chiesa più antica di Sansepolcro?
Il podere della Pieve Vecchia in una foto degli anni ‘70 (https://sansepolcroes.com)
Prima ancora della fondazione del Borgo (X secolo d.C.) la pieve di Santa Maria a Boccognano, conosciuta anche con l’appellativo di Pieve Vecchia, è stata uno degli edifici più importanti del territorio che oggi ricade nel Comune di Sansepolcro: una cosiddetta “chiesa-madre” che fin dall’epoca paleocristiana ha funto da cardine della vita religiosa, sociale e culturale di quelle comunità di persone che al tempo vivevano nell’area nord-occidentale della Valtiberina. Sorgendo lungo un asse viario romano che in molti tratti potrebbe identificarsi con l’attuale Strada Statale Tiberina 3 bis, in una zona ancora oggi chiamata Cisa, non è fuori luogo supporre – come sostenuto qualche anno fa da Giovanni Cecconi – che tale antica pieve possa essere stata edificata in un luogo non troppo distante da insediamenti popolati persino prima del VI secolo d.C.: secondo il linguista Enzo Mattesini il termine Cisa deriverebbe dal termine latino “caesa” e indicherebbe un terreno sottoposto a taglio della vegetazione, quindi disboscato per essere messo a coltura. Inoltre anche il toponimo “Boccognano” potrebbe discendere dal nome dei possedimenti fondiari di un’antica gens denominata, secondo Angelo Tafi, “Voconia”. Tali indizi toponomastici, sommati al rinvenimento di alcuni materiali archeologici di epoca romana, potrebbero effettivamente rendere plausibile questa ipotesi.
Quello che si sa per certo è che, come testimonia un atto notarile, nel 1044 la pieve di di Santa Maria in Boccognano esisteva ed era un importante edificio religioso. Nello stesso secolo, dopo un lungo periodo di prosperità, la nascita dell’abbazia del Borgo contribuì a ridurne gradualmente l’importanza, fino a che nel 1203 Papa Innocenzo III assunse la decisione di far costruire un’altra pieve prossima alle mura del Borgo: tale edificio, eretto dove oggi si trova Sant’Agostino (quindi in un’area che al tempo era ancora posta per poco al di fuori del perimetro urbano del Borgo), si sostituì gradualmente a quello preesistente, sia con il nome, che con il culto e le funzioni religiose che si trovò a svolgere. Con il tempo la nuova pieve di Santa Maria al Borgo fu inglobata nel tessuto del centro abitato e acquisì un’importanza crescente. Ciò provocò dunque il progressivo abbandono di Santa Maria a Boccognano, la quale iniziò sempre più spesso ad essere definita con la denominazione di Pieve Vecchia. Nel 1785 la stessa fu interdetta dal vescovo Roberto Costaguti per poi essere demolita, probabilmente, alla fine del secolo successivo.
Una delle ultime testimonianze dell’antica pieve di Santa Maria a Boccognano è un’indicazione cartografica in un foglio del Catasto Generale della Toscana, risalente agli anni ‘20 del XIX secolo. Nella carta si vede ancora la pianta di quella che poteva essere la vecchia chiesa con una probabile canonica e un altro edificio leggermente dislocato da quello principale. Nel documento è indicato un corso d’acqua, oggi tombato, che scorreva lì vicino e che in altre carte storiche è indicato come Rio della Pieve Vecchia.
Da questo momento diventa difficile capire cosa possa essere successo, ma una cosa è certa: da lì a breve gli edifici indicati con il toponimo di Pieve Vecchia scomparirono totalmente, proprio mentre lì vicino, poche decine di metri in direzione nord, venne edificata una casa colonica che ne ereditò il nome, la stessa che sul finire del XX secolo fu trasformata in un albergo con annesso un ristorante con pizzeria. Dato che la nuova struttura non è ancora presente sulla carta degli anni ‘20 dell’Ottocento, si può dedurre che addirittura questa potrebbe essere stata costruita con una parte delle pietre ricavate dai resti degli edifici che precedentemente componevano il complesso dell’antica pieve di Santa Maria. Ad avvalorare, almeno in parte, tale supposizione è il fatto che una pietra con indicato, in maniera capovolta, la parola “Rege” e una lapide con l’iscrizione “Assumpta Est” furono inglobate rispettivamente in angolo dell’edificio principale e nell’architrave dell’ingresso del vicino fienile.
Dalla foto aerea del 1954 si può in effetti riscontrare che gli unici edifici presenti in quel momento nella zona erano quelli del podere della Pieve Vecchia, mente di tutto il resto ormai non rimane alcuna traccia.
Si arriva così agli anni ‘70 del Novecento, ovvero al periodo in cui fu approvata la lottizzazione dell’area che nel giro di poco tempo portò all'urbanizzazione di un’ampia porzione di territorio rurale. Se durante tale fase di convulsa attività edificatoria l’ottocentesca casa colonica si salvò, non si può purtroppo dire lo stesso per i vicini resti delle strutture murarie che, assieme ad alcuni materiali risalenti al periodo compreso tra il I secolo a.C e il IX d.C., furono definitivamente devastate dagli sterri. Ciò fu rilevato dalle indagini effettuate dal GRAS (Gruppo Ricerche Archeologiche di Sansepolcro) che però non impedirono a questa zona di recepire un nuovo indirizzo urbanistico.
Si sono così perse le poche testimonianze di una lunga storia che ci parla delle origini di un luogo che nel tempo è cambiato profondamente; nel guardare al futuro sarà dunque importante custodire la conoscenza di vicende che, seppur in maniera immateriale, possono ancora indirettamente aggrapparsi ad alcuni assodati riscontri storici e toponomastici.