È scomparso ieri Mario Baragli, quasi 99 anni, importantissima figura della storia recente della città

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24 Gennaio 2018

È scomparso un grande biturgense, l’avvocato Mario Baragli, che avrebbe compiuto 99 anni il 25 febbraio prossimo. In questa data era nato nel 1919. La morte è avvenuta nella giornata di ieri e i funerali sono previsti domani alle 15 nella cattedrale di Sansepolcro. Mario Baragli sarà poi sepolto nel cimitero del Trebbio. Con lui scompare non solo una grandissima personalità ma anche un importante pezzo di storia della città pierfrancescana. Avvocato dal 1945, durante il secondo conflitto mondiale da ufficiale paracadutista comandò una brigata partigiana formata da militari.

Un anno dopo l’ingresso nell’avvocatura, divenne sindaco di Sansepolcro e fu il primo sindaco biturgense del dopoguerra, dal 1946 al 1951, oltre a essere cittadino onorario del Comune di Filotrano. E dunque giovanissimo si ritrovò a guidare la comunità della sua città, cosa che in quei tempi così difficili fece con una serietà e una rettitudine che del resto contraddistinsero sempre il suo stile di vita. Persona di grande ingegno, grande professionista (gestì cause anche molto importanti), Baragli si è sempre distinto per un tratto signorile, per una spiccata umanità, per un’intelligenza brillante venata di sottile ironia ma anche per la capacità di ascoltare sempre con disponibilità tutti i suoi interlocutori. Queste prerogative lo hanno fatto rispettare e amare da tanti suoi concittadini, che in lui poi hanno ammirato anche la vena artistica, davvero fuori del comune: infatti Mario Baragli era un creativo, sostanzialmente autodidatta, di eccezionale talento.

Si è sempre dedicato, fin da giovanissimo, alla pittura e al disegno, esponendo in Italia e all'estero già dal 1939. Ma è nell'acquerello che Baragli ha di certo dato il meglio di sé come pittore: innamorato com’era della Valtiberina, dei suoi scorci e dei suoi paesaggi, dedicò centinaia di opere a questi soggetti, sperimentandosi con successo anche nei ritratti, a cominciare da quelli di familiari e amici, fino a quelli delle amatissime nipoti e bisnipoti, delle quali ha saputo esprimere su tela le varie fasi dell’infanzia e della giovinezza con affettuosa sapienza. La sua straordinaria perizia in una tecnica difficile come l’acquerello, che non sopporta pentimenti ma che richiede invece pennellate leggere ma decise, gli conferì uno stile inconfondibile, che in molti cercarono invano di imitare. Questa sua singolare qualità artistica gli ha permesso di partecipare nel 1993, unico italiano, all'annuale “Summer Open Exibition” di Londra, organizzata dalla Royal Watercolours Society, presieduta dalla Regina Elisabetta d'Inghilterra. E la Gran Bretagna, si sa, è patria e tempio della pittura ad acquerello. Mario Baragli portava sempre con sé fogli, matite e spesso anche colori e pennelli. Se qualcosa che vedeva lo interessava o lo stimolava, si fermava e lo ritraeva, per poi magari trasformare il soggetto appena abbozzato in un dipinto una volta rientrato nella sua casa, dove ha sempre lavorato su tela e su carta.

Appassionato cacciatore, si sperimentò anche nella pittura a olio e fu per molte uscite editoriali fra i principali illustratori delle copertine della rivista di caccia “Diana”. Splendide le sue nature morte con selvaggina, fra l’altro. Attorno a lui negli ultimi anni si era formata una piccola comunità di biturgensi, che si recava da lui per apprendere la tecnica e i segreti dell’acquerello, come in un’antica bottega rinascimentale. Insomma, una personalità poliedrica, di importanza storica per la Sansepolcro del Novecento e, per quel che riguarda l’arte, anche di questo primo scorcio del XXI secolo. Ciao Mario, ci mancherai.

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