Sui recenti fatti di Macerata si è espresso anche il vescovo Nazzareno Marconi originario di Città di Castello

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05 Febbraio 2018

“La presenza degli immigrati non integrati complica i problemi”, queste in sintesi le parole di mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, ma originario di Città di Castello, che si è espresso sui violenti fatti di Macerata, il brutale assassinio di Pamela e la vendetta di Luca Traini. In merito alle cronache di questi ultimi giorni sono intervenute anche le più alte cariche politiche, ma diventa ancora più difficile per il mondo della Chiesa commentare o prendere posizioni, nonché trovare rassicurazioni per una popolazione che da un lato o da un altro si sente sempre più spaventata e indifesa. “Povera vittima, povero assassino, povero giustiziere»: così il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, nomina i tre personaggi del dramma vissuto in questi giorni dalla sua città. «E povera società nostra che li ha generati. La ragazza caduta nella droga, il ragazzo che l’ha fatta a pezzi, l’uomo che ha sparato per vendicarla sono tre testimoni di una catena di fallimenti che ci riguarda tutti». Parla di fallimento dunque il vescovo di origini tifernati, non punta il dito contro nessuno, ma solo sulla nostra realtà che volenti o nolenti abbiamo creato noi stessi, con atteggiamenti, leggi forse sbagliate, e troppa fiducia verso un’autogestione che sta implodendo su se stessa o semplicemente voltando lo sguardo perché tanto no è un problema nostro.

Non sono mai problemi nostri fino a che una vita si spezza e la rabbia dà sfogo alla pazzia. Il primo pensiero di Mons. Marconi va a Pamela «La vicenda della ragazza – queste le parole del vescovo - ci dice che non siamo capaci di educare. Trasmettiamo illusioni, lasciamo aperte le scorciatoie più pericolose: il denaro facile, il sesso facile. Dovremmo interrogarci sull’incapacità comunitaria di accompagnare i giovani e di recuperare gli smarriti». Ma in linea generale guarda anche più in generale a quella che considera una “situazione che ci mette di fronte ad una serie di problematiche che sono diventate persone concrete – spiega il vescovo - la realtà tremenda della droga che rovina la vita dei nostri giovani ed adolescenti. La questione dell’accoglienza degli immigrati che se non diventa anche integrazione non risolve i problemi ma li complica”. “Una modalità violenta di affrontare i problemi sociali proposta anche da certe visioni politiche deviate che hanno armato la mente di questo giovane prima che la sua pistola”. Concreto, ma smarrito Mons. Marconi si affida alla sua fede integra concludendo con la frase “Da credente dico: "Dio ci aiuti".

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