Chianina, Polverini: “Fatichiamo a vendere anche se i prezzi sono scesi”

La presidente di CIA Stefani: “Crisi di mercato grave e regole di difficile applicazione”

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12 Febbraio 2024
Marcello Polverini

Marcello Polverini in occasione della protesta degli allevatori alle Fiere di Mezzaquaresima dello scorso anno

Arriva dalla Valtiberina la denuncia delle difficoltà degli allevatori di Chianina. Se ne fa portavoce l’imprenditore di Sansepolcro Marcello Polverini: “Le nostre stalle restano piene”, ha dichiarato. “L’indice di apprezzamento di questa razza è tutto in calo. Fatichiamo a vendere i capi, nonostante il prezzo di mercato si sia progressivamente abbassato fino a posizionarsi sui livelli delle altre razze”.

“L’allevamento della razza richiede una gestione complessa e costosa, che oggi non è più remunerativa”, ha detto Polverini. “Negli ultimi anni, poi, abbiamo assistito ad un autentico crollo delle richieste. Ormai si mangia meno carne e i canali di vendita si sono ristretti. Senza considerare che l’affermazione di nuove realtà commerciali ha svalorizzato il prodotto. Pensate che basta un 20% di questa carne perché un hamburger possa definirsi di Chianina. È evidente la necessità di avviare una campagna di tutela del prodotto complessiva, insieme a un programma di informazione e comunicazione adeguato per promuovere un’eccellenza a cui tanti allevatori da anni si dedicano con impegno e passione”.

Dall’imprenditore anche un invito alla Presidente di Cia Arezzo Serena Stefani per un incontro in azienda insieme ad altri colleghi: obiettivo “discutere e affrontare insieme temi che necessitano di soluzioni urgenti”, ha spiegato Polverini.

Da parte sua, Stefani ha commentato che “oltre alle ormai note difficoltà che attraversano più in generale il mondo agricolo, i produttori di Chianina devono fare i conti con una crisi di mercato grave e con regole sempre più stringenti e di difficile applicazione”.

“L’allevamento di Chianina non è più economicamente sostenibile”, ha aggiunto. “Diminuiscono le stalle, calano i capi allevati, l’emorragia di aziende è forte soprattutto nelle aree più marginali, dove rappresentano anche un elemento di presidio importante. In questo momento occorre un grande sforzo per migliorare la tutela del prodotto. Mai come adesso il  confronto con tutti i soggetti della filiera è importante per cercare di risolvere il problema e gestire la minore richiesta da parte della grande distribuzione e delle macellerie. Occorre  valorizzare sempre di più il legame che unisce razza, territorio e certificazione Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, tutelando la qualità dell’intera filiera, dall’allevatore al consumatore”.

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La presidente di CIA Stefani: “Crisi di mercato grave e regole di difficile applicazione”