Amianto nel terreno della E45. Altra perizia sulla piazzola franata di Pieve Santo Stefano.

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04 Ottobre 2018

Prima i problemi riguardanti l’instabilità strutturale, il pericolo di un ennesimo crollo e ora l’allarme di inquinamento ambientale. Stiamo parlando del caso della piazzola della E45 arrivata oggi ad un punto cruciale. Il materiale franato infatti, non era fatto di roccia e detriti di scavo, ma è risultato essere una miscela, classificabile come rifiuto pericoloso, nella quale è presente anche l’amianto in una concentrazione superiore di ben tre volte rispetto ai limiti di legge.

Ma facciamo un passo indietro. Era il mese di febbraio quando fece scalpore la notizia del crollo che aveva interessato l’area di sosta di Pieve Santo Stefano. Nelle ore successive si cercava qualcuno o qualcosa da accusare mentre si gridava già allo scandalo. Nel frattempo si era reso necessario evacuare gli abitanti delle vicine case per il rischio di un ennesimo smottamento. Subito l’area veniva posta sotto sequestro dai carabinieri forestali e dopo i carotaggi fatti sul posto la Procura di Arezzo avviava le indagini per un sospetto rischio ambientale. Sospetto confermato dai dati della perizia svolta da un noto studio livornese che sono stati resi noti proprio in questi giorni e che evidenziano la presenza di amianto.

Ma se si parla di inquinamento si pensa subito alla contaminazione di falde acquifere. Solo un’ipotesi per il momento, ma l’allerta è alta trattandosi di un materiale altamente cancerogeno e per questo dovrà essere effettuata un’altra perizia. Prosegue dunque l’inchiesta.

Intanto tuonano i politici: la Lega chiede una campionatura della E45 anche sul tratto umbro e il senatore Luca Briziarelli promette di portare la questione in commissione ambiente, mentre il Movimento 5 Stelle ha informato direttamente gli uffici del ministero dell’Ambiente rivolgendosi al sottosegretario Michele Dell’orco.

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