“Altotevere: da Valle Museo a Valle… dei rifiuti?”

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01 Settembre 2017

“Sull’impianto di trattamento di fanghi speciali della Color Glass di Trestina abbiamo chiestola convocazione di una seduta congiunta di due Commissioni consiliari, per tutte le verifiche del caso circa il rispetto delle prescrizioni e per garantire davvero i residenti” così affermano i consiglieri di Castello Cambia, Emanuela Arcaleni e Vincenzo Bucci.

“Con l'approfondimento della crisi circa la gestione dei rifiuti in Umbria, che coinvolge direttamente l’altotevere, siamo venuti a conoscenza della determinazione dirigenziale regionale checoncede l'ampliamento di un impianto per il recupero di fanghi speciali alla Soc. COLOR GLASSSpA, azienda chimica con sede legale a Trento. L’impianto è stato infatti autorizzato alla lavorazione di 60 tonnellate al giorno di rifiuti speciali non pericolosi (fanghi) per un massimo di 15.000 tonnellate annue di provenienza esclusiva, secondo il progetto, dalla Soc. BasellPolilefine Italia di Ferrara, aziendachimica che produce catalizzatori per la sintesi. Tali fanghi vengono sottoposti a trattamento di essiccazione, con il passaggio in un forno ad una temperatura massima di 800 gradi, finalizzato alla produzione di biossido di titanio  da immettere nel mercato. A tale impianto è stata ulteriormente rilasciata dal Comune di Città di Castello la attestazione di compatibilità urbanistica, malgrado il fatto che sia collocato al centro di Trestina e più precisamente in una zona D ovvero zona che comprende impianti produttivi ma che non dovrebbe comprendere “quelli che possono risultare dannosi per la salute di quanti abitano gli ambiti urbani contermini” (art.42 del PRG Parte strutturale). Il problema più serio è appunto questo: la collocazione è limitrofa alle abitazioni e ciò  ha provocato la reazione di alcuni cittadini che già  in data 16 Giugno 2016 hanno presentato al Sindaco di Città di Castello una nota scritta in cui avevano avanzato viva preoccupazione, se approvata la richiesta di ampliamento della lavorazione dei rifiuti speciali, sui futuri impatti ambientali per i residenti con ricadute sulla salute dei cittadini. La preoccupazione non è peregrina visto che già prima dell'ampliamento della lavorazione  provenivano dalla fabbrica odori sgradevoli ed acri, fastidiosi per i residenti.

Questi cittadini hanno chiesto al Sindaco e alle autorità preposte di essere consultati e di valutare attentamente la richiesta di ampliamento in base al citato art. 42 del P.R.G. La petizione e la richiesta sono cadute nella più totale indifferenza  dimostrando, ancora una volta, un preoccupante distacco fra cittadini ed istituzioni, che procedono come bulldozerin sprezzo ai dovuti principi di ascolto, partecipazione e tutela. L'autorizzazione della VIA ha disposto tre pagine di prescrizioni per evitare la dispersione di polveri e di emissioni odorigene. Tra l’altro Il progetto prevede il lavaggio dei rifiuti ma non è chiaro dove le acque vengano sversate e/o smaltite.A più di un anno dalla sua autorizzazione all'ampliamento, ci sembra indispensabile che l'impianto sia oggetto di verifica dell'Amministrazione Comunale con una commissione ad hoc che preveda la partecipazione dei cittadini, dell’azienda e dell'ARPA per concordare le verifiche circa il rispetto delle prescrizioni per garantire davvero i residenti. Saremmo anche curiosi di capire i motivi dello strano tentativo di occultamento dell’insegna dell’azienda che, pare subito dopo le nostre comunicazioni del 28 agosto in Consiglio comunale, è stata strappata nella parte inferiore, presentandosi ora senza la dicitura “colorificio ceramico” presente invece nelle foto dello Studio Ambientale.

Rileviamo con preoccupazione che con questo insediamento il territorio si è “arricchito” di un quartosito di lavorazione dei rifiuti: dopo la discarica di Belladanza, il biodigestore di Bonsciano e l’impianto di Calzolaro, anche Trestina ha il suo stabilimento di trattamento dei rifiuti. Questa amministrazione sta passando alla storia per aver trasformato la nostra Valle Museo in una valle dei rifiuti.”

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