“Una giornata in giocondità”: 90 anni fa Starace in Altotevere

Il segretario del Partito nazionale fascista fu ospite di un grande raduno dopolavoristico alla Montesca

20 Agosto 2023
Starace alla Montesca nel 1933 (A. Tacchini, “Il fascismo a Città di Castello”)

Achille Starace alla Montesca il 20 agosto 1933 (Fototeca Tifernate On Line, Archivio Tacchini Giuseppe). Intorno a lui “un brioso gruppo folcloristico”, come lo definì la rivista L’Alta Valle del Tevere uscita nell’ottobre di quell’anno.

Nel doppio ruolo di segretario del Partito fascista e di presidente dell’Opera nazionale dopolavoro, il 20 agosto 1933 Achille Starace fu per la prima volta in visita in Altotevere. Occasione il Raduno dopolavoristico provinciale indetto in quella che all’epoca, presentando l’evento, la rivista L’Alta Valle del Tevere definì la “fresca, serena, affascinante località della Montesca”. Qui da pochi decenni era stata realizzata la villa che il barone Franchetti aveva poi lasciato in eredità all’Opera Pia Regina Margherita.

Fu l’intero corpo di redazione della rivista a firmare un accorato saluto a Starace, concluso con l’appello a farsi “portatore a Roma di un desiderio ardentissimo: l’Alta Valle del Tevere brama di vedere il Duce”. Ma nell’attesa ci si accontentava senz’altro anche di un gerarca di primo piano, “messaggero di un verbo nuovo” e del motto mussoliniano di “andare verso il popolo”. Che si traduceva, secondo il giornale, nell’assenza di “pesanti e fastidiose cerimonie ufficiali”, di una “ristretta raccolta di dure, gravi personalità, propense ad apparir più che devote, servili” e di “parate abbaglianti che alle folle incutano, come ne’ vecchi regimi vinti, insieme ammirazione e paura”.

Brani retorici che assumono un sapore ironico, dal momento che sono rivolti a una figura che, come ricorda Renzo De Felice, sarebbe poi passata alla storia per aver perseguito «risultati apparentemente grandiosi ma in realtà effimeri, quali un inquadramento di masse (…) organizzate con criteri esclusivamente burocratici, una partecipazione di esse alla vita del regime solo su basi emotive e coreografiche (in parte coattive), uno “stile di vita” che (…) era quasi sempre il frutto solo di un generico adattamento, esteriore, superficiale e spesso opportunistico, ad un rituale».

La stessa Alta Valle del Tevere, nel numero successivo, diede poi conto dell’esito del raduno, durante il quale “circa 15.000 dopolavoristi della Provincia di Perugia” trascorsero “una giornata in giocondità”, stringendosi “con grande entusiasmo intorno al Segretario del Partito”. L’effetto era quello di un paesaggio dall’aspetto “più che grandioso, imponente”, arricchito dalla presenza dei vertici dell’Opera nazionale dopolavoro, di “tutte le personalità politiche della Provincia” e di “magnifici gruppi folcloristici”.

Saggio ginnico alla Montesca, 1933 (Archiphoto.it)
Un saggio ginnico della squadra tifernate in occasione del raduno alla Montesca (Fototeca Tifernate On Line, Archivio Tacchini Giuseppe).

“Numerosi e caratteristici” i gruppi aziendali: duemila partecipanti erano giunti in rappresentanza di quelli di Umbertide, altrettanti dal Dopolavoro Buitoni, munito anche di “quattro belle squadre ginnastiche”, più di tremila dalla Fattoria Autonoma Tabacchi, mentre il Dopolavoro tipografico tifernate “con i suoi cori, la sua filodrammatica, la sua orchestra salutò al suo giungere il Gerarca col canto degli inni della Patria e del Fascismo”. Non mancavano i “chioschi delle varie industrie ed arti culturali tifernati” e lo “stand pel tiro al piattello”. Insomma “un successo di cui”, all’uscita del giornale qualche settimana dopo, “non si è spento ancora il ricordo”.

L’evento diede tuttavia anche modo di fare una pacata rimostranza: come ricorda Alvaro Tacchini nel suo Il fascismo a Città di Castello, nell’occasione fu pubblicato il numero unico Il Raduno in cui, anche con un sonetto in dialetto, ci si lamentava della scarsa considerazione riservata dal regime alle necessità della popolazione tifernate. Nonostante che «i Castêlèni en tutti ’n core solo / pien d’entusiasmo, afêto e divozione / verso la Patria tutta, pe’l Fascismo e pe’l su’ Duce».

Tags

Abstract
Il segretario del Partito nazionale fascista fu ospite di un grande raduno dopolavoristico alla Montesca