Caso Piscaglia: la Chiesa nega alla famiglia qualsiasi risarcimento e ricusa ogni responsabilità

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26 Luglio 2019

La Chiesa aretina nega alla famiglia di Guerrina Piscaglia, vale a dire il marito e il figlio, qualunque risarcimento per la morte della donna, scomparsa da Ca’ Raffaello dal 1° maggio 2014. La giustizia ha deciso che l’assassino è il frate congolese padre Gratien Alabi, il quale è difeso dal legale Rizieri Angeletti e sta scontando una pena definitiva di 25 anni nel carcere di Rebibbia per l’omicidio di Guerrina. “La Chiesa non ha alcuna responsabilità”, dice ufficialmente la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro guidata dall’arcivescovo Riccardo Fontana. La stessa diocesi considera il comportamento di padre Gratien  “autonomo” e si attiene al diritto canonico e al codice civile, sostenendo di non aver avuto l’incarico – testualmente - di "direzione e sorveglianza" sul sacerdote africano, membro dell’ordine dei Premostratensi. La Chiesa chiede quindi al marito e al figlio di Guerrina di non avanzare ulteriori richieste di risarcimento finanziario in merito a questa vicenda. Ma naturalmente i legali dei familiari, gli avvocati Nicola Detti e Francesca Faggiotto, hanno già dichiarato che l’azione civile proseguirà. Intanto dalla chiesa cattolica e dall’Ordine dei Premostratensi non arriva alcuna informazione sulla riduzione allo stato laicale del frate condannato, il quale adesso confida in un possibile ricorso alla Corte Europea mentre la difesa è in caccia di nuovi contributi per giungere a una revisione dell’iter giudiziario di questo caso di cronaca nera che tanto ha fatto parlare di sé per ormai cinque anni.

 

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