Dramma sul lavoro, padre muore a 43 anni. La Procura apre un'inchiesta

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08 Aprile 2021

Si chiamava  Bekim Kunushevci, 43 anni, originario del Kosovo, ma da 20 viveva in Italia dove era arrivato come profugo in fuga dalla guerra. Attualmente risiedeva ad Anghiari insieme alla moglie e ai due figli (di 10 e 8 anni).  Lo scorso 27 marzo a Città di Castello un gravissimo incidente sul lavoro ne ha provocato il decesso. Stava svolgendo alcune opere edili all’interno di un appartamento. Era sopra una scala, quando all’improvviso è scivolato ed ha battuto violentemente la testa sul bordo del letto. Subito soccorso è stato  trasportato all’ospedale tifernate, poi al Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove il 30 marzo è morto. Ma la vicenda presenta alcuni lati da chiarire, tanto che è al centro di un’indagine della procura della Repubblica di Perugia che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo iscrivendo sul registro degli indagati i due rappresentanti dell’impresa edile tifernate della quale l’uomo era dipendente. Inoltre nell’ambito delle indagini è stata chiesta l’acquisizione delle cartelle cliniche degli ospedali (di Città di Castello e Perugia). I familiari dell’uomo sono tutelati dagli avvocati Emanuela Splendorini e Mirco Meozzi del foro di Arezzo. La salma è stata posta sotto sequestro per consentire gli accertamenti del caso: è stata eseguita l’autopsia e il 7 aprile è stato rilasciato, dal pubblico ministero Massimo Casucci che coordina le indagini, il nulla osta per l’ultimo saluto al quarantatreenne. I funerali dell’uomo si svolgono nella sua terra natale, il Kosovo, dove è stato rimpatriato via mare anche grazie ad una gara di solidarietà promossa dai suoi connazionali che vivono in Altotevere e Valtiberina e che hanno raccolto più di 10 mila euro da devolvere alla famiglia.

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