Quattro giovani tifernati in Kosovo per un progetto con la Caritas

I ragazzi sono stati ospitati nella casa famiglia di Leskoc dove hanno assistito i bambini del posto

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20 Agosto 2022
kosovo

Un’esperienza di dieci giorni in Kosovo per prendere parte ad un progetto umanitario della Caritas. Protagonisti dell’iniziativa, quattro giovani tifernati, Elisa Lodovini 18 anni, Beatrice Novelli 25 anni, Martina Gnaspini 20 anni  e Luca Nutrica 26 anni, che lo scorso 3 agosto sono partiti per la penisola balcanica alla volta della casa famiglia di Leskoc, vicino a Klina, fondata e sostenuta dalla Caritas Umbria. Qui sono stati accolti da Rinaldo e Francesca, attuali responsabili della struttura fondata a suo tempo da un’altra coppia, Massimo e Cristina.

“Le nostre attività principali erano di animazione ai bambini minorenni ospitati nella struttura – raccontano i quattro volontari di Città di Castello che si sono aggiunti ad altri giovani provenienti da tutta Italia – attività di disegno/tempere, creazione di braccialetti o collane di perline, giochi all’aperto, passeggiate e visite alla fattoria. Inoltre, tutti i giorni, un gruppo durante la mattinata e uno durante il pomeriggio, partiva per portare gli aiuti alle 100 famiglie sostenute dalla casa quali viveri, medicinali, vestiti o materiale scolastico per i bambini, beni di prima necessità, insomma. Oppure semplicemente portare avanti i bisogni della casa e quindi turni di cucina e pulizie varie.”

“Questa esperienza – proseguono, Elisa, Beatrice, Martina e Luca – è stata importante perché ci ha permesso di scoprire una realtà tanto diversa dalla nostra anche se “dietro l’angolo. Ha lasciato spazio a tante riflessioni, domande che alimentavano il bisogno che sentivamo di aiutare, di metterci in gioco per il mondo, di essere utili e quindi sentirci profondamente vivi. Un’esperienza che è stata frutto del desiderio di fare qualcosa e farlo adesso perché, dice una canzone, “una è la realtà, ogni giorno c’è chi se ne va. Butto via di nuovo tutte queste mie certezze così stupide”.

Sono esperienze che aprono gli occhi e fanno davvero capire che le certezze sono alibi che creiamo per sentirci meglio ma poco distante da noi c’è un pezzo di mondo che va avanti così. Abbiamo conosciuto – concludono i quattro tifernati – realtà in cui i bambini non frequentano la scuola, e la paura più grande che ci portiamo dentro è pensare che invece che un futuro di speranza, fornito anche dall’educazione scolastica e dallo studio, continueranno vite prive di dignità portata via dalla crudele povertà in cui stanno crescendo”.
 

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I ragazzi sono stati ospitati nella casa famiglia di Leskoc dove hanno assistito i bambini del posto